È ARRIVATO IL ROTTAMATORE DEI GRILLINI? - “BEPPE VUOLE CHE IO LASCI, MA NON MI FARANNO SALTARE I NERVI”: PIZZAROTTI È DI FATTO GIÀ FUORI DAL MOVIMENTO, E POTREBBE RIUNIRE I DISSIDENTI

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Tommaso Ciriaco per ‘La Repubblica'

Federico Pizzarotti è sotto assedio. Beppe Grillo pretende la sua testa, i falchi lo spingono fuori dal Movimento. Calma e sangue freddo, predica il sindaco in cima alla lista nera della Casaleggio associati. «Perché parli, capitan Pizza?», lo schernisce il leader. Lui, però, resiste. E in mezzo alla bufera, prima di riunire la giunta in una drammatica seduta serale, consegna ai parlamentari più vicini un solo, stringato messaggio: «Beppe vuole che io lasci il Movimento, ma non ci faranno saltare i nervi». Non cedere alle provocazioni, insomma. «Sarò io a replicare».

Il punto di non ritorno è già alle spalle. Il Capo l'ha confinato fuori dalla porta, è solo una questione di tempo. Gli imputano incontri segreti con i dissidenti grillini per scalare il Movimento, sostengono che abbia disobbedito agli ordini del Fondatore. «Il M5S - tuona Grillo - è aperto a tutti i cittadini disposti ad accettarne le regole. Non devi essere conosciuto da qualcuno, che sia egli il primo dei sindaci o l'ultimo degli attivisti. Capitan Pizza però non è d'accordo con quelle stesse regole che l'hanno portato a essere sindaco».

In realtà, questa storia ha radici lontane. Risentimenti e faide territoriali piccole piccole, certo. Ma l'inizio della fine lo scrive l'inceneritore di Parma. Pur di contrastare il progetto e non perdere la faccia, Grillo pretende le dimissioni del sindaco. «Era un nostro impegno - racconta l'ex capogruppo Nicola Morra, gran conoscitore di dinamiche grilline - forse Federico doveva forzare la mano. "Piuttosto passeranno sul mio cadavere", aveva detto Beppe. Ecco, Pizzarotti era al suo fianco e implicitamente aveva accettato. Avrebbe dovuto dimettersi, per cercare magari poi una riconferma. Purtroppo molti parmigiani sono scontenti, anche a causa dell'inceneritore. ».

Più si scava, più ci si imbatte in racconti che hanno nulla dell'epica sul primo trionfo dall'armata cinquestelle. Sgambetti, battute velenose, ripicche. Come la bocciatura che Grillo riserva al raduno dei sindaci, come la mail in difesa dei dissidenti fatta girare da Pizzarotti e arrivata chissà come sulla scrivania del Capo. Fino agli incontri con i parlamentari espulsi rivelati di recente da Repubblica - che hanno convinto il leader a violare la tregua elettorale per accelerare la resa dei conti.

Sentendosi minacciato, Grillo dà il via libera alla vendetta. Consumata fredda, sul blog - voce suprema del grillismo - con un fotogramma di una smorfia di Pizzarotti. Funziona così, nel Movimento. Quando arriva la scomunica sul portale, il dado è tratto. Resta un problema: il sindaco ha voti, consenso, autonomia. Può diventare il leader degli espulsi, sfilare anche altri parlamentari alla Casaleggio. Non a caso, pianifica per giugno un nuovo raduno di amministratori. Intanto, è l'idolo dei parlamentari in bilico. Ieri, per dire, era un diluvio di sms diretti a Parma. L'ala critica del Movimento lo implora di trasformarsi in un "rottamatore a cinquestelle". E lo difende.

Uno che si confronta da tempo con il primo cittadino è Tommaso Currò. Anche stavolta non si tira indietro: «Non accetto questo modo di fare. Mettono la faccia deformata e un po' buffa di Federico per gettare discredito su di lui. Che modo è? E poi lo chiamano "Capitan Pizza": ma che significa? Lui è il sindaco Pizzarotti». Ragionamenti simili a quelli di un'altra colomba, Tancredi Turco: «Non ha detto nulla di male. Trovo più ingiustificato che sul blog si metta alla berlina chi la pensa diversamente». Eppure, nel Movimento l'ordine è di fare terra bruciata intorno al sindaco. «Si muove come un segretario di partito», è la sentenza del senatore Giovanni Endrizzi. Ormai Pizzarotti si è trasformato in un bersaglio.

 

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