FINIS MECCANICA - I PM DI ROMA CHIEDONO IL RINVIO A GIUDIZIO PER MARINA GROSSI, TOMMASO DI LERNIA, LORENZO COLA, MARCO IANNILLI, MANLIO FIORE PER LA CORRUZIONE DI ILARIO FLORESTA, MEMBRO DEL CDA ENAV - IL CONSIGLIERE IN QUOTA PDL AVREBBE GARANTITO A SELEX APPALTI SENZA GARA IN CAMBIO DI TANGENTI - PER LA MOGLIE DELL’EX PRESIDENTE FINMECCANICA, È LA SECONDA RICHIESTA DI GIUDIZIO DOPO QUELLA PER LE FATTURE FALSE…

(ANSA) - La procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio dell'ex ad di Selex Marina Grossi, moglie dell'ex presidente di Finmeccanica Pierfrancesco Guarguaglini e di altre cinque persone, coinvolte in uno dei filoni sulle presunte irrogolarità legate agli appalti Enav: quello relativo alla corruzione di un membro del cda Enav, Ilario Floresta.

I pm Paolo Ielo e Giovanni Bombardieri hanno sollecitato il processo, oltre che per Grossi e Floresta, anche per Tommaso Di Lernia, titolare della Print Sistem, Marco Iannilli, commercialista, Lorenzo Cola, ex consulente esterno di Finmeccanica e titolare della 'Arc Trade', e Manlio Fiore, ex direttore commerciale di Selex. Nella vicenda sono coinvolte, come soggetti giuridici, le società Selex, Arc Trade e Print Sistem. Il filone di indagine è quello delle dazioni a Floresta, espressione del Pdl all'interno del Cda Enav, per assicurare a Selex Sistemi Integrati, senza gara, l'appalto per la realizzazione del sistema Ads-B, che consente il monitoraggio continuo degli aerei in volo.

A tutti gli imputati, per fatti avvenuti tra il 2009 ed il 2010, è contestato il concorso in corruzione. Per l'accusa Iannilli, d'intesa con Cola, il quale avrebbe agito di concerto con Grossi e in accordo con Fiore, avrebbe promesso a Floresta 15 mila euro al mese (una sola tranche versata da Di Lernia) su conti intestati a Floresta in Egitto e attraverso società cipriote riconducibili allo stesso Di Lernia.

Non solo, Iannilli avrebbe dato al membro del Cda 299 mila euro per l'acquisto di una sua casa, della quale voleva liberarsi, a El Gouna (Hurghada), in Egitto, e promesso di assegnare una commessa relativa all'Ads-B a una società alla quale era legato suo figlio. Per Marina Grossi è la seconda richiesta di rinvio a giudizio fatta dalla procura di Roma dopo quella per un giro di false fatture per operazioni inesistenti.

 

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