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Antonella Mascali per âIl Fatto Quotidiano'
L'inno a Domenico Dolce e Stefano Gabbana da parte del sostituto procuratore generale Gaetano Santamaria al Palazzo di giustizia di Milano, non se l'aspettava nessuno. Non tanto perché li vorrebbe assolti, quanto per il modo in cui ha chiesto la cancellazione della pena, un anno e 8 mesi (pena sospesa) inflitta ai due stilisti, in primo grado, per concorso in omessa dichiarazione dei redditi: 200 milioni di euro sottratti al fisco, secondo il Tribunale di Milano, attraverso la società lussemburghese Gado.
Ma per Santamaria tutto si è svolto regolarmente, Procura e Guardia di finanza hanno preso una cantonata: "Non si lascino abbagliare da pregiudizi. Sapete cosa significa per un'azienda avere la Finanza in sede? Per Dolce e Gabbana l'invasione della Gdf è stata anche un colpo alla credibilità del marchio". Questi sono solo un paio di passaggi della requisitoria-arringa di martedì al processo d'appello durante la quale Santamaria ha ricordato che di diritto tributario se ne intende.
L'11 luglio 2012 è stato nominato presidente del Consiglio della giustizia tributaria, l'organo di autogoverno dei giudici tributaristi. Quella nomina andò liscia nonostante l'amicizia ingombrante con Pasqualino Lombardi, giudice tributarista finito in carcere per la vicenda P3. Proprio in quell'inchiesta, senza mai essere indagato, finisce anche Santamaria perché parla al telefono con l'amico "Pasqualì". Le conversazioni, che non hanno rappresentato un reato, sono, però, imbarazzanti per un magistrato. Santamaria e Lombardi si parlano a proposito del ricorso dell'ex presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni (non indagato in questo caso) contro l'esclusione del "listino bloccato" e della lista del Pdl per le Regionali 2010.
"Pronto Pasqualino". Lombardi: "Uè Gaetà ". Santamaria: "Tu adesso mi devi dare altri tre inviti". Lombardi: "Te li porto domani perché sto a Milano". Santamaria: "Io domani non ci sto perché sono a Roma". Lombardi cerca di fargli cambiare i piani: "Vedi un poco di non andare a Roma". Santamaria: "Come faccio, ci ho il plenum (del Consiglio tributario, ndr)". Lombardi insiste: "à più importante quella commissione elettorale della Corte d'appello".
Santamaria: "Quella di Roma?". E Lombardi: "No di Roma, di Formigoni". Santamaria: "Adesso parliamo con Alfonso (Marra, allora presidente della Corte d'appello di Milano, nominato dal Csm anche per le pressioni di Lombardi, ndr)". Non mancano i ringraziamenti per un regalo. Lombardi: "Personalmente ti ho mandato sei bottiglie di vino". Santamaria: "Ah, sei troppo buono Pasqualì, io devo, devo ricambiare".
Pochi mesi prima di quella conversazione, il 19 gennaio 2010, il Ros dei carabinieri aveva registrato un'altra telefonata: al Csm dovevano essere nominati il procuratore e il presidente della Corte d'appello di Milano, nel pieno dei processi all'allora premier Berlusconi. Lombardi: "Anche Nicola (Cerrato, procuratore aggiunto di Milano, ndr) ha partecipato al concorso di procuratore capo a Milano. Dobbiamo vedere se ci possiamo dare una mano, che dici?". Santamaria: "Eh, ma non ce la facciamo. Già c'ho provato un sacco di volte". Cerrato non ce la farà . Il Csm nominerà procuratore Edmondo Bruti Liberati.
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