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Fabrizio Massaro per “Il Corriere della Sera”
È stato rimesso in libertà il banchiere Ruggero Magnoni, che era dal 9 maggio agli arresti domiciliari nell’ambito di un’inchiesta del pm di Milano Gaetano Ruta sul crac del gruppo Sopaf, controllata dalla famiglia del banchiere ex Lehman Brothers e poi Nomura. Ruggero Magnoni era stato colpito dalla misura cautelare insieme con i fratelli Aldo e Giorgio, il figlio di quest’ultimo, Luca, e con Andrea Toschi, Gianluca Selvi e Alberto Ciaperoni per le ipotesi (a vario titolo) di associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta, frode fiscale, truffa e appropriazione indebita nei confronti fra l’altro di tre casse previdenziali (Ragionieri, Inpgi e Enpam) per 79 milioni.
«Il gip Donatella Banci Buonamici, con parere favorevole del pm, ha accolto la richiesta di revoca degli arresti domiciliari», ha spiegato l’avvocato Ennio Amodio, «prescrivendogli di non uscire dal territorio nazionale senza previa autorizzazione del giudice».
Il provvedimento del gip, emesso ieri attorno alle 19, è arrivato dopo l’interrogatorio di Magnoni dal pm del 27 giugno scorso. «La difesa ha dimostrato che Ruggero Magnoni non ha mai avuto alcun potere di gestione né ingerenza, né ha dato suggerimento per la gestione di Sopaf, che peraltro è una società quotata con suoi organi di amministrazione e di controllo.
Abbiamo dimostrato che il solo legame familiare» con Giorgio, già vicepresidente nonché azionista di controllo di Sopaf, «non poteva di per sé comportare una influenza sulla società. Abbiamo anche dimostrato che le apparizioni di Ruggero in Sopaf siano state del tutto rare e non programmate». Il gip lo scorso 19 giugno aveva respinto la richiesta di revoca per Ruggero Magnoni presentata dai legali all’indomani dell’assoluzione in Appello dei fratelli Giorgio e Aldo dall’accusa di truffa alla Cr Ferrara, che è tra gli episodi contestati dal pm Ruta.
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