FACEBOOK ECONOMY - UN’AZIENDA CHE NEL 2011 HA INCASSATO 4,2 MILIARDI $ PUO’ VALERNE 100? - CON UN BOTTINO SIMILE, ZUCKERBERG AVRÀ I MEZZI PER POTENZIARE LA PIATTAFORMA, ACQUISTARE CONCORRENTI ED ESPANDERSI ANCORA NEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO, MIGLIORARE L’UTILIZZO VIA CELLULARE E GLI STRUMENTI PUBBLICITARI - APRONO I PRIMI NEGOZI SU FACEBOOK E NEGLI USA GLI SPONSOR COMINCIANO A SPOSTARE GLI INVESTIMENTI DALLE TV AL SOCIAL NETWORK…

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Alessandro Longo per "l'Espresso"

Sarà il collocamento in Borsa (Ipo) più importante del decennio: parole di Max Wolff, anali- sta al GreenCrest Capital Management, società americana specializzata in investimenti finanziari e private equity. Si riferisce allo sbarco di Facebook a Wall Street, con una quota attorno al cinque per cento del colosso californiano che sarà offerta al pubblico.
Facebook, nella sua interezza, ha un valore stimato sui 90-100 miliardi di dollari, almeno a seguire le indicazioni del mercato secondario dove già viene comprato e venduto privatamente.

Certo, 100 miliardi (o poco meno) possono sembrare un po' troppo per un'azienda che nel 2011 ne ha ricavati 4,2 (quasi tutti dalla pubblicità). Ma il punto è che il valore dell'azienda, secondo gli analisti, va ben oltre quello che è finora misurabile. Un indizio: nel 2009 ha ricavato appena 700 milioni di dollari; nel 2013 si stima che supererà i 7 miliardi, secondo eMarketer. E già si parla di "Facebook economy": il social network ha aperto un ecosistema di business che genera un indotto stimato in 2,5 miliardi di euro e 33.800 posti di lavoro, in Italia, secondo uno studio di Deloitte, pubblicato a fine gennaio.

Tiene conto del fatto che molte aziende lavorano grazie a Facebook (quelle che creano apposite applicazioni, per esempio) o comunque ne ottengono vantaggi in termini di marketing, reputazione, pubblicità e vendite addizionali. «Credo che 100 miliardi di dollari sia un prezzo ragionevole, tutto considerato. E vedrete il valore delle azioni schizzerà subito in alto», dice Lou Kerner, analista di SecondShares e tra i più attenti osserva- tori della finanza hi-tech.

«Certo un valore così alto si giustifica solo in un modo: Facebook non è un sito normale. È il paradigma di una nuova Internet», aggiunge Andrea Rangone, a capo degli osservatori Ict presso il Politecnico di Milano. «Per la precisione è la terza fase di Internet, dopo quella basata sui portali e quella diretta dai motori di ricerca. Siamo nell'era dell'Internet delle relazioni».

Di conseguenza, abbiamo appena cominciato a vedere le potenzialità economiche di Facebook: «Credo che in futuro la pubblicità non sarà la sua fonte principale di ricavi», aggiunge Rangone. Farà soldi diventando il mediatore di gran parte delle transazioni economiche che avvengono su Internet: acquisti di giornali, giochi, vestiti».

Già ci sono negozi che hanno aperto battenti su Facebook. Che ha persino coniato una propria moneta di scambio (i "Facebook credits"), ritagliandosi una commissione del 30 per cento. «Credo che i soldi dell'Ipo serviranno a sostenere quest'espansione verso nuove forme di ricavo», dice Rangone.

I 5 miliardi di dollari dell'Ipo (che forse saliranno fino a 10 se la domanda lo consentirà) sono tanti. Per un confronto: l'Ipo di Google ha raccolto "solo" 1,9 miliardi di dollari nel 2004, eppure da allora il colosso è diventato molto di più di un semplice motore di ricerca. Kerner e Williamson prevedono quindi che Facebook userà i soldi dell'Ipo per potenziare la piattaforma e acquistare concorrenti. Obiettivi immediati: espandersi ancora nei paesi in via di sviluppo, migliorare l'utilizzo via cellulare e gli strumenti pubblicitari.

«Facebook non ha mai venduto pubblicità tramite la propria applicazione su cellulare, che ha 350 milioni di utenti; comincerà a farlo nei prossimi mesi», dice Williamson.
«È possibile che Facebook creerà anche un proprio centro media, così potrà vendere pubblicità su altri siti: molto personalizzata, però, grazie a quello che conosce sui propri utenti», aggiunge Nate Elliott, analista di Forrester Research.

È prevedibile un effetto schiacciasassi: Facebook, evolvendo, entrerà a gamba tesa sul business pubblicitario altrui. Centri media, operatori di rete mobile. Già eMarketer nota il fenomeno: negli Usa, qualche grosso sponsor comincia a spostare gli investimenti pubblicitari dai network televisivi a Facebook.

E la concorrenza? «Google resta il competitor maggiore e infatti ha appena cominciato a includere nel motore di ricerca i risultati che provengono da Google+, il suo social network», dice David Berkowitz, uno dei massimi esperti di media digitali, con lezioni a Yale, New York University e Massachusetts institute of technology. «La principale minaccia all'egemonia di Facebook viene però dal mercato cinese, dove peraltro al momento il suo sito è bloccato ed è molto forte il campione locale QQ», aggiunge Williamson.

Sul mercato globale però Facebook non ha veri rivali all'orizzonte: «Google+ dovrebbe essere migliore per riuscire a rubargli utenti. Sconta il fatto che è un'impresa titanica cambiare social network: ricostruire il proprio gruppo di amici, ripubblicare le proprie foto su un altro sito», dice Elliott. Forse bisogna rassegnarsi: Facebook è destinato ad accrescere la propria presenza nella società e nell'economia mondiali.

 

ZUCKERBERG logo facebookwall streetGoogleERIC SCHMIDT