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DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO…
Sara Bennewitz per "la Repubblica"
I risultati semestrali di Telecom Italia sono talmente negativi che per la prima volta nella gestione di Franco Bernabè il gruppo è costretto a lanciare un allarme utili. In passato, Telecom aveva tentato senza successo di recuperare a fine anno i cali dei primi mesi, ma ieri le perdite erano così rilevanti e il futuro talmente fosco, da obbligare a svalutare gli avviamenti per altri 2,2 miliardi. Una mossa che mette anche a rischio i dividendi futuri, perché ormai le riserve sono quasi prosciugate.
«Non parliamo di dividendi - ha detto ieri Bernabè a chi gliene chiedeva conto - non è il momento. Ma sbaglia chi prefigura scenari catastrofici». Tra gennaio e giugno, Telecom ha perso 1,4 miliardi (ma senza le svalutazioni il gruppo avrebbe generato 800 milioni di utili), il margine lordo è sceso del 6,8% a 5,23 miliardi e i ricavi del 2,7% a 13,7 miliardi. I flussi di cassa sono invece dimezzati a 1,2 miliardi e i debiti stabili a quota 28,8 miliardi.
Questi numeri erano attesi dal mercato e sono il risultato del crollo del fatturato domestico (-10,5% a 8,1 miliardi) che fa il paio solo con un lieve calo degli investimenti (-3,3% a 2,1 miliardi) legati ai tagli fatti all'estero, dove invece il gruppo cresce. Ma il titolo in Borsa è crollato del 4,2% a 0,48 euro perché gli investitori si aspettavano che il management di fronte all'acuirsi dei problemi presentasse anche una soluzione capace di arginare il cronico calo dei margini domestici (-10,9% a 3,8 mi-liardi), che solo in parte è legato alla congiuntura. In proposito, ieri il gruppo ha nuovamente cambiato strategia sul settore mobile, dichiarando che Tim ha tagliato drasticamente le tariffe e invece di competere sui servizi concorrerà ad armi pari sui prezzi con Wind e 3 Italia.
«Non staremo più ad aspettare che la guerra dei prezzi finisca - ha detto Bernabè - per non disturbare i nostri concorrenti». Una guerra da cui il gruppo conta di uscire vittorioso perché ha «le spalle più solide dei rivali», ma che ammazzerà i già ridotti margini di Tim. Il gruppo ha poi confermato che intende andare avanti con lo scorporo della rete di accesso; ma ieri, a differenza di quanto dichiarato in audizione al Senato, Bernabè ha ammesso che la cessione di una parte dell'infrastruttura per investire nella fibra avrà un impatto positivo sul debito consolidato del gruppo.
Perché Telecom dopo aver scorporato la rete cederà una quota di minoranza, pur continuando a consolidare la società a diretto beneficio del rating. In merito al rischio che il merito di credito del gruppo diventi spazzatura - cosa che gli analisti ritengono ormai probabile - Telecom ha detto che farà tutto quanto in suo potere per evitarlo. Su richiesta della Consob il gruppo ha poi minimizzato sulle possibili conseguenze di un downgrading ricordando di avere abbastanza liquidità per rimborsare i prossimi due anni di scadenze.
Per gli analisti invece un debito spazzatura costerebbe a Telecom 350 milioni di interessi in più all'anno. E per evitare ciò, il gruppo opererà nuovi tagli da 800 milioni, venderà torri, immobili e perfino i multiplex che a gennaio non aveva voluto cedere a Clessidra, preferendo l'offerta di Cairo per La7. «Non c'è bisogno di aumenti di capitale - ha detto Bernabè - né di cedere il Brasile». Ma di fronte a una ricca offerta anche l'attività carioca, che è strategica, potrebbe essere sacrificata.
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