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Marigia Mangano per il "Sole 24 Ore"
Il tema della svalutazione della partecipazione in Telecom Italia torna sul tavolo dei grandi soci di Telco, ossia Mediobanca, Generali, Intesa Sanpaolo e Telefonica.
Il prossimo consiglio di amministrazione del veicolo a cui fa capo il 22,4% di Telecom Italia è atteso per il 19 febbraio. Finora, secondo quanto si apprende, non è stata presa alcuna decisione sulla questione. Ma se ne parla. E tutto dipenderà - osservano alcune fonti - dal tenore della svalutazione dell'avviamento da parte della partecipata Telecom Italia: è in corso l'impairment test che sarà recepito dal bilancio dell'operatore tlc all'esame del consiglio il 7 marzo.
Bisognerà dunque aspettare ancora qualche settimana per vedere come si muoveranno i grandi azionisti. Tuttavia sul mercato già si inizia a ragionare su quanto potrebbe costare l'ennesimo riallineamento di valore del pacchetto del 22,4% dell'operatore telefonico. Ieri, per esempio, Equita sim ha ipotizzato una svalutazione da parte di Telco del pacchetto in Telecom Italia, attualmente in carico a 1,5 euro per azione, fino a 1,2 euro.
Numeri alla mano, considerando i tre miliardi di titoli nel portafoglio di Telco, la minusvalenza da contabilizzare in bilancio sarebbe nell'ordine di 900 milioni di euro. Una perdita che avrebbe un impatto di circa 100 milioni a testa per Mediobanca e Intesa Sanpaolo, socie all'11,62% di Telco, e del doppio (200 milioni) per Generali, a cui fa capo il 30,58% del veicolo.
Per gli spagnoli di Telefonica si arriva fino a 400 milioni di euro circa. La soglia di 1,2 euro ipotizzata dal mercato resta ad ogni modo lontana dai valori di Borsa dei titoli tlc: ieri le azioni hanno chiuso in calo del 3,54% a 0,64 euro. In pratica il pacchetto del 22,4% di Telecom Italia in mano a Telco vale 1,9 miliardi contro un valore di carico di 4,5 miliardi. Il bilancio dell'avventura tlc però è ancora più pesante: quando sono stati rilevati i titoli Telecom Italia dalla Pirelli di Marco Tronchetti Provera l'investimento è stato superiore agli 8 miliardi. Insomma, un bagno di sangue.
Tanto più che adesso, oltre al tema della svalutazione, la scatola di controllo dell'operatore tlc deve fare i conti con dividendi più magri rispetto al passato. Conti alla mano, la scelta del gruppo Telecom Italia di dimezzare la cedola si traduce in un incasso di appena 60 milioni per Telco che non bastano per coprire gli oneri finanziari. Basta scorrere il bilancio chiuso ad aprile dello scorso anno per vedere che la società ha pagato oneri finanziari per 135 milioni.
Nel dettaglio, gli oneri finanziari vedevano 58 milioni di interessi passivi sui finanziamenti, 52 milioni di interessi passivi su obbligazioni e altri 37 milioni su contratti derivati. Nel frattempo è stata rinegoziata l'intera struttura dell'indebitamento.
A fronte dell'unica partecipazione il debito è calato a 2,8 miliardi rispetto ai 3,4 miliardi precedenti, ma solo perchè i soci Telco hanno deciso di rifinanziare i prestiti in scadenza compensandone una parte con un aumento di capitale da 600 milioni, il primo da quando è stata costituita la holding nel 2008. Il debito bancario è così sceso da 2,1 a 1,050 miliardi, che si somma al prestito obbligazionario, sottoscritto dai soci, che è stato aumentato da 1,3 a 1,75 miliardi.
Un riassetto che dovrà essere rivisto tra diciotto mesi, ma che sulla carta ha dimezzato gli oneri bancari, secondo quanto si apprende. I 60 milioni di dividendi dovrebbero coprire gli interessi sulla nuova linea, ma probabilmente resteranno fuori gli interessi sul finanziamento soci. Come dire, anche non considerando la svalutazione del pacchetto in Telecom Italia, Telco con il nuovo dividendo difficilmente riuscirà a chiudere il bilancio in utile.
Franco BernabèTELECOM ITALIA MEDIA mediobanca ASSICURAZIONI GENERALIRETE TELECOM
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