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FLASH! - OGNI GIORNO, UNA TRUMPATA: NON SI SONO ANCORA SPENTE LE POLEMICHE SULL'IDEA DI COMPRARSI…
1. ABETE, "BALLARÃ" PER SEMPRE!
Luigino Abete ha ripreso a sudare.
La ragione non va cercata nel disappunto per l'esito della lotta per il Campidoglio che ha sempre sognato per il coronamento della sua carriera (lo preferiva anche Berlusconi al posto di Alemanno). E nemmeno nell'andamento di BNL, la banca di cui è presidente, perché tutti sanno che il merito principale dei risultati va attribuito all'amministratore delegato Fabio Gallia.
A Luigino sta per venir meno una delle poltrone che gli dava una certa visibilità e gli consentiva di frequentare in modo esagerato il salotto televisivo di "Ballarò". Giovedì prossimo alle 11,30 si terrà a palazzo Altieri, sede dell'Abi, l'Assemblea di Assonime, l'associazione delle società per azioni e in quella sede l'ex-tipografo romano dovrà cedere la poltrona e il moderno ufficio di piazza Venezia dove ha lavorato a contatto di gomito con il direttore generale Stefano Micossi.
Quella di Assonime non è una carica di grande importanza, ma come sempre accade quando Abete mette piede dentro un'associazione, anche i vicepresidenti Cipolletta, Maurizio Sella ed Elio Catania hanno dovuto prendere atto del suo dinamismo e della antica legge che l'uomo fa la funzione e non viceversa.
Il rimpianto di Luigino non durerà molto perché secondo quanto ha anticipato il settimanale "Il Mondo" l'anno prossimo dovrebbe agguantare un altro strapuntino. In questo caso si tratta della Febaf, la Federazione che riunisce Abi, Assogestioni, Aifi e l'Ania, la potente lobby delle assicurazioni.
Quest'ultima è guidata da Fabio Cerchiai, un fiorentino classe 1944 che come Luigino ha il vizietto di accumulare un'infinità di cariche, l'ultima delle quali è la presidenza della società Atlantia-Autostrade.
Se ,come probabile, potra' appuntarsi sul petto la medaglietta della Febaf, allora Luigino ritroverà il piacere di sognare e l'amico Floris di "Ballarò" non mancherà di farlo godere.
2. BASSANINI E IL SUO SOCIO SVIZZERO LIQUIDATO CON QUASI 12 MILIONI DI FRANCHI
Fino all'inizio del dicembre scorso quel sito disgraziato di Dagospia era convinto che Franco Bassanini e la moglie Linda Belinda Lanzillotta vivessero in un monolocale di povertà francescana.
Questa convinzione nasceva dall'idea che i due coniugi, corazzati da una formidabile fede socialista e catto-comunista, considerassero il denaro e il patrimonio due fattori ideologicamente lontani. C'era comunque la convinzione che per entrambi fosse di gran lunga più importante il potere, e quando Franco Bassanini nel novembre 2008 è diventato presidente della Cassa Depositi e Prestiti sembrava che l'ideale della vita fosse stato raggiunto.
Va anche detto che il politico milanese, folgorato nel 1978 dal Psi, un altro versante del potere al quale ha dedicato grande attenzione è MontePaschi, la banca dove ai tempi di Peppiniello Mussari Bassanini è diventato vicepresidente. Adesso i due coniugi sono in ansia perché non hanno ancora capito se nel pacchetto delle prossime nomine pubbliche al marito Franco sara' riconfermata la presidenza della Cassa Depositi e Prestiti che gestisce 234 miliardi ed è costantemente sottotiro per il ruolo che svolge acquisendo partecipazioni in varie società .
Ma questa preoccupazione ,che ha fatto scattare per più volte la curiosità morbosa sulla Cassa da parte della Giovanna d'Arco dei poveri, Milena Gabanelli, non sembra aver distratto la coppia Franco e Belinda dagli affari personali. E qui si ritorna alla scoperta del dicembre scorso quando il quotidiano "Italia Oggi" scrisse che il loro patrimonio immobiliare era costituito da 102 milioni di immobili, un tesoretto di non poco conto che smentiva clamorosamente l'immagine di povertà francescana.
In quell'occasione il giornale scrisse anche che il patrimonio faceva capo a due finanziarie, la prima dal nome Risberme che dopo la costituzione in Lussemburgo è stata riportata a Milano. Di questo veicolo il 77% era riconducibile a Bassanini e ai suoi quattro fratelli (Franco, Piero, Chiara e Marco), mentre la quota restante del capitale era intestata alla società svizzera Cetra SA di un anonimo titolare.
Per rendere più succulenta la rivelazione, il giornale ha scritto a dicembre che i ricavi della finanziaria Risberme e della società Fimpa (controllata al 100%) hanno fruttato nel 2011 poco meno di 4 milioni in affitti per case e uffici a Milano. Questi soldi Franco e Belinda non li hanno sprecati in modo scellerato, ma li hanno investiti presso finanziarie e banche tra cui Banca Sella e Allianz Bank.
Adesso salta fuori che nonostante l'ansia per il rinnovo delle cariche alla Cassa Depositi e Prestiti, il riformista corrucciato e la moglie Belinda hanno liquidato l'anonimo socio svizzero Cetra con 11,6 milioni di franchi svizzeri. Secondo il giornalista Andrea Giacobino di "MF" Bassanini e i suoi fratelli si sono mossi con grande prudenza. Infatti con un'operazione attenta alla crisi del mercato immobiliare hanno iscritto a bilancio della controllata Fimpa un valore di carico di 92,5 milioni in luogo dei 102,6 del 2011.
Quanto basta per guardare al futuro con serenità anche se un uomo come Bassanini che gestisce una montagna di soldi pubblici potrebbe rivelare finalmente l'identità del socio svizzero che è stato liquidato con quasi 12 milioni di franchi.
3. LA PRIMA RIVOLTA CHE I GIOVANI IMPRENDITORI DOVREBBERO FARE Ã MANDARE A CASA MORELLI
Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi aveva l'aria più dimessa del solito quando sabato nell'hotel di Santa Margherita Ligure ha chiuso i lavori del convegno dei Giovani Imprenditori.
La sua perplessità non derivava soltanto dalle sedie vuote dentro la sala del Grand Hotel, ma era la stessa dipinta sul volto del presidente del Senato, Piero Grasso. Entrambi se ne sono andati con un dilemma che ha arrovellato il cervello ed è stato provocato dalle parole del giovane presidente Jacopo Morelli che ha concluso il suo intervento invocando "la rivolta".
Per Squinzi, che tutti conoscono come uomo mite e moderato, quella parola "rivolta" è difficile da interpretare perche' Il giovane Morelli dalla capigliatura vaporosa l'ha usata in maniera un po' equivoca e del tutto inconsueta rispetto al lessico confindustriale.
Nei due giorni di dibattito i rampolli dell'economia si sono lamentati per i vincoli della burocrazia, per le tasse e soprattutto per l'assenza di credito. Ne sa qualcosa Federico Ghizzoni, l'amministratore delegato di Unicredit che dopo aver detto ai giovanotti: "guardate, siamo sulla stessa barca", si è sentito rispondere: "è vero, voi però nella suite, noi in cuccetta uno sull'altro".
E con una certa fatica il roseo Ghizzoni (main sponsor del convegno) ha dovuto contenere le obiezioni di Umberto Suriani e Stefano Allegri, due giovani imprenditori che lo hanno bacchettato sul credit crunch. Le lamentele erano scontate, ciò che invece non era affatto scontato ed è rimasto appeso nell'aria, è quell'invito alla rivolta che è diventato il leit motiv del convegno intitolato "Scateniamoci".
Eppure ci sarebbe più di un motivo per dare un significato vero a questo urlo rivoluzionario che i Giovani Imprenditori dovrebbero rivolgere soprattutto a se stessi se volessero rompere definitivamente le catene di un equivoco che dura dalla fine degli anni '60.
A quell'epoca risale la riforma dello Statuto di Confindustria elaborata nel famoso Rapporto Pirelli che segna l'origine della loro Associazione. Se fossero coerenti con l'evoluzione dei tempi e l'aria che si respira oggi, la prima rivolta che i giovani Imprenditori dovrebbero fare è sciogliere la loro associazione, mandare a casa Morelli, con i suoi 11 vicepresidenti e i 104 gruppi territoriali per dimostrare che la vera "rivolta" passa attraverso il superamento di un confine generazionale privo di senso.
Non si capisce infatti perché si continuino a chiamare Giovani Imprenditori uomini che arrivano fino all'età di 40 anni e in molti casi hanno già sulle spalle il fardello delle loro aziende.
Prima di lanciare messaggi apparentemente rivoluzionari potrebbero mettere fine a queste sceneggiate generazionali che hanno un sapore arcaico e inutilmente corporativo.
4. SIENA IN FIBRILLAZIONE: NEL 2014 MPS SARÃ NAZIONALIZZATO?
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che i contradaioli di Siena si sono divertiti fino all'orgasmo quando hanno letto che un dipendente di Montepaschi di nome Remigio ha sottratto dalle casse della banca 23 milioni di euro per il vizio del gioco.
L'ironia dei contradaioli è rivolta soprattutto ai criteri di vigilanza interna dell'Istituto senese dove nei corridoi nessuno si prende cura di staccare dal muro i cartelli zeppi di insulti a Peppiniello Mussari e ai dirigenti truffaldini.
I contradaioli comunque sono molto preoccupati per le notizie che circolano con insistenza secondo le quali le Autorità di Bruxelles sarebbero pronte a bocciare gli aiuti di Stato concessi dal governo Monti.
à loro convinzione che la banca di Alessandro Profumo non riuscirà a restituire i 4 miliardi di bond e nel 2014 sarà nazionalizzata".
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