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LE TOGHE ALZANO LA VOCE, GIORGIA APRE AL DIALOGO (O FA FINTA DI FARLO) – NEL GIORNO DELLO SCIOPERO DEI MAGISTRATI CONTRO LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, MELONI CONVOCA UN VERTICE A PALAZZO CHIGI E USA TONI CONCILIANTI – IL GOVERNO È DISPONIBILE A DISCUTERE ALCUNE MODIFICHE, COME IL "SORTEGGIO TEMPERATO" PER I MEMBRI TOGATI DEI DUE CSM E LE QUOTE ROSA, MA SOLO DOPO L’APPROVAZIONE DEFINITIVA DELLA RIFORMA. UNA PROMESSA VAGA – I MELONIANI CHIARISCONO: “IL TESTO È BLINDATO, SI METTANO TUTTI L'ANIMA IN PACE...”
Estratto dell’articolo di Federico Capurso per "la Stampa"
sciopero dei magistrati - protesta davanti al tribunale di milano
Nel giorno del grande sciopero dei giudici, Giorgia Meloni convoca un vertice a Palazzo Chigi e fa sapere agli alleati di voler aprire un «dialogo con la magistratura». Dialogo che tuttavia rischia di essere breve. E, soprattutto, di non finire bene.
L'Associazione nazionale dei magistrati chiede da mesi un confronto con il governo per modificare la riforma costituzionale che introduce la separazione delle carriere. Occasione che arriverà mercoledì prossimo, quando Meloni incontrerà nel suo ufficio il nuovo presidente dell'Anm, Cesare Parodi.
I fedelissimi della presidente del Consiglio fanno però sapere, in vista di quel faccia a faccia, che «il testo della riforma è blindato, si mettano tutti l'anima in pace». Semmai, per la premier, si può negoziare con l'Anm su alcune future norme applicative che il Parlamento discuterà una volta approvata la riforma, tra qualche anno.
Potrebbe, ad esempio, tornare la proposta del senatore forzista Pier Antonio Zanettin con cui si introduce il "sorteggio temperato" per i membri togati dei due Csm (i candidati sorteggiati comporrebbero un listino all'interno del quale i magistrati potrebbero votare i membri da eleggere) e poi c'è disponibilità ad affrontare il tema delle quote rosa. In sostanza, sul tavolo della premier, mercoledì ci sarà solo una promessa vaga e lontana.
[...] La fragilità di questa nuova fase dialogante non è sfuggita a nessuno: «Se ci presentiamo al tavolo con queste carte – spiega a La Stampa uno dei partecipanti alla riunione –, la prossima settimana i magistrati ci attaccheranno di nuovo e avranno la forza di questo sciopero a spingerli». La domanda, tra i presenti, viene spontanea: «Che senso ha fare questa apertura e mostrarsi deboli?».
Servirà a poco invitare a Palazzo Chigi, lo stesso giorno, anche Francesco Petrelli, il presidente dell'Unione delle camere penali – da sempre favorevole alla riforma – in modo da poter mostrare che nel mondo della giustizia c'è chi non contesta la separazione delle carriere. Gli avvocati penalisti in questi giorni sono tornati alla carica contro l'Anm e il suo sciopero che, fanno sapere, servirebbe solo «a nascondere gli scandali e a continuare a tutelare privilegi e potere»: musica per le orecchie di Meloni. Ma questo non sarà mai un argine abbastanza robusto, per il governo, di fronte alle proteste dei magistrati.
sciopero dei magistrati - protesta davanti alla cassazione a roma
Meloni ne è cosciente. Eppure, negli ultimi tempi, si sta trattenendo dall'usare toni aggressivi contro i giudici. Qualche attacco, sì, ma niente a che vedere con quelli sferrati negli ultimi mesi. Ha bisogno, anzi, di mostrare un pizzico di disponibilità. E se gli alleati non si mostrano entusiasti, può cercare conforto nella consapevolezza che questo sforzo è di certo gradito al Quirinale.
La premier chiede quindi a tutti di evitare qualunque polemica con i giudici, da qui a mercoledì prossimo. Toni soft. Persino Tajani, che vede in questa riforma la sfida da vincere laddove non riuscì nemmeno Silvio Berlusconi, e che quindi non vorrebbe perdere tempo a cambiarne una virgola, evita ogni ruvidezza: «Fino a quando i magistrati non ci presenteranno le loro proposte, non possiamo dire se faremo delle modifiche». [...]
ANTONIO TAJANI CARLO NORDIO
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