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PUTIN È ALLA CANNA DEL GAS – LE ESPORTAZIONI DI GAZPROM VERSO L’EUROPA (ORMAI POSSIBILI SOLO ATTRAVERSO IL TURKSTREAM) SONO CROLLATE DEL 47% NEL PRIMO SEMESTRE DI QUEST’ANNO, AD APPENA 8,33 MILIARDI DI METRI CUBI: È IL DATO PIÙ BASSO DAGLI ANNI ’70 – LA COMMISSIONE EUROPEA PUNTA A VIETARE L’ACQUISTO DI METANO DALLA RUSSIA DAL 2027. MA LE DIFFICOLTÀ DI MOSCA SONO GIÀ EVIDENTI. E, SE NEL 2024 LA RUSSIA ERA RIUSCITA INASPETTATAMENTE A RIPRENDERSI QUOTE DI MERCATO, ADESSO SEMBRA NON AVERE PIÙ MOLTE CARTE DA GIOCARSI O NUOVI MERCATI DA SFRUTTARE…
Estratto dell’articolo di Sissi Bellomo per www.ilsole24ore.com
Produzione ed export di gas dalla Russia sono tornati a scendere dopo il clamoroso recupero del 2024. E questa volta Mosca potrebbe essere arrivata al capolinea, a prescindere dal successo dei piani della Commissione europea, che a giugno ha presentato una proposta per vietare dal 2027 gli acquisti da parte dei Paesi Ue (salvo alcune proroghe, limitate a casi residuali).
Già adesso la Russia sembra avere a disposizione più gas di quanto non riesca a venderne. Con la fine dei transiti via Ucraina a fine 2024, le esportazioni di Gazprom verso l’Europa – ormai possibili solo attraverso il TurkStream – sono crollate del 47% nel primo semestre di quest’anno, ad appena 8,33 miliardi di metri cubi (Bcm), secondo dati raccolti da Reuters.
Volumi che se replicati nei prossimi mesi porterebbero a un totale di circa 16 Bcm per il 2025: il minimo dagli anni 70, quando erano stati da poco siglati (e non erano ancora a regime) i primi contratti con clienti europei, tra cui Eni.
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Nel 2023 gli acquisti della Ue si erano già ridotti a 25 Bcm via tubo, affiancati da 18 Bcm sotto forma di Gnl. Entrambi, a sorpresa, sono aumentati nel 2024: a 32 Bcm per il gas via pipeline (un rimbalzo del 28%) e a 20 Bcm (+11%) per quello liquefatto. La tendenza ora tornata ad invertirsi: la Commissione Ue prevede che gli acquisti europei di gas russo quest’anno scenderanno nel complesso di quasi un terzo, da 52 a 37 Bcm.
Per le forniture di Gazprom sono rimasti attivi contratti per appena 15,1 Bcm, concentrati soprattutto in Ungheria, Slovacchia e Serbia, stimava a marzo uno studio Oies: da aprile 2022 la società russa ha perso – in quanto scaduti, rescissi o sospesi – contratti per 135 Bcm.
Quanto al Gnl, rimane uno zoccolo duro di contratti di lungo termine legati all’impianto Yamal Lng di Novatek, che obbligano (ancora per oltre 10 anni) al ritiro dei carichi e in parte anche al recapito in Europa: Bruxelles vorrebbe terminare anche questi dal 2027. In particolare gli obblighi riguardano la francese TotalEnergies (per 5,5 Bcm), la tedesca Sefe (4 Bcm) e la spagnola Naturgy (3,4 Bcm).
Per la Russia la situazione sta già diventando difficile. Complici la discesa dei prezzi e la debolezza del rublo, le entrate statali dall’Oil&Gas sono proiettate a ridursi del 37% nel mese di luglio, a 680 miliardi di rubli (8,7 miliardi di dollari), stima Reuters.
Anche la produzione di gas del Paese – che per circa due terzi fa capo a Gazprom – sta frenando, perché non trova sbocchi sufficienti né sul mercato interno né su quelli di esportazione: nel primo semestre si è attestata a 334,8 Bcm per Bloomberg, in calo del 3,2% su base annua e di oltre il 10% rispetto al 2021 (quando nell’intero anno era stata di 763 Bcm).
Mosca non ha risparmiato gli sforzi per trovare nuovi mercati, ma sostituire l’Europa non è realisticamente possibile. E ulteriori progressi nel diversificare i clienti sono difficili, non solo per via delle sanzioni. […]
L’unico gasdotto verso la Cina che Gazprom ha finora costruito – il Power of Siberia 1 – da quest’anno funziona a pieno ritmo, con una capacità che però è di appena 38 Bcm: meno di un quinto dei volumi che fino a pochi anni fa raggiungevano l’Europa. Un’altra pipeline in direzione Cina, da 10 Bcm, dovrebbe entrare in funzione nel 2027. Le trattative con Pechino per il Power of Siberia 2 (altri 38 Bcm) sembrano invece essersi arenate. […]
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