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Roberto Bagnoli per il "Corriere della Sera"
Ringrazia il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, «abbiamo bisogno di lui e di altri come lui», punta a una Confindustria «vero propulsore della crescita» e promette un «sistema associativo semplice per una organizzazione forte e coesa». In Viale Astronomia è ufficialmente iniziata l'era di Giorgio Squinzi, che ieri è stato eletto presidente dall'assemblea privata composta da oltre mille imprenditori con un consenso del 94% tale da mandare in archivio tutte le tensioni del duello con Alberto Bombassei.
Anticipando l'intervento che farà oggi all'Auditorium di fronte a un pezzo importante del governo, ai rappresentanti delle forze politiche e sindacali, Squinzi ha voluto precisare nelle sue priorità anche un «recupero di credibilità alla contrattazione nazionale» e la «riforma della pubblica amministrazione con una forte semplificazione burocratica». Per avere, soprattutto, un «Paese normale».
Emma Marcegaglia, la prima donna al comando nella storia confindustriale, lascia dopo quattro anni, dentro i quali spiccano il nuovo modello contrattuale, la riforma del lavoro, l'uscita della Fiat e un memorabile scontro con l'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Incrinando la sua immagine di lady di ferro non riesce a trattenere le lacrime accompagnate da una rumorosa e affettuosa standing ovation. Nel suo discorso di addio ha mandato due messaggi.
«La politica non capisce che deve cambiare», ha detto senza nascondere la sua preoccupazione «per un clima intorno a noi che non ci piace, si moltiplicano i segni di caduta della coesione sociale». Ha voluto salutare e ringraziare il suo vice per le relazioni industriali Bombassei e ha usato parole di peso per i past president Luigi Abete e Giorgio Fossa «sempre presenti anche nei momenti più bui e di difficoltà ».
Ha voluto anche ricordare, prima di correre incontro alla figlia Gaia, le cifre che dimostrano una Confindustria sotto il suo mandato con più associati (le imprese iscritte sono aumentate da 130 a 149 mila) augurandosi che la ferita dell'uscita del Lingotto possa rientrare.
La grande nave degli imprenditori riprende ora la rotta con una nuova guida e una nuova squadra fatta da 11 vicepresidenti, 5 comitati tecnici e un pugno di deleghe. I nomi degli uomini che affiancheranno Squinzi sono già noti. Ricordiamo, tra gli altri, il ruolo decisamente nuovo di Aurelio Regina destinato, per la mole di incarichi, a diventare la controparte del ministro dello Sviluppo Corrado Passera.
Quello di Stefano Dolcetta, l'ex numero due di Federmeccanica, che andrà a seguire le relazioni industriali e quindi l'applicazione della neoriforma del Lavoro. Quelli di Ivan Lo Bello all'education e dell'amministratore delegato di Enel Fulvio Conti all'ufficio studi. Cruciale anche il ruolo di Antonella Mansi che, seguendo l'organizzazione, si dovrà muovere in tandem con Carlo Pesenti, nominato alla guida del comitato per la riforma interna. Seguono Diana Bracco (ricerca e innovazione), Gaetano Maccaferri (politiche regionali), Aldo Bonomi (Reti di impresa), Alessandro Laterza (Mezzogiorno), Vincenzo Boccia, (piccola industria) e Jacopo Morelli per i giovani.
Ieri è stato anche rinnovato il direttivo che affiancherà Squinzi nelle decisioni più delicate per il biennio 2012-2014. Sarà rappresentato da Franco Bernabè, Paolo Scaroni, Marco Tronchetti Provera, Giovanni Borri, Luigi Brugnaro, Gianfranco Carbonato, Marco Lavazza, Carlo Mazzoleni, Alberto Meomartini, Alessandro Vardanega, Maria Cristina Bertellini e Stefano Zappolini. Su proposta di Squinzi entrano Fedele Confalonieri, Mauro Moretti, Massimo Cavazza e Riccardo Cravero.
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