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SI ANNUNCIANO TEMPI SEMPRE PIU' DURI PER LA GIORGIA DEI DUE MONDI - AL SUMMIT DI LONDRA, STARMER E…
SPEZZA-TIM! VENDUTA L’ARGENTERIA (LA RETE, I RIPETITORI DI INWIT, I CAVI DI SPARKLE), COSA RESTERÀ DELL’EX GLORIOSA TELECOM? L’IPOTESI PIÙ ROBUSTA ERA DI UNA TRIPARTIZIONE: ENTERPRISE E SERVIZI AL FONDO CVC, CONSUMERE A ILIAD E TIM BRASILE SUL MERCATO. MA L’INGRESSO DI POSTE CAMBIA TUTTO: IL GOVERNO RIENTRA NELL’EX MONOPOLISTA NON PER INTERESSI FINANZIARI E ACCUMULARE DIVIDENDI (CHE NON CI SONO), MA PER COMANDARE – IL PASTROCCHIO FIBERCOP E L’INFLUENZA DELLA FRANCOFOBIA DEL GOVERNO...
Estratto dell’articolo di Carlo Tecce per “L’Espresso”
Ohibò. Una volta spezzato in due il corpo già agonizzante della vecchia Telecom, ci si è meravigliati che né Fibercop con la rete rame mista fibra né quel che rimane di Tim scoppiano di salute.
Fibercop è davvero un fenomeno prodigioso: in un semestre la società che doveva cablare l'Italia […] ha bruciato l'amministratore delegato Luigi Ferraris, le perizie tecniche allegate ai contratti, la pazienza degli azionisti stranieri che hanno investito per guadagnare bene e presto.
Che ne sarà di Fibercop è un tema a lenta cottura, un brasato, che angoscia Palazzo Chigi e non troppo il fondo Kkr che ne detiene la quota più grossa: il governo verrà a salvarci, pensano gli americani.
Col tempo scopriremo se hanno ragione. Invece in Tim sono ancora in sollucchero perché, con l'operazione scorporo della rete rame e un po' di fibra rifilata a Fibercop, sono riusciti ad abbattere il debito e il carico di personale.
Ieri l'operazione scorporo sembrava un affare per il fondo americano Kkr, oggi potrebbe sembrare un capolavoro di Pietro Labriola gran capo di Tim, domani si teme possa essere, più che sembrare, un corpo già agonizzante spezzato in due, e basta. Con quel che significa.
E qui arriva Poste Italiane, che ha appena scambiato una partecipazione con Cassa depositi e prestiti e l'ha fatto per un interesse strategico e industriale non finanziario, cioè per comandare e governare, non per agguantare dividendi (semmai ce ne fossero).
Poste ha lasciato a Cdp il suo 3,8 per cento in Nexi pagamenti digitali e si è presa il 9,8 per cento di Tim con un conguaglio di 170 milioni di euro, prezzo scontato all'ultimo per il titolo che si è raffreddato, e adesso ne spieghiamo i motivi.
[…] Non si fa particolare menzione di altri due punti essenziali per Tim: venduta la rete in rame e fibra, l'ad Labriola ha venduto i ripetitori di Inwit e i cavi sottomarini di Sparkle; lo stesso Labriola confida di transare quest'anno col governo i canoni non corrisposti nel 1998, la sentenza ha fissato il risarcimento a oltre un miliardo di euro, ma se lo Stato paga subito può sperare in un prezzo di favore.
Questo è successo nel giro di un semestre, per il prossimo semestre non prendete impegni. Sarà molto intenso. […] Lo scorporo, con il lancio di una nuova società, non ha certo aiutato.
Aggravante uno.
Tim è il principale operatore per la rete fissa col 38 per cento, ma in un anno ha perso l'1,9 e di conseguenza l'ha perso Fibercop che fornisce la rete a Tim. Aggravante due. Entro dicembre l'Antitrust deve stabilire se l'accordo che obbliga Tim a utilizzare Fibercop, circa 2 miliardi annui per 15 anni più 15 rinnovabili, configura una violazione della libera concorrenza.
Il 27 per cento delle sim per traffico voce e dati è di Tim, Vodafone è assai vicina alla vetta, ma entrambe arretrano. L'unica che cresce è Iliad. Però nelle sottocategorie di sim residenziali e prepagate è Wind Tre il campione, mentre Tim è forte con gli abbonamenti.
Il mercato già da settimane fa presagire nuovi movimenti attorno a Tim più che il ritorno ai dividendi. Spezzata in due e vuotata l'argenteria, la società di Labriola potrebbe trasformarsi in uno spezzatino. Lo scenario è cambiato drasticamente con Poste Italiane, ma che scenario?
A lungo è circolata l'ipotesi, molto robusta, di un ingresso in Tim del fondo britannico Cvc, che già controlla Maticmind al fianco di Cdp, rilevando la partecipazione dei francesi Vivendi. La famiglia di Vincent Bolloré ha fallito la seconda campagna d'Italia e, fra l'ex Telecom e Mediaset, ha disperso circa 4 miliardi di euro, ma è ancora incagliata in Tim con il 23,75 per cento.
Anche gli altri francesi di Iliad hanno volteggiato con insistenza su Tim, stuzzicati dall'occasione di allargare la presenza in Italia. Dunque l'ipotesi spezzatino: un pezzo per Cvc (enterprise, servizi), un pezzo per Iliad (consumer, clienti), un pezzo per il miglior offerente (Tim Brasile).
Il titolo in Borsa ha trottato con varie congetture, il governo ha esitato per vari motivi. Il più geopolitico (o francofobico): Vodafone Fastweb è svizzera, Wind Tre è cinese, Iliad è francese, possiamo ritirarci dalla telefonia, che include datacenter e l'archiviazione in cloud, lasciando Tim ai francesi di Iliad che avanzano e ai francesi di Vivendi che mollano?
pietro labriola a Italian Tech Week
Allora si è inserita Poste Italiane, che da anni studia combinazioni industriali con Tim. La circostanza per l'ad Matteo Del Fante era propizia perché Cassa depositi e prestiti aveva bisogno di uscire da una Tim privata di ogni tipo di infrastruttura. Poste è attiva già nel mercato delle sim con circa il 4 per cento e il marchio Poste Mobile.
Si appoggia a Vodafone, l'accordo è scaduto e potrebbe passare a Tim. Questi sono dettagli. Il governo azionista (35 per cento Cdp, 29 il Tesoro) non ha ridotto la sua quota in Poste per fare cassa subito, ma ha preferito saggiamente conservare i dividendi. Le cedole sono sempre più abbondanti. Quest'anno da 1,4 miliardi. […]
Ovviamente Poste Italiane, in prospettiva, si pone come guida industriale (le parole si ripetono) per l'ex Telecom. Nel percorso di ingresso non va scartato un coinvolgimento né di un fondo come il britannico Cvc né di un alleato di settore come Iliad, ma non c'è una speciale urgenza.
Questo dipende da Labriola e dai suoi collaboratori, in attesa di nuovi azionisti già sbarcati o pronti a sbarcare: che modello di azienda vogliono sviluppare adesso che dovrebbero essere liberi dal peso della rete? Poste può valutare le condizioni migliori per aumentare la quota in Tim e addirittura Vivendi, nonostante le batoste subite, può riflettere e calibrare meglio il suo eventuale addio. Non si deve rinunciare, a proposito di opportunità per citare Del Fante, alla possibilità di sorprendersi. Con una convinzione però, si 2 perdoni se banale: il governo dovrebbe rego- w lare il mercato, non illudersi di plasmarlo a R.
suo piacimento. Altrimenti finisce con un corpo già agonizzante spezzato in due.
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