DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1%…
G.Pao. per la Stampa
«Ho scelto il giorno sbagliato per smettere di fumare». La battuta di un vecchio film demenziale (L' aereo più pazzo mondo, del 1980) sarà risuonata più volte ieri nel grattacielo di piazza Gae Aulenti dove ha la sua sede il gruppo Unicredit. Il perché è semplice: la più grande operazione di aumento di capitale sul mercato italiano e la più grande in Europa dal 2010 (13 miliardi di euro) è stata lanciata in una giornata in cui lo spread è tornato sopra quota 200 punti, la Borsa italiana è andata a picco e gli investitori si sono interrogati sulla tenuta dell' euro e sulla spinta delle politiche antieuropeiste che avanzano in vari paesi europei.
Peccato perché fino a ieri mattina prima delle nove, quando hanno aperto i mercati, l' operazione sembrava avviata verso un sicuro successo. L' operazione, per quanto grande, è tutta garantita da un consorzio di banche che sottoscriverà l' eventuale inoptato. Le indicazioni arrivate dai sondaggi presso gli investitori e l' attività di premarketing avevano fornito indicazioni più che rassicuranti. Venerdì sera, un banchiere coinvolto nell' operazione diceva solo «nessun problema, nessun timore» per l' aumento che si chiuderà il prossimo 10 marzo.
Piccolo dettaglio: in quello stesso giorno Unicredit dovrà pagare le cedole su alcuni bond ad alto rischio, pagamento che non sarà in grado di onorare se non migliorerà i propri livelli patrimoniali come richiesto dalla Bce. Che le cose sarebbero andate non proprio benissimo è stato però chiaro fin dalle prime battute, quando sia le azioni che i diritti dell' aumento (negoziati da ieri con l' avvio dell' operazione) hanno preso la stessa direzione: entrambi in calo.
In tempi normali, se è fisiologico il calo anche in virtù di un forte sconto sull' aumento, i diritti avrebbero dovuto salire. Invece vanno giù entrambi e a fine seduta le azioni ordinarie hanno chiuso in calo del 6,86% a 12,21 euro, diritti giù del 18,85% a 10,59 euro. Il combinato azione-diritto ha così chiuso in calo del 12,8% rispetto a venerdì, secondo i calcoli dell' agenzia Radiocor. Secondo gli analisti il titolo è ancora una opportunità. Equita ha fissato un obiettivo di prezzo a 16,4 euro, mentre Banca Akros è ancora più ottimista e stima un obiettivo a 18,8 euro.
L' operazione di rafforzamento di quella che è l' unica banca italiana di valenza sistemica è non solo lunga ma particolarmente complicata, data la presenza internazionale dell' istituto. I diritti di opzione potranno essere esercitati per sottoscrivere l' aumento fino al 23 febbraio in Italia e Germania e dall' 8 al 22 febbraio in Polonia mentre saranno negoziabili in Borsa fino al 17 febbraio.
La complessità e la mole dell' operazione la rendono anche molto redditizia per le banche che ci stanno lavorando e molto cara per Unicredit, che su 13 miliardi potrebbe pagare fino a 500 milioni alle 19 banche che partecipano al consorzio: Morgan Stanley e Ubs saranno structuring advisor; Bofa Merrill Lynch, Jp Morgan e Mediobanca saranno joint global coordinator e joint bookrunner. Citigroup, Credit Suisse, Deutsche Bank, Goldman Sachs International e Hsbc co-global coordinator e joint bookrunner. Banca Imi (gruppo Intesa Sanpaolo), Banco Santander, Barclays, Bbva, Bnp Paribas, Commerzbank, Crédit Agricole Natixis e Société Générale joint bookrunner.
«Hanno solo scelto il giorno sbagliato», dice il gestore, che guarda l' eurozona come fosse l' aereo più pazzo del mondo.
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