ECCO A COSA SERVE LA CAMPAGNA OSSESSIVA DI MARPIONNE: WARREN BUFFETT TIFA PER IL MATRIMONIO FCA-GM - SE OLTRE AL FINANZIERE (CHE HA IL 3%), RIESCE A CONVINCERE ANCHE SINDACATI E AZIONISTI IMPORTANTI, POTRÀ SCAVALCARE L'AD MARY BARRA, PER CUI FIAT-CHRYSLER È UN BIDONE CHE VUOLE AGGANCIARSI AL BOLIDE GM

1. ANCHE WARREN BUFFETT TIFA PER IL MATRIMONIO

Andrea Montanari per www.milanofinanza.it

 

L'ipotesi di fusione tra Fca  e General Motors sta trovando parecchi spettatori interessati. In particolare, a valutare l'eventuale matrimonio tra le due case automobilistiche sono gli azionisti di GM. E uno dei più attivi in questo senso, secondo le voci che in queste settimane circolano con insistenza nelle sale operative, è il finanziere Warren Buffett.

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L'Oracolo di Ohama con la sua holding d'investimento Berkshire Hathaway ha una consolidata posizione nel capitale del gruppo guidato dal ceo Mary Barra, visto che custodisce in portafoglio quasi il 3% del gruppo di Detroit. E proprio Buffett, terzo uomo più ricco al mondo secondo Forbes con un patrimonio stimato in 72,7 miliardi di dollari, potrebbe essere l'alleato più prezioso degli Agnelli-Elkann.

 

WARREN BUFFETTWARREN BUFFETT

L'appoggio del finanziere Usa alla mossa di Fca  potrebbe influenzare il mercato, portandolo dalla parte di Marchionne nel confronto a distanza al momento in atto con General Motors. Berkshire Hathaway potrebbe insomma rappresentare l'appiglio con cui trascinare dalla parte del Lingotto anche altri fondi istituzionali presenti nel capitale di GM.

 

Tale scenario è ovviamente ancora tutto da verificare. Ma intanto sul mercato c'è già chi ipotizza che, se il matrimonio a quattro ruote andrà davvero in porto, lo stesso Buffett sia già pronto a salire con decisione nel capitale di quello che rappresenterà un vero e proprio colosso mondiale dell'auto.

 

 

2. MARCHIONNE PUNTA GM “NON FORZARE SU ACCORDO SAREBBE IRRAGIONEVOLE”

Paolo Griseri per “la Repubblica

Warren Buffett rockerWarren Buffett rocker

 

Una fusione tra Fca e General Motors «potrebbe generare cash per 30 miliardi di dollari. Sarebbe irragionevole non spingere per raggiungere l’obiettivo» , Sergio Marchionne rilancia con un’intervista ad Automotive News la sua proposta di fusione con la più grande delle tre case di Detroit. E lo fa nonostante i ripetuti rifiuti di Mary Barra, amministratore delegato di Gm, ad aprire il dossier.

 

«Noi abbiamo le dimensioni per andare avanti da soli, ci siamo già fusi con noi stessi» , aveva dichiarato il ceo nei mesi scorsi per fugare ogni dubbio. Ma proprio Gm aveva dato mandato a un gruppo di advisor di valutare gli effetti di una fusione e a questa ipotesi mostrano di credere una parte degli analisti: «Se si ipotizzano una serie di sinergie e il picco del ciclo di mercato, Fca e Gm insieme possono sì arrivare a 30 miliardi di ebidta», dicono i ricercatori di Evercore Isi citato da Automotive News.

MARCHIONNE - ELKANN  MARCHIONNE - ELKANN

 

Quel che Marchionne chiede è un incontro con Barra per poter illustrare la sua proposta. Sul punto le dichiarazioni dell’ad del Lingotto sono particolarmente colorite: «Non voglio uscire con Mary ma semplicemente incontrarla. Si può rifiutare un accordo ma non si può rifiutare una discussione ». Forse c’è riluttanza per via della fama di negoziatore duro che si è fatta Marchionne? «Sono un negoziatore duro? Sono quello che sono. Se vuole mandi qualcun altro a trattare con me. Mandi uno squalo» .

 

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L’alternativa all’accordo, sarebbe quella di un’opa ostile di Fca nei confronti di Gm. Ipotesi molto costosa e assai difficilmente realizzabile. Ipotesi in ogni caso negata dallo stesso Marchionne: «Non abbiamo in cantiere un takeover ostile». L’importante, sottolinea ancora Marchionne nell’intervista, è cominciare a incontrarsi: «Ci sono vari tipi di abbracci: posso farlo in modo gentile, posso abbracciarti forte, posso stringerti come un orso.

Ma qualsiasi incontro inizia con un contatto fisico». Fca sta studiando altre soluzioni se dovesse fallire il merger con Gm?

 

«No perché quella con Gm è comunque la migliore.

Non stiamo parlando di vantaggi marginali: un accordo produrrebbe cambiamenti enormi nella performance, esponenzialmente superiori all’attuale combinato dei risultati dei due gruppi».

 

 

3. LA STRATEGIA DI SERGIO TRASFORMARE IN ALLEATI I FONDI E I SINDACATI

Paolo Griseri per “la Repubblica

 

marchionne marchionne

Perché insiste? Perché l’amministratore delegato di Fca continua a proporre una fusione che la sua collega Mary Barra, ceo di Gm, rifiuta sdegnosamente? Probabilmente perché Sergio Marchionne sa che gli azionisti restano e gli amministratori delegati passano. Lo ha sperimentato di recente, insieme a John Elkann, nella battaglia per la conquista di Partner Re, la società di assicurazioni delle Bermuda gestita da un consiglio di amministrazione contrario alle sue offerte.

 

Con un road show newyorkese evidentemente efficace, Elkann e Marchionne hanno convinto gli azionisti di PartnerRe che era meglio seguire le loro proposte abbandonando alla deriva i manager del cda. E così è stato: il consiglio di amministrazione di PartnerRe è stato semplicemente scavalcato. Se esistesse un sindacato degli amministratori delegati, il comportamento di Marchionne sarebbe da espulsione immediata.

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E’ possibile ritentare lo stesso gioco in Gm? L’ad del Lingotto ritiene evidentemente di sì. A ben guardare un certo numero di fondi azionisti del più grande produttore di auto al mondo (il sorpasso di Volkswagen nel primo semestre andrà verificato a fine anno) è anche tra soci di PartnerRe. Non è una garanzia. Per definizione i fondi non hanno un’anima, valutano caso per caso e non sulla base delle simpatie. Dunque non è detto che quel che va bene a un investitore in PartnerRe debba per forza andare bene anche in Gm.

 

Ma è un precedente su cui Marchionne potrebbe giocare. Un secondo elemento che potrebbe pesare è la trattativa in corso con il sindacato Uaw per il rinnovo del contratto Chrysler. Uaw è il principale azionista di Gm (come lo era in Chrysler dopo il fallimento): una trattativa che si concludesse con reciproca soddisfazione tra le parti potrebbe essere un buon trampolino di lancio per l’affondo finale. Paradossalmente, fondi e sindacato potrebbero spingere nella stessa direzione.

 

Mary Barra Mary Barra

Perché gli azionisti di Gm dovrebbero avere interesse a una fusione con Fca, che in sostanza sarebbe una acquisizione vista la sproporzione tra il più grande produttore del mondo e il settimo costruttore? Nell’intervista a Automotive news Marchionne promette un recupero di efficienza in grado di portare gli utili lordi a 30 miliardi di dollari. Un aumento di redditività che deriverebbe dalle sinergie tra i due gruppi: «Ho studiato le possibilità di integrazione di ogni singolo stabilimento », dice l’ad nel colloquio con la testata specializzata Usa. Questo fa ritenere che il merger finirebbe per coincidere con una grande operazione di taglio della capacità produttiva installata: non necessariamente una chiusura di stabilimenti ma certamente la riduzione del numero delle linee di produzione.

 

In America e anche in Europa, visto che Gm ha una importante (e orgogliosamente tedesca) appendice in Germania, la Opel. L’eccesso di capacità pro- duttiva e il conseguente esagerato consumo di capitale era, del resto, la malattia principale dell’auto denunciata da Marchionne presentando ad aprile i risultati del primo trimestre di Fca. Aveva intitolato il suo intervento «Confessioni di un dipendente dal capitale» e l’intervista in cui rilancia la fusione con Gm è, in fondo, la logica conseguenza di quell’analisi.

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Quali effetti potrebbe avere sulle attività italiane una mossa che per il momento l’ad di Gm continua a rifiutare? Se il futuro delle produzioni nella Penisola sarà davvero costituito da Alfa Romeo, Maserati, Jeep e 500X, la sovrapposizione con Opel sarebbe bassa. In fondo molto minore di quanto era sei anni fa quando Marchionne tentò invano di acquistare la casa tedesca. Ma certamente servirà che Fca fornisca garanzie alle istituzioni italiane così come sarebbe certamente spinta a fare, in caso di fusione con Gm, dal governo americano.

 

Con l’intervista di ieri è chiaro che si apre la campagna di autunno per Marchionne. Autunno importante con l’avvio della quotazione di Ferrari. Ma se l’operazione Gm non andasse in porto, qual è il piano B dell’ad del Lingotto? Certo non potrebbe accontentarsi di un’alleanza con Suzuki, ora che i giapponesi hanno rotto con Volkswagen. «Sono arrivate diverse proposte», butta là Marchionne. Ma per sapere se si tratta di un bluff basterà aspettare qualche settimana: al Salone di Francoforte, dove tutti i costruttori si daranno appuntamento per la ripresa dopo la pausa estiva, potrebbero arrivare delle novità.

FABBRICA  CHRYSLER FABBRICA CHRYSLER