DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DI CECILIA SALA? BUIO FITTO, PURTROPPO. I TEMPI PER LA…
Paolo Griseri per la Repubblica
Le scene di caccia in Assia sud occidentale dipinte dalla famiglia Peugeot (e dai suoi soci in affari, lo Stato francese e i cinesi di Dongfeng) sconvolgono i tedeschi e ripropongono il film già andato in scena nel 2009, con la rivolta dei borgomastri e di ogni autorità locale e nazionale contro l’arrivo dell’odiato straniero su Opel.
MARY BARRA DONALD TRUMP SERGIO MARCHIONNE
Ma, a differenza di 12 anni fa, quando la protesta bloccò l’operazione, la mossa di Psa sembra in grado di sconvolgere gli assetti dell’auto in Europa. E lo farà anche se non dovesse raggiungere lo scopo di conquistare il quartier generale di Russelsheim. Ormai la Borsa non si preoccupa delle indiscrezioni. Se lo fa, com’è accaduto ieri, è perché i mercati finanziari annusano l’inizio del grande ballo delle alleanze.
Prudentemente, il comunicato di Peugeot lascia intendere che una trattativa è in corso ma stempera annunciando che non è assolutamente scontato l’esito finale. Certo, se il matrimonio andasse in porto, l’effetto domino sarebbe notevole.
MARY BARRA DONALD TRUMP SERGIO MARCHIONNE
Psa e Opel insieme diventerebbero il secondo gruppo europeo dietro Volkswagen, risolvendo uno dei principali problemi dei francesi che è quello della ridotta dimensione di mercato. Contemporaneamente Gm si libererebbe della sua costola europea, che da tempo considera una palla al piede e che anche nel 2016, nonostante un andamento molto positivo dei conti, non ha evitato un rosso vicino ai 300 milioni. Inoltre la combattiva ceo Mary Barra incasserebbe liquidità da spendere altrimenti nel piano di ulteriore espansione di quello che oggi è il terzo costruttore mondiale, insidiato ormai da vicino dagli altri francesi di Renault-Nissan.
Per tutta la giornata di ieri sono circolate interpretazioni, che a Torino vengono considerate con grande scetticismo, secondo cui una Gm liberata della sua costola europea, e dei rischi di sovrapposizione produttiva con Fca, potrebbe più facilmente iniziare a costruire quell’alleanza che Sergio Marchionne aveva ipotizzato ormai due anni fa. Operazione che, in realtà, potrebbe avere qualche fondamento solo tra diciotto mesi se il Lingotto riuscirà a completare il piano industriale azzerando i debiti del gruppo e facendo salire di conseguenza il valore delle azioni.
Ma prima degli scenari di fine decennio, conta la realtà. L’attualità dice che Gm conferma di voler mettere sul mercato Opel. Pedina non grande ma decisiva nel gioco dei costruttori. Nel 2009 fu proprio il «piano b» escogitato da Marchionne dopo il rifiuto tedesco che fece partire il salvataggio della Chrysler e l’alleanza transatlantica tra Torino e Detroit. Oggi Opel torna sul mercato in uno scenario quasi opposto.
Il neoprotezionismo di Trump sta giocando a favore della resurrezione dei campioni nazionali. Forse non è un caso se un’azienda Usa decide di ritirarsi dall’Europa a meno di un mese dall’insediamento del nuovo presidente americano. Con la globalizzazione in crisi, tornano i muri in economia. In Giappone Toyota e Suzuky trattano verso una fusione, in Europa i francesi di Psa potrebbero assorbire i tedeschi. Fanno eccezione i due campioni dell’auto globale: Fiat-Chrysler e Renault-Nissan (cui si aggiungerà nei prossimi mesi anche Mitsubishi).
C’è da chiedersi per quale motivo un costruttore che arriva da anni di difficoltà economiche come Psa, ritenga utile rilevare Opel che ha un bilancio in rosso e non le fa nemmeno scalare un posto nella classifica dei più grandi gruppi mondiali. A Parigi parlano dell’opportunità di realizzare economie di scala, ciò che spiega la preoccupazione tedesca.
E’ un fatto che tutti i costruttori sembrano ambire alla conquista di un posto al sole nella classifica mondiale delle vendite. Non si tratta di vanità, piuttosto di previdenza. Se davvero si avvicina il giorno in cui l’hi-tech modificherà radicalmente la nostra idea di auto, si sta anche accelerando verso quel matrimonio tra i giganti della Silicon Valley e i costruttori tradizionali che potrà portare grandi quantità di denaro nell’automotive.
A patto che i costruttori abbiano una dimensione tale da giustificare i forti investimenti di Apple o Google sull’auto del futuro. Quello sarà il vero matrimonio. E chi vorrà l’esclusiva della nuova auto Apple dovrà portare in dote ben più dei 10 milioni di auto che può offrire l’attuale numero 1 del mercato, Volkswagen. Anche a questo servono le aggregazioni.
Ultimi Dagoreport
DAGOREPORT – IL 2025 HA PORTATO A GIORGIA MELONI UNA BEFANA ZEPPA DI ROGNE E FALLIMENTI –…
DAGOREPORT - DAVVERO MELONI SI È SOBBARCATA 20 ORE DI VIAGGIO PER UNA CENETTA CON TRUMP, CON…
FLASH! - LA DISCESA IN CAMPO DEL PARTITO DI VANNACCI E' UNA PESSIMA NOTIZIA NON SOLO PER SALVINI,…
DAGOREPORT – GIORGIA MELONI SFOGLIA LA MARGHERITA: VOLO O NON VOLO A WASHINGTON IL 20 GENNAIO…
DAGOREPORT – IL FONDO TI AFFONDA: BLACKSTONE E MACQUARIE, SOCI DI AUTOSTRADE, SONO INCAZZATI COME…