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SONDRIO O SON DESTO? CON L’80% DI ADESIONI ALL’OFFERTA PUBBLICA DI SCAMBIO SULLA POPOLARE DI SONDRIO, ORA BPER PUNTA A DIVENTARE LA TERZA FORZA BANCARIA IN ITALIA, ALLE SPALLE DI INTESA SANPAOLO E UNICREDIT – DALLA FUSIONE IN VISTA, NASCERÀ UN GRUPPO CON DUEMILA FILIALI, 400 MILIARDI DI ASSET IN GESTIONE E UNA QUOTA DELL'8% NEL MERCATO NAZIONALE – MA L’ISTITUTO GUIDATO DA GIANNI FRANCO PAPA POTREBBE FINIRE NEL MIRINO DEI BIG DEL CREDITO ITALIANI E STRANIERI – ECCO COME CAMBIA ORA LA PARTITA DEL RISIKO BANCARIO…
Estratto dell’articolo di Michele Chicco per “La Stampa”
BPER – BANCA POPOLARE DI SONDRIO
Duemila filiali in tutta Italia e 400 miliardi di asset in gestione fanno della nuova Bper la legittima pretendente al terzo gradino del podio nella classifica dei gruppi bancari del Paese, alle spalle di Intesa Sanpaolo e Unicredit.
Non più Milano con Banco-Bpm e spente - per ora - le ambizioni di Monte dei Paschi di Siena: la medaglia di bronzo la conquista quel triangolo finanziario che si estende tra Modena, Genova e Sondrio che sotto la regia sapiente e silenziosa di Unipol ha saputo estendere la sua sfera di influenza, fino a conquistare il 10% del mercato italiano.
L'offerta pubblica di scambio sulla Popolare di Sondrio, andata a segno con più dell'80% di adesioni, è solo l'ultima mossa strategica di Bper che da quando si è fusa con Unipol banca, nel 2019, ha iniziato la sua scalata dei ranking.
Prima ha inglobato le filiali cedute da Intesa Sanpaolo per l'integrazione con Ubi, poi ha rilevato in blocco Carige e ora ha iniziato a lavorare alla fusione con la storica banca valtellinese che difendeva la sua autonomia dal 1871. Per procedere all'incorporazione con la Popolare, la Bper guidata da Gianni Franco Papa dovrà passare da un'assemblea dei soci della quale controlla più dei i due-terzi. È solo questione di tempo: tutto può chiudersi entro l'anno, con il consiglio della Sondrio che potrebbe far posto a un nuovo board dopo la presentazione della semestrale del 5 agosto.
L'operazione, evidenzia chi conosce da vicino il dossier, «ha decisamente senso industriale, perché aumenta la scala dell'operatore e porta a generare ampie sinergie», stimate in 290 milioni.
Bper, portando nel suo perimetro Sondrio, potrà far leva su «tre elementi strategici» che le permetteranno di rendere più solido il flusso dei ricavi, a partire dai servizi di tesoreria per comuni e università che la Popolare valtellinese ha coltivato negli anni, fino a detenere una quota di mercato rilevante con 131 sportelli specializzati che si aggiungono alle sue 360 filiali sul territorio.
Oltre a questo «polo di eccellenza», Bper potrà beneficiare della rete che Sondrio ha sviluppato a supporto delle piccole e medie imprese all'estero e riuscirà a valorizzare Factorit, la partecipata della Popolare focalizzata sul factoring che solo nel 2024 ha visto l'ammontare dei crediti ceduti superare i 20 miliardi di euro (+9,1% rispetto ai 18,3 miliardi del 2023).
Le preoccupazioni per la fusione sono tutte in Valtellina, un territorio già scosso in passato dall'acquisizione di Creval da parte di Crédit Agricole e che vede nella Popolare l'ultimo presidio per il sostegno alle micro imprese.
Dopo l'operazione, notano le stesse fonti, Bper con Sondrio diventa «più solida e difficilmente scalabile», con un socio forte come Unipol che resterà al comando con il 20% delle azioni. Le pedine del risiko si muovono però veloci e un player con una rete «tutt'altro che irrilevante» desta curiosità.
Di dossier ne circolano diversi nelle sale operative e c'è chi punta a legare i destini di Bper e Banco Bpm, per consolidare il terzo polo come punto di riferimento delle pmi italiane. Altri vedono in Bper il giusto gruppo per il salto dimensionale di chi le sta davanti, Intesa e Unicredit.
Se per la prima sarebbero i profili Antitrust a gelare gli entusiasmi, Unicredit avrebbe invece lo spazio di manovra. «È solo una suggestione - spiega un banker - ma Unipol potrebbe guardare a un progetto industriale con uno dei grandi gruppi e siglare un accordo di bancassurance di lungo periodo».
Le banche italiane dovranno anche farsi trovar pronte davanti alle sfide lanciate dai player europei. «Da qui ai prossimi mesi - nota Luigi Mastrangelo, Financial Services Industry Leader di Deloitte - potremo avere dei nuovi fenomeni aggregativi locali, come succede in tutta Europa. Questi movimenti potrebbero portarci ad altre fusioni transfrontaliere, perché l'obiettivo è creare dei gruppi che riescano a competere sul mercato globale». […]
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