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IL PROBLEMA DEL LAVORO IN ITALIA NON È LA DISOCCUPAZIONE, MA LO STIPENDIO – CRESCONO I COSIDDETTI “WORKING POOR”, LE PERSONE CHE HANNO UN IMPIEGO CON CUI NON RIESCONO A CAMPARE - L’INCIDENZA DI POVERTÀ ASSOLUTA INDIVIDUALE TRA GLI OCCUPATI È CRESCIUTA DI 2,7 PUNTI PERCENTUALI DAL 2014 AL 2023. PER GLI OPERAI L’INCREMENTO È STATO PIÙ RAPIDO - IN DIECI ANNI IL POTERE D'ACQUISTO DEI SALARI LORDI DEI LAVORATORI DIPENDENTI È DIMINUITO DEL 4,5%

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ISTAT, CRESCONO WORKING POOR, È POVERO IL 14% DEGLI OPERAI

(ANSA) - Il reddito da lavoro ha visto affievolirsi la sua capacità di proteggere individui e famiglie dal disagio economico.

 

Lo sottolinea l'Istat nel suo Rapporto annuale spiegando che tra il 2014 e il 2023 l'incidenza di povertà assoluta individuale tra gli occupati ha avuto un incremento di 2,7 punti percentuali, passando dal 4,9% nel 2014 al 7,6% nel 2023.

 

Per gli operai l'incremento è stato più rapido passando da poco meno del 9% nel 2014 al 14,6% nel 2023. Nel 2023 l'8,2% dei dipendenti era in povertà assoluta a fronte del 5,1% degli indipendenti.

 

IN 10 ANNI CROLLA DEL 4,5% IL POTERE DI ACQUISTO DEI SALARI

(ANSA) - L'occupazione è aumentata negli ultimi anni ma il potere d'acquisto dei salari lordi dei lavoratori dipendenti è diminuito negli ultimi 10 anni del 4,5%. Lo si legge nella Relazione annuale dell'Istat presentata oggi.

 

STIPENDI BASSI IN ITALIA

"Nonostante i miglioramenti osservati sul mercato del lavoro negli ultimi anni, si legge, l'Italia conserva una quota molto elevata di occupati in condizioni di vulnerabilità economica. Tra il 2013 e il 2023 il potere d'acquisto delle retribuzioni lorde in Italia è diminuito del 4,5% mentre nelle altre maggiori economie dell'Ue27 è cresciuto a tassi compresi tra l'1,1% della Francia e il 5,7% della Germania.

 

GLI ITALIANI GUADAGNANO MENO NEL 2024 CHE NEL 1990

Nel triennio 2021-2023, sottolinea l'Istat, le retribuzioni contrattuali orarie sono cresciute a un ritmo decisamente inferiore a quello osservato per i prezzi, con una differenza particolarmente marcata nel 2022 (7,6 punti percentuali): tra gennaio 2021 e dicembre 2023 i prezzi al consumo sono complessivamente aumentati del 17,3%, mentre le retribuzioni contrattuali sono cresciute del 4,7%. Dopo un periodo di quasi tre anni, la dinamica tendenziale delle retribuzioni contrattuali è tornata, a ottobre 2023, a superare quella dei prezzi, grazie alla continua decelerazione dell'inflazione. In media di anno, tuttavia, la crescita salariale è risultata ancora inferiore a quella dei prezzi.

 

Le retribuzioni contrattuali orarie nel 2023 sono aumentate del 2,9%, in rafforzamento rispetto al 2022 (1,1%) mentre i prezzi al consumo, seppure in decelerazione, hanno comunque segnato nel 2023 una crescita del 5,9%, che ha determinato un ulteriore arretramento in termini reali delle retribuzioni. Nei primi tre mesi del 2024 si conferma l'inversione di tendenza, osservata nell'ultimo trimestre del 2023, con una crescita delle retribuzioni contrattuali superiore all'inflazione (il 2,8%, rispetto all'1,0% di aumento medio dei prezzi nel trimestre).

SALARI E POTERE D AQUISTO IN ITALIA

 

A livello settoriale, la crescita retributiva è risultata più intensa nell'Industria (+4,7%) rispetto a quanto avviene nei Servizi privati (+2,3%). Considerando i rinnovi siglati fino alla fine di marzo, nel settore privato si osserverebbe, in base alle informazioni disponibili, una crescita pari al 3,1% nella media del 2024, che darebbe luogo, stante il livello attuale di inflazione, a un parziale recupero del potere di acquisto delle retribuzioni. Per la Pubblica amministrazione, in attesa del rinnovo del triennio 2022-2024, da gennaio si osserva una crescita dell'1,6%, sostenuta dall'erogazione del nuovo importo mensile dell'indennità di vacanza contrattuale.

 

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