TELECOM, I FONDI CAMBIANO IDEA SU FOSSATI PER COLPA DEL CONFLITTO DI GAMBERALE. E SI ORIENTANO SU RECCHI - SALE L'INTERESSE DALL'ESTERO PER L'ITALIA E IL MATTONE - ANCHE BERNA INDAGA SUL TRADING VALUTARIO

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

PARTERRE
Da "Il Sole 24 Ore"

TELECOM, ORA I FONDI CAMBIANO IDEA SU FOSSATI
Qualche merito l'avrà avuto anche Telco che, per sottrarsi alle accuse di conflitto d'interessi, non ha ricandidato neppure uno degli esponenti del suo azionariato per il rinnovo del cda Telecom. Ma se Glass Lewis, uno dei più influenti proxy advisor per gli investitori istituzionali, ha svoltato a U rispetto alle posizioni espresse a dicembre, questo lo si deve soprattutto alle scelte contradditorie della Findim di Marco Fossati, che prima di Natale era arrivato a un soffio dall'ottenere la revoca del consiglio, convincendo i fondi internazionali dei rischi per Telecom del potenziale conflitto di un azionariato legato agli interessi del concorrente Telefonica.

Glass Lewis, che aveva sostenuto in pieno la campagna prenatalizia dell'azionista ribelle, ora, secondo il documento visionato dalla Reuters, raccomanda di votare per la lista di Assogestioni (guidata dal consigliere uscente Lucia Calvosa) e per la nomina del presidente, che Findim ha chiesto di mettere ai voti in assemblea, di votare per il candidato di Telco, il presidente Eni in scadenza Giuseppe Recchi.

Quanto al candidato proposto da Fossati per il vertice, Vito Gamberale, Glass Lewis ritiene che sussista il rischio di potenziale conflitto d'interessi in quanto gestore del fondo F2i che controlla Metroweb. La stessa accusa fatta da Findim a Telco che ora, seppur in chiave minore, torna indietro come un boomerang. (A.Ol.)

I PRIVATE EQUITY USA ACCELERANO SULL'ITALIA
Nel giorno in cui l'Aifi archivia un bilancio 2013 per il private equity in ripresa, i riflettori vanno sui fondi statunitensi , molti dei quali erano scappati dall'Italia negli anni passati. Gli investitori Usa, non solo quelli storicamente presenti tra i confini casalinghi come Carlyle, stanno tornando a comprare partecipazioni nelle aziende italiane ritenute interessanti e a buon mercato.

I casi sotto esame sono diversi. Blackstone ha conquistato il 20% di Versace, Lincolnshire Management sta rilevando da Igi il gruppo Fabbri, realtà internazionale leader in tecnologie per il food packaging, mentre per il gruppo Ceme, azienda lombarda di Carugate leader delle valvole messa in vendita dal fondo del Bahrain Investcorp, sarebbero in corsa secondo quanto riferito dal servizio Mergermarket colossi finanziari d'Oltreoceano come Carlyle, Advent, Towerbrook. Insomma, il trend di capitali dagli Stati Uniti all'Italia nel private equity pare sul punto di rafforzarsi ulteriormente. (C.Fe.)

SALE L'INTERESSE ESTERO PER IL MATTONE NAZIONALE
Il vivace mercato del mattone aspetta nuove operazioni. E una delle transazioni nell'aria potrebbe essere anche uno dei maggiori deal del semestre. Cbre global investors avrebbe messo in vendita per 200 milioni di euro il 50% del centro commerciale Roma Est perché si avvicina la scadenza del fondo che ha in portafoglio la quota relativa all'asset citato. L'altro 50% è di Gic, il fondo sovrano del Governo di Singapore. Il centro commerciale vale infatti oltre 400 milioni di euro.

Le trattative in corso vedono protagonisti tra i maggiori big internazionali come Eurocommercial, Westfield e Unibail. E l'operazione sarebbe, se si concretizzasse, l'ennesima conferma dell'interesse degli investitori esteri per il retail italiano, dopo i tanti deal che nel 2013 hanno superato i 100 milioni di euro, tra cui la transazione da oltre 600 milioni che ha coinvolto Morgan Stanley sulle gallerie Auchan in Italia. (P.De)

ANCHE BERNA INDAGA SUL TRADING VALUTARIO
Spunta un altro ramo di indagini sul trading di valute. Questa volta in Svizzera, dopo l'autorità di vigilanza Finma, anche la Commissione della concorrenza (Comco) ha aperto un'inchiesta per sospetti accordi illeciti sui tassi di cambio nel trading valutario. Nel mirino ci sono banche svizzere (Ubs, Credit Suisse, Banca cantonale di Zurigo, Julius Bär) eed estere (JP Morgan, Citigroup, Barclays, Rbs). Il terreno delle attività sui cambi resta caldo in questa fase. (L.Te.)

 

 

 

MARCO FOSSATI jpegGiuseppe Recchi ENI Vito Gamberale bush carlylegroupCREDIT SUISSE