SUP-POSTA ALITALIA PER FIUMICINO: A RISCHIO IL MEGAPROGETTO DA 2 MILIARDI DI EURO. FARÀ LA FINE DI MALPENSA?

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Alberto Statera per "Affari & Finanza - la Repubblica"

Il fantasma della 'Grande Malpensa', il fallito sogno varesino della Lega che si è trasformato in incubo e che è costato a tutti noi qualche miliardo di euro, aleggia adesso su Fiumicino. Il disastro dell'Alitalia, cucinato cinque anni fa da Berlusconi in nome dell' 'italianità' (costato finora 4 miliardi di euro) rischia di affossare uno dei pochi progetti d'investimento che sarebbero pronti a partire: lo sviluppo dell'aeroporto romano, un asset strategico per il turismo e tutta l'economia, per farne un'infrastruttura moderna degna della capitale, pronta ad affrontare il futuro di un paese che si spera prima o poi torni a crescere.

Il piano degli Aeroporti di Roma, che ha già avuto un iter lungo e complesso, prevede la realizzazione di tre nuovi terminal e aree di imbarco, con un investimento di oltre 2 miliardi di qui al 2021, con un'occupazione valutata in 15 mila posti di lavoro diretti nei cantieri e altre migliaia nell'indotto. Il ministero dell'Ambiente ha già dato il suo parere positivo, ma manca la firma di un decreto interministeriale dell'Ambiente e dei Beni Culturali, che tarda ad arrivare.

A questo punto la crisi dell'Alitalia è riprecipitata, come era facilmente prevedibile fin da quando Berlusconi ci mise le mani usandola come grimandello propagandistico della sua campagna elettorale suscitando l'ironia dell'opinione pubblica internazionale, che definì 'pittoresco capitalistico' il suo affannarsi alla ricerca di un gruppo di 'patrioti' disposti a investire 847 milioni nella sua causa già persa, ma demagogicamente efficace. Per cui adesso nelle mani del governo Letta è non solo la ricerca di una soluzione possibile per l'Alitalia, ma anche il connesso investimento su Fiumicino.

L'Alitalia vale attualmente il 45 per cento del traffico sull'aeroporto della capitale. Se il fatto che la compagnia sia stata portata al fallimento, condizione che rende ardue le trattative con possibili investitori stranieri, costringerà ad accettare condizioni capestro dell'Air France o di altri possibili partner stranieri, con il trasferimento dei voli a lungo raggio su un altro hub, significherà perdere milioni di passeggeri e ridurre l'aeroporto della capitale a uno scalo di serie C.

Tutti i grandi aeroporti hanno infatti bisogno di un 'hub carrier', come Hethrow con British Airways, Charles De Gaulle con Air France, Francoforte con Lufthansa, Atlanta con Delta. Solo così si può contare su passeggeri in transito con voli diretti a destinazioni internazionali e intercontinentali, che sono le più redditizie. Oggi Fiumicino ha 10 milioni di passaggeri in transito, gran parte dei quali trasportati da Alitalia, che non può permettersi di perderli. Né il paese può perdere un investimento teoricamente ai nastri di partenza, che rischia di essere ridimensionato o addirittura cassato.

Come sarà cancellato l'ulteriore sviluppo previsto da Adr con il progetto di Fiumicino-Nord, osteggiato dagli enti locali, che prevede una nuova pista e un nuovo terminal. In queste condizioni non avrebbero senso. Il dossier su cui cerca di cimentarsi il governo Letta non si chiama soltanto Alitalia/Fiumicino, ma è un primo vero test della sua capacità di affrontare in qualche modo la ripresa dello sviluppo.

 

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