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DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO…
Roberto Giovannini per “la Stampa”
Come la Bulgaria: BBB-. Solo un gradino sopra il livello dei «titoli spazzatura». Una brutta botta per il governo, l’ennesima declassamento del rating dei titoli pubblici italiani, deciso dall’agenzia Usa Standard & Poor’s. Passiamo così da BBB con prospettive negative a BBB-, con outlook economico stabile. Nel mirino di S&P c’è esattamente uno dei caposaldi della strategia economica del governo Renzi, ovvero il «Jobs Act».
matteo renzi pier carlo padoan
Un provvedimento positivo, dicono gli analisti dell’agenzia; soltanto che non creerà occupazione nel breve termine, e in ogni caso non prima del varo dei decreti attuativi, che però potrebbero «essere ammorbiditi» alla luce di una «opposizione crescente». Dunque, «il già elevato tasso di disoccupazione potrebbe peggiorare fino a che non arriverà una sostenibile ripresa economica». E così, «un forte aumento del debito, accompagnato da una crescita perennemente debole e bassa competitività, non è compatibile con un rating BBB».
matteo renzi pier carlo padoan
Uno schiaffo pesante, anche se Palazzo Chigi spiega che il downgrading dell’Italia da parte di S&P è soprattutto una richiesta di accelerare sulle riforme. «La cosa “positiva” è che vedono elementi buoni nelle riforme strutturali, ma non tali da compensare l’aumento del debito e risvegliare l’economia nel breve», spiegano fonti di governo, facendo notare che quella di S&P «non è una bocciatura del Jobs Act, anzi. Dicono che le riforme vanno bene, ma che bisogna andare ancora più veloce».
Vero è che S&P non mostra grande fiducia nelle prospettive economiche del nostro paese. Per l’inizio dell’anno prossimo si prevede che l’economia italiana esca dalla recessione, ma nonostante tutto il Pil 2015 crescerà soltanto dello 0,2%, contro la precedente stima dell’1,1%.
Quel che è più grave è che «rispetto alle previsioni del governo - sottolinea S&P - vediamo una ripresa più debole nei consumi privati»: colpa delle deboli condizioni del mercato del lavoro, dove regna un’altissima disoccupazione, del livello elevato della pressione fiscale, e dei tagli alla spesa. Sotto tono anche gli investimenti.
Sull’altro piatto della bilancia, «l’aspettativa che il governo applicherà in modo graduale importanti riforme strutturali e di bilancio, organiche e potenzialmente a sostegno della crescita». Ma mettendo su un piatto della bilancia cose positive e cose negative, stante la «ricorrente debolezza che vediamo nel Pil reale e nominale italiano e nella sua compromessa competitività», c’è ancora un rischio per la sostenibilità delle finanze pubbliche.
Un rischio che per Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan non esiste. Chi ha sentito il premier dopo la diffusione della notizia del downgrading, parla di un premier amareggiato, che non avrebbe nascosto la sua delusione per il trattamento inflitto all’Italia. «Lo spread è sceso sotto i 120 - aveva detto Renzi in giornata - ma essendo buona notizia, non va oltre i trafiletti. Solo per ricordare: eravamo a 200 nove mesi fa. Duecento».
L’Irlanda, ormai ex malato d’Europa, è stata promossa da S&P: che ha portato il rating di lungo termine a «A» da «A-» e quello di breve termine a «A-1» da «A-2». L’outlook è «stabile», riflesso del miglioramento delle finanze del governo e della qualità degli asset nel sistema finanziario «contro i rischi prevalenti al ribasso associati alle prospettive di crescita».
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