DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Marco Giusti per Dagospia
Cannes. Secondo giorno. Aspettando "Furiosa" di George Miller con Anya Taylor Joy che scaldera' una giornata ancora una volta fredda e piovosa. Ma pure "Furiosa" avrà un'uscita in sala immediata, il 23 maggio, in tutto il mondo. Come la avrà "Kinds of Kindness", il nuovo film di Yorgos Lanthimos, il 6 giugno. E la domanda che ci facciamo allora è, film difficili d'autore a parte, cosa sta diventando Cannes se non una vetrina per anteprime?
Non mi ero accorto che i film di ieri, sia quello di apertura di Dupieux che il restaurato "Napoleon" di Abel Gance sfoggiano la bandiera di Netflix e quindi sappiamo perfettamente dove andranno a finire. Ma non era Netflix il grande nemico di Cannes e il grande amico di Venezia? Altroache tutto questo sfoggio di France e di prodotti nazionali.
Detto questo "Le dexiume acte", commedia irregolare scritta e diretta da Quentin Dupieux è meglio del previsto. Un gioco, molto ben recitato, da un cast di gran classe, Louis Garrel, Vincent Lindon, Lea Seydoux, di film nel film nel film in un circolo piu' vizioso che virtuoso di aperture della quarta parete e di scivolamento dal testo (ammesso che un testo - da atto secondo - esista) e molto presto si capisce che scrittore e regista del film nel film non è una persona ma una intelligenza artificiale che tutto controlla monta e ricopia coi suoi algoritmi.
La situazione è quella di un gruppo di attori rigorosamente francesi alle prese con una commedia sentimentale indie. Ma ognuno di loro ha un momento di scarso controllo di sé. Lindon vorrebbe scappare dal set, ma diventa un altro quando scopre di essere stato scelto da Paul Thomas Anderson per il suo film. Un buffo attore minore esplode dallo stress e non riesce a versare il vino in una scena.
Garrel si dichiara bisessuale scatenando l'omofobia di Lindon. La Seydoux chiama la mamma chirurga mentre sta operando dopo essersi sfogata con l'agente. Un grande travelling cioè un binario da cinema classico viene esibito alla fine a dimostrare la realtà del cinema. Divertente, a tratti, magari utile per il lancio nelle sale francesi, ma troppo poco per farne l'apertura di Cannes.
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