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Vittorio Malagutti per "l'Espresso"
La Fondazione di Piacenza e Vigevano ci porta in tribunale? «Nessun problema. Faremo valere davanti ai giudici la correttezza del nostro operato. Anzi , siamo pronti a promuovere una causa per lite temeraria». Giuseppe Lusignani, vicepresidente di Prometeia, è uomo molto influente nel mondo bancario nazionale. Prometeia advisor sim, di cui è stato presidente fino al novembre scorso, conta tra i suoi clienti un gran numero di fondazioni, banche e casse previdenziali a cui fornisce consulenza per la gestione di portafoglio.
Di recente, per dire, proprio Prometeia è stata chiamata a Siena per collaborare al nuovo piano industriale del Monte, quello firmato dal presidente Alessandro Profumo e dall'amministratore delegato Fabrizio Viola. E proprio da Siena prende le mosse la vicenda che ha portato alla controversia con l'ente piacentino. Nel 2008, quando il Monte finanziò in parte l'acquisto di Antonveneta collocando le proprie obbligazioni cosiddette Fresh, fu Prometeia a valutare l'adeguatezza del profilo di rischio dell'investimento per conto di una serie di fondazioni.
Tra queste anche la Fondazione di Piacenza che a quattro anni di distanza, dopo il disastro del Monte, chiede conto di quella valutazione alla società all'epoca guidata da Lusignani. Cose che possono capitare, quando, com'è il caso di Prometeia, ci si trova a gestire un parco clienti così affollato. In base all'ultimo bilancio disponibile della società bolognese, quello del 2011, i contratti in essere per la consulenza in materia di investimenti erano ben 77, molti dei quali con investitori istituzionali come le fondazioni bancarie.
Un parterre tanto affollato finisce per esporre al rischio di conflitti d'interessi. Può succedere, ad esempio, che Prometeia si trovi ad avere rapporti con banche d'affari che vendono i prodotti finanziari su cui poi la stessa Prometeia è chiamata a esprimere una valutazione in qualità di consulente degli investitori. «La nostra attività è sottoposta a vigilanza della Banca d'Italia ed eventuali, potenziali conflitti, vengono sempre resi noti ai clienti». Già , i conflitti.
Lo stesso Lusignani, per dire, siede nel consiglio della Popolare dell'Emilia (da cui, per inciso, proviene il nuovo amministratore delegato di Mps, Viola). E la Popolare dell'Emilia è ovviamente in concorrenza con altri istituti a cui la Prometeia di Lusignani fornisce consigli. Anche per questo la Banca d'Italia è intervenuta sulla base delle nuove norme (decreto liberalizzazioni del 2011) in materia di conflitto d'interessi. Lusignani ha così rinunciato alla carica in Prometeia advisor sim, mantenendo la poltrona nella banca emiliana.
Va segnalato che il professore bolognese continua a lavorare per la holding Prometeia spa, di cui, come detto, è vicepresidente e azionista insieme a una pattuglia di accademici come Filippo Cavazzuti e Marco Onado. Sempre a proposito di confilitto d'interessi c'è una pista che porta fino a Roma. Sì, perché a Prometeia ha lavorato dal settembre 2006 al maggio 2008 una giovane analista finanziaria di nome Paola Emilia Ronchi.
Sua madre si chiama Anna Maria Tarantola, che in quel periodo era una delle più importanti dirigenti della Banca d'Italia, con l'incarico, a partire dal febbraio 2007, di funzionario generale preposto all'area vigilanza. Come dire che Prometeia, che fornisce consulenza a banche e fondazioni, aveva messo a libro paga la figlia della responsabile della vigilanza di Bankitalia.
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