
DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA…
1. THYSSENKRUPP PREPARA L’ADDIO A TERNI
F.Ch. per il “Corriere della Sera” - Sono appena ritornati e se ne vogliono già andare. Il colosso tedesco dell’acciaio ThyssenKrupp pensa ancora di cedere nel lungo termine il suo stabilimento italiano di Terni e la divisione di produzione di leghe di metalli speciali Vdm.
«In un periodo medio lungo non pensiamo che resteranno nel portafoglio di ThyssenKrupp» ha detto il direttore finanziario Guido Kerkhoff nel corso della conference call dopo la diffusione dei risultati del trimestre. Il Cfo non ha risposto a chi ha chiesto se ThyssenKrupp avesse fatto concretamente qualcosa per poter trovare un compratore. Incaricata di gestire la cessione di Vdm sarebbe Deutsche Bank.
2. SOCIMI, TANGENTOPOLI E L’AVVISO AI CREDITORI 22 ANNI DOPO
M.Ger. per il “Corriere della Sera” - L’onda lunghissima di Tangentopoli 1992 plana su tre pagine della Gazzetta Ufficiale dove vengono «chiamati» a farsi rintracciare 605 creditori di un’azienda che pagava mazzette e che ora, 22 anni dopo, è ancora in concordato. Si tratta della Socimi-Società Costruzioni Industriali Milano, capofila di un gruppo di cui faceva parte anche Officine Padane, finita in un’analoga procedura.
Socimi realizzava automezzi (tram, autobus e metropolitane) per il trasporto pubblico. L’amministratore delegato confessò a Di Pietro il pagamento di tangenti per decine di miliardi di lire. Ma come si arriva a oggi e alla lista dei 605 creditori irreperibili? La procedura (amministrazione straordinaria prima e liquidazione coatta poi) nasce proprio nel 1992 dalla dichiarazione di insolvenza pronunciata dal Tribunale di Milano.
WARREN BUFFETT ARRIVA ALLA ALLEN CONFERENCE jpeg
Passano gli anni finché i tre commissari liquidatori insediatisi nel 2007 decidono di avviare la pratica di ricerca di terzi assuntori. Ovvero la figura professionale di chi si accolla l’obbligo di adempiere al concordato. Arriva così una società creata appositamente da un professionista milanese, Stefano Rosetti Zannoni, e la Varde Partners, un’investment company americana. Depositano la proposta di concordato, con l’ok dei commissari liquidatori, alla cancelleria del tribunale Fallimentare di Milano. Al passivo ci sono 136 milioni, di cui 119 milioni solo dei creditori chirografari. All’attivo 13 milioni.
La società che si è assunta il concordato offre di pagare solo tutti i crediti in prededuzione e una piccola parte dei privilegiati. I chirografi restano a bocca asciutta. Ma la procedura prevede che si debbano contattare tutti i creditori che si sono insinuati nel passivo. Il tempo trascorso dall’avvio dell’amministrazione straordinaria è quasi un quarto di secolo. E molte raccomandate tornano indietro: destinatario «sconosciuto», «trasferito», «irreperibile».
BILL GATES E WARREN BUFFETT FANNO PUBBICITA A NETJETS
Quindi il 30 luglio scorso il tribunale fallimentare dà il via libera alla procedura per pubblici proclami. E la Gazzetta Ufficiale stampa il lungo elenco di centinaia di privati e aziende che nella gran parte dei casi non vedranno nemmeno le briciole. Ma almeno sono stati avvisati, dopo 22 anni.
3. FERRAGOSTO RECORD PER BUFFETT: TITOLO A 200MILA DOLLARI
F. Sav. per il “Corriere della Sera” - Ha appena archiviato un secondo trimestre da far impallidire gli utili dei colossi hi-tech: 6,4 miliardi di dollari di profitti per la finanziaria Berkshire Hathaway (+41% su anno). Warren Buffett si dimostra ancora una volta il re dei derivati perché il contributo decisivo è arrivato dai titoli finanziari strutturati che hanno beneficiato indirettamente della cessione del «Washington Post» a Jeff Bezos.
WARREN BUFFET IN UNA CARTA DA GIOCO
Ecco perché la soglia psicologica dei 200mila dollari per azione raggiunta ieri per la prima volta dai titoli quotati della sua cassaforte sono l’onda lunga di un successo senza precedenti, peraltro già segnalato dagli analisti di Nomura che giorni fa ritoccavano al rialzo (208mila dollari) il prezzo obiettivo dell’azione Berkshire con un utile per titolo stimato a 10,77 dollari per il 2015.
Ovvio che la raccomandazione sia ancora «buy» per gli investitori, attratti dalle azioni di classe A della conglomerata finanziaria che nei primi sei mesi dell’anno ha fatto registrare profitti minori solo rispetto a Exxon e ad Apple. D’altronde secondo Fortune, Berkshire Hathaway sarebbe la quarta azienda Usa per fatturato con i suoi 182 miliardi di dollari di ricavi e i 19 miliardi di utili (2013). Dall’inizio dello stesso anno il titolo è stato protagonista di un rally a Wall Street, essendo cresciuto del 18,2%, anche se la percentuale è inferiore alla crescita dell’indice S&Poor 500.
4. «LONDRA FUORI DALL’EURO? NOI ANDIAMO A DUBLINO»
da “La Stampa” - Le grandi banche di Wall Street guardano all’Irlanda come alternativa a Londra per la base di alcune delle loro attività europee sull’onda delle preoccupazioni per un eventuale distacco dall’Ue da parte del Regno Unito. Lo riferisce il Financial Times citando fonti vicine a colossi bancari come Bank of America, Citigroup e Morgan Stanley.
Secondo le indiscrezioni c’è chi avrebbe già pronto un «piano B» che contempla la possibilità di spostare alcune delle attività in Irlanda, mentre altri la indicano come sede papabile nel caso si renda necessario trovare alternative alla City. Pur trattandosi nella gran parte dei casi di piani in fase del tutto preliminare, le banche americane, si legge sul Financial Times, stanno tuttavia preparandosi per ogni eventualità, alla luce dell’unione bancaria prospettata per l’eurozona che potrebbe portare ad un isolamento per la Gran Bretagna, oltre che nel caso di un’uscita di Londra dall’Ue.
Già il mese scorso, l’associazione che rappresenta alcune banche straniere presenti a Londra aveva segnalato preoccupazione: «Se la Gran Bretagna esce dall’Europa le banche straniere potrebbero riconsiderare le ragioni per il mantenimento del loro business in Gran Bretagna e potrebbero decidere di continuare le proprie attività altrove».
5. ORA SI CHIAMA «ITIME» L'OROLOGIO APPLE CHE PARLA CON L'IPHONE
da “Il Giornale” - Cambia il nome dell'atteso orologio 2.0 Apple: non più «iWatch» ma il suggestivo «iTime», stando a quanto risulta a un brevetto depositato tre anni fa. Oltre ad adottare un display curvo, studiato per seguire la forma del polso, tutto lascia pensare che lo smartwatch Apple monti dei sensori in grado di monitorare battito cardiaco, pressione e idratazione. Tutte informazioni che saranno poi inviate all'iPhone ed elaborate dalla funzione healthkit del nuovo software iOs8 ancora in fase di test.
Gli analisti scommettono che Cupertino dedicherà un appuntamento ad hoc al suo iTime in ottobre, oppure potrebbe presentarlo il 9 settembre insieme al nuovo iPhone 6. La commercializzazione del cellulare, almeno negli Stati Uniti, è attesa già due settimane dopo. E a breve dovrebbe essere pronto anche il nuovo iPad Air.
6. MORETTI CONTROLLA IL PIENO DI CARBURANTE A FINMECCANICA
da “Il Giornale” - Nel passare ai raggi X la sua nuova azienda, Mauro Moretti non trascura nemmeno i particolari. E prosegue sulla strada dei tagli senza guardare in faccia a nessuno. Prima di Ferragosto le ultime attenzioni dell'ex numero uno delle Ferrovie si sono soffermate sulle auto aziendali assegnate ai manager del gruppo. Con due tipi di operazioni.
Moretti ha prima preso provvedimenti di sospensione per una decina di dirigenti (tra cui l'internal audit) che nelle loro ricevute avevano registrato un carburante diverso da quello previsto dalla macchina in uso (diesel per benzina o viceversa). Successivamente ha fatto restituire tutte le vetture aziendali dai dirigenti, per poi riordinarle secondo due nuove fasce: ai top manager auto fino ai 30mila euro di valore; per gli altri dirigenti un tetto di 25mila.
7. NEL DUELLO GENERALI-AGRUSTI TESTIMONI IN AGENDA A DICEMBRE
da “Il Giornale” - È entrata nel vivo la causa di lavoro promossa dalle Generali contro l'ex direttore generale Raffaele Agrusti. Nell'udienza del 31 luglio scorso il giudice ha sentito le parti, accettando alcune richieste di Agrusti, relative alla liquidazione di importi dovuti e non versati dal gruppo, e accogliendone altre della società.
Ma in ogni caso sarà la prossima udienza quella che promette i primi fuochi e fiamme, con la chiamata di testimoni e l'esame dei primi documenti presentati dalle parti. L'appuntamento è stato fissato per il 4 dicembre.
8. RIO, LA DIOCESI «LIBERA» IL CRISTO E ADESSO LA RAI PUÒ SPERARE
da “Il Giornale” - Dopo aver chiesto 7 milioni di euro alla Rai per l'utilizzo dell'immagine del Cristo Redentor di Rio di Janeiro, l'Arcidiocesi di Rio aveva bloccato anche la proiezione di un passaggio del film collettivo «Rio eu te amo», presentato al festival di Cannes. Nel passaggio incriminato si vede il Cristo del Corcovado a «colloquio» il protagonista e l'Arcidiocesi lo ha ritenuto in un primo tempo blasfemo.
Poi però ha rivisto la sua posizione, liberando il film dalla censura, in tempo per la prima dell'11 settembre. Chissà che questo ammorbidimento non precluda a un esito positivo anche nella vertenza con la Rai.
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