1- SEMBRA FATTA PER GIUSEPPE VITA A UNICREDIT. A PALENZONA FA GOLA SOLO MEDIOBANCA 2- IL SISTEMA NERVOSO DI SUPERMARIO VA IN TILT QUANDO GLI AMBIENTI DELLA FINANZA ANGLOAMERICANA SI PERMETTONO IL LUSSO DI METTERE IN DISCUSSIONE LA SUA POLITICA 3- PERISSINOTTO RISPONDE ALL’AFFONDO DI ZINGALES MA NESSUNA DOMANDA VIENE FATTA SULL’INFELICE JOINT-VENTURE CON PPF DI PETR KELLNER CHE NEL 2014 SCARICHERÀ SUGLI AZIONISTIDI GENERALI UN MACIGNO DA 4 MILIARDI. NÈ TANTOMENO SUL RAPPORTO CON MEDIOBANCA CHE HA GIA’ PRONTO MARIO GRECO PER SOSTITUIRLO 3- PASSERA IN CARCERE! IL PROJECT FINANCING DA 400 MILIONI DI EURO PER NUOVI ISTITUTI DI PENA, CHE AVEVA TANTO COVATO IN BANCA INTESA, E’ DIVENTATO REALTA’ 4- IN FINMECCANICA SI CAMBIA! ACCORDO CON KARL LAGERFELD PER UN ELICOTTERO VIP

1- IL SISTEMA NERVOSO DI SUPERMARIO
A Mario Monti, che ormai tutti chiamano "Rigor Montis" rubacchiando questo soprannome da Dagospia, non piace la parola complotto e non gli è mai piaciuta quando è stata usata per citare la sua appartenenza al club del Bilderberg e della Trilateral dove era di casa.

Anche in queste ore SuperMario non accetta l'idea che la sua esperienza di governo stia per finire per colpa di oscure manovre sullo spread e contro la riforma del lavoro concepita dalla testolina di Elsa Fornero.

Il Professore non è terrorizzato dagli sgomitamenti di Renatino Brunetta, il collega economista che pensava di diventare un premio Nobel e gode quando può pestare i calli al collega della Bocconi. A Palazzo Chigi qualcuno ritiene che il premier stia sottovalutando le critiche dei partiti e non dia il giusto peso alla polemica sollevata dalla Marcegaglia sul "Financial Times" dove ha sparato a raffica per difendere come un falco le imprese in crisi. In realtà per capire Monti bisogna conoscerlo bene nelle virtù e nei difetti che non sono soltanto legati alla banale presunzione di un intellettuale, ma anche a quello che nella City di Londra viene definito "strabismo di Goldman Sachs".

Con questa curiosa definizione si intende mettere il dito sulla concezione di fondo che Monti ha dell'economia, dove da una parte ci sono le élite e i mercati, mentre dall'altra si agita un Paese reale con bisogni drammatici che sfuggono alla sua percezione. Ed è questa la ragione per cui si sente particolarmente piccato quando dalla stampa angloamericana gli arrivano critiche come quelle dei giorni scorsi dove la sua figura è stata disarcionata dal modello thatcheriano.

Lo "strabismo di Goldman Sachs" non è lo strabismo di Venere, dea dell'amore e della fertilità, ma una caratteristica che fa tremare i polsi al Professore di Varese fino al punto di fargli prendere la penna in mano per rispondere di suo pugno agli attacchi del "Wall Street Journal". Così ha fatto ieri con una lettera pubblicata sul principale quotidiano d'Oltreoceano in cui ha difeso la riforma del lavoro dicendo: "merita una seria analisi piuttosto che giudizi affrettati", e poi ha aggiunto con uno scatto di orgoglio: "il fatto che ci abbiamo attaccato sia i sindacati che gli imprenditori indica che abbiamo mantenuto la bilancia equilibrata".

Ecco un'altra conferma che il sistema nervoso di SuperMario va in tilt quando gli ambienti della finanza angloamericana (dove nessuno parla di complotto) si permettono il lusso di mettere in discussione la sua politica.

Lo "strabismo di Goldman Sachs" lo porta anche a non incazzarsi per i siluri dei colleghi economisti. L'ultimo è arrivato non più tardi di ieri e gli è stato sparato dalle colonne del "Corriere della Sera" con la firma del tandem Alesina e Giavazzi. All'inizio dell'anno (esattamente il 2 gennaio) i due professori si erano già esibiti sullo stesso giornale con una polpetta avvelenata che aveva per titolo "Ricchezza, equità, troppi gli equivoci", e senza mezzi termini avevano parlato di "confusione".

In quel momento Monti si sentì particolarmente piccato e rispose con voce tagliente: "costoro si sono fidati più delle indiscrezioni frettolose che del nostro buonsenso". Adesso invece SuperMario ha deciso di ignorare gli sgambetti dei due accademici che da tempo e in maniera davvero curiosa scrivono libri e articoli a quattro mani con risultati non sempre felici.

Qui è inutile ricordare che i due concertisti a volte steccano in maniera clamorosa. Tanto per fare un esempio Alesina è il 55enne professore di Harvard che nel 2010 ha speso parole di elogio per "le serie riforme fiscali della Grecia". E anche l'articolo di ieri non è un capolavoro accademico. Dopo aver invocato come ultima carta da giocare per Monti la "spending review", cioè l'analisi delle spese pubbliche da tagliare, dopo quattro righe soltanto la coppia dei pianisti del "Corriere" scrive testualmente: "non c'è dubbio che la spending review sia un'idea migliore dei tagli lineari tentati dall'ex-ministro Tremonti", ma poco dopo ne criticano l'applicabilità e concludono paradossalmente: "se l'alternativa è non far nulla meglio allora tagli lineari".

Qualcuno dovrebbe dire ai due economisti di mettere un po' di ordine nel loro cervello e di non perdere tempo con questi attacchi scritti a quattro mani ma terribilmente contraddittori. Monti non lo farà.

La sua "egonomia" e lo "strabismo di Goldman Sachs" lo fanno volare sopra i complotti e gli sgambetti dei colleghi economisti perché a lui interessa soprattutto far diventare la credibilità internazionale un patrimonio da preservare ad ogni costo.


2- IL TRAMONTO DI PERISSINOTTO
Gli hanno rovinato la Pasqua dalle colonne del "Sole 24 Ore" con un articolo in prima pagina a firma di Luigi Zingales. Lui però, Giovanni Perissinotto (per gli amici Perissirotto), non ci sta e oggi risponde con la fionda alla cannonata del barbuto economista dietro il quale molti ritengono ci sia la manina ispiratrice dell'ex-ministro Mimmo Siniscalco.

Invece di replicare con pari dignità di spazio ai lettori del giornale di Confindustria, il buon Perissirotto ha scelto il quotidiano "MF" diretto da Osvaldo De Paolini. La sua replica viene introdotta dal giornale con l'accusa a Zingales di aver scritto un articolo "sgangherato...una manciata di righe, una tale summa di sciocchezze e luoghi comuni che nemmeno il più ansioso dei manager ne verrebbe smosso".

È davvero curiosa questa prefazione al verbo replicante del capo delle Generali che costruisce la sua difesa con proposizioni di tipo ragionieristico centrate soprattutto sui valori della Compagnia di Trieste. Per prima cosa respinge l'accusa formulata il giorno di Pasqua da Zingales di non aver ridotto le partecipazioni della Compagnia di Trieste dentro le banche, e con una certa reticenza rivela di aver tagliato la partecipazione in Commerzbank (dal 4,22 all'1,33%) e nel Santander (dallo 0,7 allo 0,58).

Poiché De Paolini è troppo scaltro e consumato per accontentarsi di queste notizie, Perissirotto viene incalzato con un certo pudore ed è costretto a parlare anche della partecipazione in IntesaSanPaolo che è passata dal 4,92 al 3,27%. Da buon ragioniere che tiene d'occhio i conti e non ostenta l'aquila asburgica sulla divisa da "polizzaro", il capo delle Generali parla anche della Grecia e dei 3,4 miliardi che pesano sul bilancio della Compagnia.

Rifiuta però l'insinuazione formulata da quel diavoletto italo-americano di Zingales che l'impatto sia ricaduto sui clienti assicurati dalle Generali, e con uno scatto di orgoglio sostiene che la performance negativa dell'ultimo anno (-35%) coincide esattamente con quella dei titoli più prestigiosi della Borsa italiana.

Anche "MF", come il "Sole 24 Ore" nella penna di Zingales, evita di scendere su altri terreni insidiosi e nessuna domanda viene fatta al polizzaro di Trieste sull'infelice joint-venture con Ppf del cecoslovacco Petr Kellner che nel 2014 scaricherà sugli azionisti un macigno da 4 miliardi. C'è poi un altro problema ben più delicato che tocca sulla pelle il futuro del Leone di Trieste e del suo amministratore delegato: è il rapporto con Mediobanca che detiene il 14,7% di Generali e ha sempre utilizzato la Compagnia come un pozzo di acqua che serve a rinfrescare i bilanci di Piazzetta Cuccia.

Ora qualcuno dovrebbe scrivere a chiare lettere che in questo momento i rapporti tra la merchant bank milanese e la prima compagnia di assicurazioni italiana sono di totale disaffezione. È questo il vero problema sul quale si misurerà il futuro del Leone di Trieste e del suo pacioso amministratore.

Se poi qualche giornalista, affrancato dall'ossequio, avrà voglia di approfondire l'argomento, allora potrà percepire che ai piani alti di Mediobanca (dove peraltro il pallido Nagel e il grigio Pagliaro si dibattono tra mille dossier) è già spuntato il nome del successore del buon Perissirotto.

L'uomo su cui Piazzetta Cuccia punta per riportare equilibrio nei rapporti tra Milano e Trieste è Mario Greco, il 52enne manager napoletano che dopo essere stato partner di McKinsey ha guidato fino al 2005 la Ras per poi lasciare il posto al Cucchiani che oggi guida IntesaSanPaolo.

Forse è arrivato il momento di parlarne.

3- PASSERA IN CARCERE
Chi ha visto ieri mattina Corradino Passera all'Auditorium di Roma dove Stefano Parisi ha organizzato uno dei tanti convegnetti sull'Italia digitale, ha notato che il volto dell'ex-banchiere e Superministro era soddisfatto.

Ormai è chiaro che Corradino sente il pallino tra le mani e ritiene che per salvare la faccia ed evitare "complotti" il premier ha bisogno di atti concreti. E qualcosa di concreto comincia a realizzarsi in giro per l'Italia. Un esempio arriva da Bolzano dove hanno deciso di realizzare il nuovo carcere utilizzando il project financing, lo strumento che mette insieme capitali pubblici e privati.

L'amministrazione locale ha scelto PriceWaterHouseCoopers come global advisor e questo sarà il primo esempio di applicazione concreta dell'articolo 43 del decreto legge sulle liberalizzazioni che ha ufficialmente sdoganato il project financing carcerario.

Per Corradino è un risultato molto positivo perché sul Piano Carceri ha lavorato in largo anticipo fin dai tempi in cui era ancora al vertice di IntesaSanPaolo. La banca milanese ha costruito un dossier con la formula del project financing che prevede interventi per 400 milioni di euro.

A un certo punto era parso che non se ne facesse nulla e che il governo ignorasse il delicato problema del sovraffollamento. Poi è arrivata come un fulmine la ministra ex-Prefetto Cancellieri che ha strappato dalle mani della collega della Giustizia, Severino, il Piano Carceri sul quale il magistrato Franco Ionta, ex-direttore del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, si è opposto fino al punto di rimetterci la poltrona.


4- IN FINMECCANICA SI CAMBIA! ACCORDO CON LAGERFELD PER UN ELICOTTERO VIP

Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che per trovare notizie fresche e appetitose su Finmeccanica non bisogna rompersi il capo tra le carte della Lega amica di Giuseppe Orsi. È meglio di gran lunga visitare il sito Lux Gallery, il portale del lusso dove oltre a parlare di Madonna e del calendario Pirelli, si apprende una curiosa notizia su AgustaWestland.

Sembra infatti che la società controllata da Finmeccanica abbia affidato allo stilista Karl Lagerfeld il compito di disegnare il brand di un elicottero per vip "dotato di un'ampia e confortevole cabina da 15 posti".

Rispetto alle voci incontrollate sulle possibili partnership di Finmeccanica (cinesi, spagnoli e giapponesi), interessati a entrare nel capitale di AnsaldoBreda e Ansaldo Sts, questo accordo con lo stilista tedesco è dato per sicuro".

5- UNICREDIT RUMORS
Sembra fatta per Giuseppe Vita a Unicredit, forse gia' stasera la nomina. A Palenzona fa gola solo Mediobanca.

 

 

ELSA FORNERO CON IL DITINO ALZATOMario Monti prega per noi EMMA MARCEGAGLIA RENATO BRUNETTA FRANCESCO GIAVAZZI alberto alesinaGIOVANNI PERISSINOTTO LUIGI ZINGALES Osvaldo De PaoliniPetr_Kellner