1. IN ATTESA DI ENTRARE NELLA BAGARRE DEL QUIRINALE QUANDO SI SARÀ CONSUMATO L’EQUIVOCO DI MONTI E SI SARANNO SPENTE LE AMBIZIONI DI AMATO, PRODI VOLA A PECHINO COME INCARICATO DELL’ONU MA SI METTE A BIASCICARE DEL ‘’SUO’’ FONDO MANDARIN 3. LA CONFERMA ALLA DAGO-TESI CHE A SIENA IL POLVERONE COPRI-POTERI è PRONTO ARRIVA DALLE NOTIZIE SUI 20 MILIONI SCUDATI DALL’EX-DIRETTORE FINANZIARIO BALDASSARRI 4. NON SOLO CALTARICCONE, ANCHE IL COMPAGNO TURIDDO HA SENTITO GRAN PUZZA DI BRUCIATO E POCO PRIMA DI NATALE HA RASSEGNATO LE DIMISSIONI DA VICEPRESIDENTE MPS 5. AIRFRANCE NON HA ‘’RISORSE’’ PER PRENDERSI ALITALIA, I SOCI VANNO IN TILT E SALVATORE MANCUSO SPARA A COLANINNO, MA C’È CHI DICE CHE L’OBIETTIVO SIA RAGNETTI 5. IN FINMECCANICA I GUAI NON FINISCONO MAI, ORSI APPESO A UN FILOBUS DI ALEDANNO

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1. AIRFRANCE NON HA ‘'RISORSE'' PER PRENDERSI ALITALIA, I SOCI VANNO IN TILT E SALVATORE MANCUSO SPARA ALTO PUNTANDO AL PETTO DI COLANINNO, MA C'È CHI DICE CHE IN REALTÀ IL VERO OBIETTIVO SIA RAGNETTI
Chi li ha visti uscire ieri dopo il consiglio di amministrazione che è durato più di sette ore, dice che Roberto Colaninno, Andrea Ragnetti e gli altri partecipanti erano letteralmente stremati.

Durante la riunione non sono mancati momenti di tensione e la punta più alta si è raggiunta quando il vicepresidente Salvatore Mancuso del Fondo Equinox che possiede il 3,8 della Compagnia, ha preso di petto Colaninno chiedendo, come si legge anche sul "Messaggero", un rimpasto delle deleghe operative a favore dell'altro vicepresidente Elio Catania, l'ex-ingegnere IBM famoso per la conduzione infelice delle Ferrovie.

La fibrillazione dei consiglieri è speculare all'andamento della società che ha fissato per il 25 febbraio la data dell'Alitalia Day, l'appuntamento annuale in cui il top management dovrà presentare le nuove iniziative commerciali. Su queste c'è da aspettarsi che Andrea Ragnetti, il George Clooney di Fiumicino che poco meno di un anno fa è salito sulla poltrona occupata da Rocco Sabelli, farà qualche fuoco d'artificio. Ormai si è capito che questo manager è soprattutto un uomo di marketing, forte dell'esperienza accumulata nei sette anni di lavoro dentro la Philips dove ha fatto "vibrare" la compagnia olandese con risultati interessanti.

Ma da qui a dire che per i guai dell'Alitalia basti un uomo di marketing ce ne passa perché la Compagnia è schiacciata tra la tenaglia dei conti e l'esigenza di trovare un partner che riesca a rimettere il vento nelle ali. Purtroppo, come diceva l'Avvocato Agnelli, il vento è l'unica cosa che non si può comprare e lo sanno bene i 21 patrioti che raccogliendo l'invito del Cavaliere comatoso e di Corradino Passera nel 2008 sono saliti a bordo insieme ai francesi di AirFrance.

Adesso hanno capito che il marketing del fantasioso Ragnetti non basta a colmare il buco dei 200 milioni che sarà scritto nel prossimo bilancio e non vedono l'ora di trovare un paracadute per tagliare la corda. L'ultima iniziativa di scorporare la divisione Millemiglia in una società a parte potrà portare qualche beneficio (si parla di 150 milioni), ma dai piani alti dell'Alitalia, dove la comunicazione è paurosamente assente, nessuno si è premurato di spiegare in che cosa consiste esattamente questa operazione. Così sembra che nella fluviale riunione di ieri ai poveri patrioti sia stato chiesto di rimettere mano al portafoglio con un prestito ponte tra i 180 e i 200 milioni.

È facile immaginare che di fronte a questa prospettiva terrificante i consiglieri che rappresentano realtà come Riva, Acqua Marcia, Fondiaria Sai e Marcegaglia abbiano provato la stretta allo stomaco che si sente quando ci sono i vuoti d'aria. E l'umore si è incupito sentendo poi dalla bocca di Colaninno che i francesi di AirFrance per il momento non hanno alcuna intenzione di utilizzare il loro 25% per portarsi a casa l'intera Compagnia.

A quanto pare anche loro hanno problemi da risolvere e lo ha detto con chiarezza il presidente del Gruppo francese Alexandre de Juniac, il 50enne ex-capo di gabinetto di Christine Lagarde, che insieme a Cyril Spinetta segue il dossier Alitalia. "Tre settimane fa - ha dichiarato de Juniac al "Sole 24 Ore" -ho spiegato che non abbiamo le risorse finanziarie per affrontare la questione Alitalia e purtroppo in queste tre settimane la nostra situazione non è cambiata". A spiegare la doccia fredda è la nuova strategia che AirFrance sta perseguendo per mettere a posto i suoi conti in modo da colmare il buco di 160 milioni registrato sul mercato domestico.

Di fronte a questa presa di distanza dei francesi è chiaro che la posizione di Colaninno, fautore fin dal 2008 di un matrimonio con AirFrance, si è indebolita e ha lasciato spazio alle critiche degli azionisti-patrioti che non credono allo specchietto per le allodole di un possibile intervento degli Emirati Arabi attraverso una partnership alternativa.

Lo scenario a questo punto rischia di diventare drammatico e il dossier brucerà tra le mani del prossimo governo e del ministro dell'Industria che tutti indicano nella persona di Fabrizio Barca.

In questa situazione si spiega l'attacco frontale dell'azionista Equinox nella persona di Salvatore Mancuso, l'ex-banchiere siciliano famoso per il suo piglio polemico. Ieri il 63enne patron di Equinox ha sparato alto puntando al petto di Colaninno, ma c'è chi dice che in realtà il vero obiettivo sia il povero Ragnetti per il quale l'esperienza in Alitalia si sta rivelando meno "vibrante" di quanto immaginasse.


2. IN ATTESA DI ENTRARE NELLA BAGARRE DEL QUIRINALE, PRODI VOLA IN CINA COME INCARICATO DELL'ONU PER L'AFRICA E LASCIA BASITI I CINESI QUANDO PARLA SOLO DEL SUO FONDO MANDARIN
Nell'elenco dei personaggi di prima linea che sono stati chiamati in causa nella vicenda MontePaschi manca Romano Prodi.

Eppure il Professore era a Palazzo Chigi nel 2007 quando si compì la miracolosa e succulenta operazione che portò l'Antonveneta nel grembo della banca senese. Finora nessuno lo ha chiamato in causa e lui ben si guarda dal rilasciare dichiarazioni in merito.

Dall'ottobre scorso il suo interesse è rivolto al Sahel, la regione dell'Africa subsahariana dove oltre alla siccità imperversano le guerre civili del Mali e le milizie islamiche legate ad Al Qaeda. L'incarico gli è stato affidato dal Segretario dell'Onu Ban Ki-moon e Prodi ogni tanto fa sentire la sua voce invocando una strategia comune dell'Europa per risolvere i problemi di quella povera regione.

In realtà a Bologna sono convinti che all'ex-presidente del Consiglio il Sahel interessi di gran lunga meno della Cina, un Paese dove dal 2010 coltiva rapporti particolarmente intensi. Le autorità cinesi lo hanno chiamato a insegnare economia alla "China Europe International Business School di Shanghai", una delle 30 migliori scuole del mondo, e il Professore che già aveva iniziato a lavorare come commentatore della tv cinese ha accolto con entusiasmo questo incarico rinunciando alla proposta (sospetta) di Putin di diventare presidente di South Stream.

In quell'occasione - era il maggio di due anni fa - Prodi disse "preferisco insegnare piuttosto che fare affari". L'affermazione rientra perfettamente nello stile di Prodi che aspetta di entrare nella bagarre del Quirinale quando si sarà consumato l'equivoco del collega bocconiano Monti e si saranno spente le ambizioni di Giuliano Amato che finora è stato risparmiato dagli schizzi sul "groviglio armonioso" di MontePaschi.

Sarebbe però un errore pensare che intorno a Prodi non ci sia qualcuno che sta cercando di dare un po' di concretezza all'amore del Professore per la Cina. In questa direzione si muove ad esempio un vecchio amico del Professore, l'imprenditore bolognese Alberto Forchielli che dirige il Fondo Mandarin. Questo Fondo è frutto del suo lavoro come profondo conoscitore dei mercati asiatici e per l'esperienza che ha accumulato lavorando alla World Bank di Washington, alla Banca europea per lo sviluppo e per Finmeccanica in Asia.

Nel fondo Mandarin si ritrovano tre investitori di altissimo profilo perché oltre a IntesaSanPaolo, è presente China Development Bank e The Export-Import Bank of China, due organismi fondamentali della politica industriale cinese.

Finora il Fondo Mandarin ,che ha il suo quartier generale in Lussemburgo e la sede della controllata Mandarin Advisory in via Brera a Milano, non ha fatto operazioni strepitose ma Forchielli e Prodi si sono meritati i complimenti del presidente e del capo del governo di Pechino.

L'ultima occasione è stata il 17 gennaio scorso quando Romano è volato in Cina pur di tenersi lontano dal ventilatore impazzito di MontePaschi. Ma i rigidi cinesi sono rimasti letteralmente basiti nell'ascoltare il Professore di Bologna parlare, anziché del Sahel, scopo della missione, del Fondo Mandarin che avrebbe bisogno di avere da Pechini ulteriori appoggi.

3. LA CONFERMA ALLA DAGO-TESI CHE LE PRIME TESTE A ROTOLARE A SIENA SARANNO D'IMPORTANZA MINORE ARRIVA OGGI DALLE NOTIZIE SUI 20 MILIONI SCUDATI DALL'EX-DIRETTORE FINANZIARIO BALDASSARRI - NON SOLO CALTARICCONE, ANCHE IL COMPAGNO TURIDDO POCO PRIMA DI NATALE HA RASSEGNATO LE DIMISSIONI DA VICEPRESIDENTE DI MONTEPASCHI
I contradaioli di Siena aspettano con ansia di sentire alla radio l'ultimo discorso del pallido ministro Grilli in Parlamento.

Ieri dopo aver posteggiato invano davanti a Villa Sassi dove Peppiniello Mussari sta palpitando per il suo destino, i contradaioli hanno apprezzato lo scoop di quel sito disgraziato Dagospia che ha rivelato il blitz di Mario Draghi che da Francoforte è volato a Milano per dettare al pallido Grilli la linea da tenere nel suo intervento di oggi alle Commissioni delle Camere.

E si sono trovati perfettamente in linea con la tesi sostenuta da questo sito che il gran polverone intorno alla banca più antica del mondo avrà come esito la decapitazione dei top manager "infedeli" che hanno gestito l'operazione Antonveneta lasciando apparentemente all'oscuro la Banca d'Italia e il pallido Grilli. La conferma che le prime teste a rotolare sulla Piazza del Campo saranno d'importanza minore arriva oggi dalle notizie sui 20 milioni scudati dall'ex-direttore finanziario Gianluca Baldassarri.

I contradaioli lo conoscono per la sua disinvoltura (dimostrata anche con la lettera sfrontata che il manager ha inviato nei giorni scorsi a Dagospia) ma vogliono aggiungere qualcosa sulla fine dell'uomo che entrò a MontePaschi nel 2001. E qui il racconto diventa divertente perché nella telenovela della banca entra in scena un uomo di nome Turiddo. L'assonanza con il Turiddu della Cavalleria rusticana musicata da Mascagni è del tutto casuale, perché in realtà il nome corretto e completo dell'uomo che ha messo una pietra tombale sulla carriera del disinvolto Baldassarri dentro MontePaschi è Turiddo Campaini.

Costui è un manager toscano, classe 1940, che fino al 20 dicembre dell'anno scorso è stato l'anello tra il mondo cooperativo fiorentino e la banca di Peppiniello Mussari nella quale Unicoop Firenze è presente tra gli azionisti.

A dargli questo ruolo ha contribuito la presidenza del Consiglio di Sorveglianza di Unicoop Firenze, una sua creatura che ha governato dal lontano 1973. Improvvisamente il compagno Turiddo poco prima di Natale ha rassegnato le dimissioni da vicepresidente di MontePaschi pur rimanendo consigliere. Allora si disse che a monte di quel gesto c'erano motivi personali, ma in realtà la sua decisione era l'epilogo inevitabile di uno scontro iniziato già a dicembre dell'anno prima quando il "compagno" Turiddo denunciò la cattiva gestione del "compare" Baldassarri.


4. IN FINMECCANICA I GUAI NON FINISCONO MAI, ORSI APPESO A UN FILOBUS DI ALEDANNO
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che in Finmeccanica i guai non finiscono mai.

È di oggi la notizia che il Gruppo è stato chiamato in causa nelle torbide vicende dei filobus romani a seguito delle dichiarazioni rese davanti ai giudici da Lorenzo Cola e Roberto Borgogni sull'ex-amministratore dell'Ente Eur Riccardo Mancini.

Come non bastasse Finmeccanica deve mettere rapidamente le mani sul management di Ansaldo Breda, l'azienda che costruisce i treni e che si trova al centro di furibonde polemiche scoppiate in Olanda e in Belgio. Nei giorni scorsi le autorità di questi Paesi hanno sospeso l'utilizzo dei nuovi treni ad alta velocità perché alcuni pezzi dei convogli si sono rotti bloccando il trasporto.

A tremare per questa vicenda che mette in dubbio l'eccellenza tecnologica del Gruppo guidato da Giuseppe Orsi, è l'amministratore delegato Maurizio Manfellotto, un ingegnere navale che nel 1985 è entrato in Ansaldo Trasporti e nel 2011 è salito sulla poltrona più alta della società verso la quale Mauro Moretti ha speso grandi energie affidando la costruzione dei treni per i pendolari".

 

ANDREA RAGNETTI E ROBERTO COLANINNOCOLANINNO E RAGNETTI Salvatore Mancuso Passera alitalia alitalia logo passeggeroSPINETTAMinistro Fabrizio Barca ROMANO PRODI BAN KI MOON SALUTA IL PANEL DEL WCIT GIULIANO AMATO VITTORIO GRILLI jpeggianluca baldassarri TURIDDO CAMPAINI jpeggiuseppe orsi RICCARDO MANCINI AD ENTE EUR alemanno_mancini_shanghai