1. CHI SARÀ IL BECCHINO DI UN CAPITALISMO "MACABRO" DOVE LA CRISI PROVOCA UNA MEDIA DI 3-4 SUICIDI AL GIORNO TRA GLI IMPRENDITORI: LETTA, GIULIANO AMATO, SACCOMANNI? 2. PER ABRAMO-BAZOLI LA DECAPITAZIONE DELL’AMICO PRODI È STATO UN COLPO DURISSIMO 3. IL DESTINO CRUDELE HA INTERROTTO IL PERCORSO DI ANGELONE ROVATI, MA FINO ALL’ULTIMO BAZOLI HA VOLUTO DARE UNA TESTIMONIANZA CONCRETA DELLA SUA AMICIZIA 4. FUOCHI D’ARTIFICIO ALL’ASSEMBLEA DI SAVE CHE GESTISCE L’AEROPORTO VENEZIANO 5. SOTTO LO SGUARDO RINGALLUZZITO DELLA GABANELLI, TOCCHERÀ A LUIGINO ABETE TRASMETTERE AL QUIRINALE LE PROPOSTE DEGLI IMPRENDITORI CON LE CARTE IN REGOLA

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1- CHI SARÀ IL BECCHINO DI UN CAPITALISMO "MACABRO"?
Ai piani alti delle grandi aziende e delle banche c'è molta attesa per capire in quali mani finiranno le redini dell'economia.

Ai big dell'industria e del mondo della finanza non interessa sapere se il "metodo Napolitano" riuscirà a infilare nella compagine del Governo i personaggi stanno a cuore al Presidente come la ministra Cancellieri, il giurista Sabino Cassese, e l'ex-direttore della Normale di Pisa, Salvatore Settis.

E non interessa nemmeno capire il destino di Mario Monti, l'ambizioso Professore che con le sue mosse ha messo in buca la candidatura di Romano Prodi, un altro professore da cui lo ha sempre diviso una profonda antipatia.

Gli ambienti economici si preoccupano soltanto che il governo del Presidente faccia una scelta in grado di uscire da una situazione che ha rischiato di portarci (come ha scritto ieri lo storico Sergio Romano) vicino alla famigerata Repubblica di Weimar.

A questo punto sarebbe opportuno che l'80enne inquilino del Quirinale evitasse di mettere sotto gli occhi del futuro ministro dell'Economia i foglietti dei saggi che il Presidente dell'Istat Giovannini, ansioso di diventare ministro, continua a sventolare come pagine della Bibbia. Sarebbe molto più opportuno che Napolitano con l'aiuto del suo portavoce Cascella tirasse fuori un paio di articoli ,pubblicati nei giorni scorsi senza particolare rilievo, nei quali si descrive lo scenario di un capitalismo "macabro" dove la crisi provoca una media di 3-4 suicidi al giorno tra gli imprenditori.

L'unico giornale che dedica la giusta attenzione a questo fenomeno è il "Sole 24 Ore" sul quale giovedì si poteva leggere la cronaca del suicidio di Fermo Santarossa, un imprenditore dei mobili di 73 anni con un'attività che occupa 500 addetti e fattura 200 milioni di euro. Ebbene, questo personaggio di Pordenone alle 4 di notte si è alzato dal letto, ha aperto le porte della sua villa e si è lasciato cadere come un piombo nel laghetto antistante piuttosto che licenziare 100 dipendenti.

È l'ultimo episodio di un'economia macabra che si aggiunge a quello più clamoroso del triplice suicidio di Civitanova Marche di due settimane fa, una vicenda che è finita sul "New York Times" e il "Financial Times", i due giornali che hanno scoperto l'esistenza ad Asolo dello sportello "Life Auxilium" creato dalla Confartigianato locale per aiutare gli imprenditori depressi.

L'economia macabra finisce nella cronaca nera, ma non può nascondere la cifra di 31.351 imprese che tra gennaio e marzo hanno chiuso i battenti. Ecco allora che dopo l'orgia sulla Babilonia dei dispetti e dei golpetti qualcuno comincia a fare le sue proposte e a scrivere una prima agenda per il prossimo ministro dell'Economia.

Oggi è la volta del tandem Alesina-Giavazzi, i due economisti che hanno taciuto in queste settimane e adesso non vedono l'ora di tirar fuori la loro ricetta. Anche loro sanno che il nuovo governo dovrà essere composto da politici integrali e non da professori o da tecnici insipienti e nemmeno da "vanitosi e stronzetti" (come ha scritto oggi Giuliano Ferrara sul suo giornale).

Per Alesina e Giavazzi il primo punto da affrontare è la riduzione delle tasse sul lavoro con un taglio che deve essere superiore a quello dell'Imu (circa 24 miliardi) "altrimenti - dicono - la pressione fiscale non scende". Poi, come è naturale, il Giavazzi inascoltato durante il governo Monti chiede una riapertura del credito e la creazione di alcune bad bank nelle quali buttare i crediti andati a male in modo da ripulire gli istituti dalle pustole purulente.

Siamo alle prime ricette per far fronte al capitalismo macabro che ricorda tanto la crisi del '29 a Wall Street anche se finora nessun banchiere si è buttato dalla finestra. Ciò che interessa soprattutto resta comunque il nome dell'uomo cui saranno affidate le briglie del Tesoro e dello Sviluppo Economico. E qui non sembrano esserci molte alternative. Se il governo sarà affidato a Giuliano Amato tra gli applausi della finanza internazionale (laica e paramassonica), sarà lui stesso a gestire le grandi manovre ,compresa quella inevitabile da 7-10 miliardi che i mercati danno per sicura.

In questo caso il Dottor Sottile che è già stato a Palazzo Chigi e per due volte al dicastero di via XX Settembre, cercherà un ministro del Tesoro di basso profilo e tale da non oscurare la sua figura di grande regista dell'economia e chirurgo di prima grandezza. Se invece la ruota girerà in favore del 47enne Enrico Letta allora si può immagine che l'uomo nuovo della spesa e della crescita sarà Fabrizio Saccomanni, il direttore generale della Banca d'Italia che al termine degli incontri a Washington per il Fondo Monetario ha sciolto la lingua in maniera più disinvolta del solito.

Da parte sua Letta non è digiuno di economia, è stato ministro dell'Industria nel governo D'Alema ,e ha una contiguità non indifferente con gli ambienti della finanza che si ritrovano nella Trilateral, a Davos e all'Aspen Institute.
Non è un personaggio allegro ,ma forse è l'uomo giusto per l'economia macabra.

2- PER ABRAMO-BAZOLI LA DECAPITAZIONE DELL'AMICO ROMANO PRODI È STATO UN COLPO DURISSIMO
Per Abramo-Bazoli la decapitazione dell'amico Romano Prodi è stato un colpo durissimo che nemmeno la pietas cristiana ,praticata fin da ragazzo quando il padre gli fece conoscere il futuro Papa Montini, riesce a perdonare.

Chi l'ha visto nel weekend dice che l'80enne banchiere bresciano è profondamente colpito e a risollevarlo non bastano certo gli sgomitamenti di suo genero, il professore e avvocato Gregorio Gitti che smania dalla voglia di diventare ministro. A rendere ancora più acuto il dolore di Bazoli è arrivata la scomparsa di Angelo Rovati, l'ex-cestista che è morto giovedì, esattamente il giorno prima della "morte politica" di Romano Prodi di cui Angelone Rovati è stato per almeno dieci anni uno dei principali consiglieri.

Da tempo si sapeva che le condizioni di salute erano molto gravi, ma Bazoli fino all'ultimo ha speso parole e si è dato da fare per allargare i compiti di Rovati dentro Mittel, la boutique finanziaria che il presidente di IntesaSanPaolo ha sempre considerato una freccia nell'arco. Dentro questa società Rovati era entrato nel febbraio 2009 dopo aver lavorato in Banca Rothschild e quando Bazoli nel marzo 2012 decise di lasciare la presidenza di Mittel al finanziere Arnaldo Borghesi, il rapporto storico con l'amico di Prodi non si è mai incrinato.

Così Angelone è diventato presidente di Mittel Real Estate Sgr, consigliere di Mittel Advisory e pochi giorni prima di morire aveva assunto (come ha rivelato Italia Oggi) la presidenza anche di Mittel Management, una piccola newco attivata per svolgere i servizi di consulenza alle imprese.

Il destino ha interrotto il percorso di Angelone, ma fino all'ultimo Bazoli ha voluto dare una testimonianza concreta della sua amicizia.

3- FUOCHI D'ARTIFICIO ALL'ASSEMBLEA DI SAVE
Oggi sulla laguna di Venezia si vedranno i fuochi d'artificio.
Si tiene infatti l'Assemblea di Save, la società che dal 1987 gestisce l'aeroporto Marco Polo ed è controllata da una holding (Finanziaria Internazionale) nella quale si ritrovano come azionisti il presidente dell'aeroporto, Enrico Marchi, il suo socio Andrea De Vido, oltre alle Generali e Morgan Stanley.

Questi soggetti detengono il 40,3% delle azioni mentre il resto è distribuito tra il Comune, la Provincia, la Fondazione, il Comune di Treviso e Kairos Partner. Fino a poco tempo fa Enrico Marchi si vantava di essere invincibile. Nel 2007, primo anno della sua gestione all'aeroporto di Venezia, fu gratificato con 2,5 milioni per i risultati raggiunti. Adesso la poltrona traballa perché i due pesi massimi che lo tenevano in piedi, Giancarlo Galan (ex-governatore del Veneto) e Giovanni Perissinotto (ex di Generali), gli garantivano la copertura politica e quella finanziaria.

Con questi sponsor alle spalle il trevigiano Marchi ha fatto il bello e il cattivo tempo tirando fuori un carattere terribile che lo ha portato a litigare con tutti. L'elenco dei nemici è sterminato e va dai sindaci Cacciari e Orsoni fino ai vicini di casa Benetton, all'attuale capo delle Generali, Mario Greco, e ai maggiorenti della Lega, Luca Zaia in testa. Per non dire inoltre dei memorabili scontri con Fabrizio Palenzona nell'associazione che riunisce gli scali italiani.

Tutti questi personaggi stanno solo aspettando che scada il Patto di sindacato (Agorà) che regola la società dell'aeroporto.
Per l'incazzoso Marchi e per il socio De Vido si profila un futuro difficile. Infatti se non vogliono perdere il controllo della Save devono mettere mano al portafoglio e cacciare qualcosa come 150 milioni, una cifra pazzesca che la loro Finanziaria Internazionale non è certo in grado di raccattare.

Il presidente trevigiano ha cercato con un colpo di coda di portare dalla sua parte la presidente della Provincia di Venezia, Francesca Zaccariotto, che ha il 10% di Save. Alla bella signora 51enne, che bazzica nella Lega dal '94 ed è sindaco di San Donà di Piave, il presidente dell'aeroporto ha offerto un posto nel consiglio di amministrazione, ma la notizia è uscita e il golpe è fallito. La bella Zaccariotto ha dovuto fare marcia indietro e l'incazzoso Marchi è rimasto solo.

4- ATTENTO ABETE, LA GABANELLI TI VEDE
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che Luigino Abete ha ripreso a sudare.
Il fenomeno si è riproposto ieri sera durante la trasmissione "Report" di Milena Gabanelli, la Giovanna d'Arco dei poveri che dopo la candidatura grillina appariva particolarmente eccitata. Il programma era dedicato a cercare le pulci e le spine sotto il sedere dei Cavalieri del Lavoro in vista del 2 giugno quando il "ragazzo" Napolitano dovrà scegliere 25 "eccellenti" da aggiungere ai 1.003 nominati dalla Federazione fondata nel 1923.

A Luigino Abete non è piaciuto l'attacco frontale ad Alessandro Profumo, a Paoletto Scaroni e a Sergio Marpionne, e non è piaciuta nemmeno l'intera trasmissione che a dire il vero era piuttosto fiacca.

L'essudazione sul volto dell'imprenditore romano è provocata dal fatto che secondo le regole di Confindustria gli toccherà trasmettere alla Federazione dei Cavalieri e al Quirinale le proposte degli imprenditori con le carte in regola. Un compito che dopo il programma della Giovanna d'Arco difesa dalla corazza urlante dei grillini, è diventato particolarmente difficile".

 

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