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Giuseppe Bottero per “La Stampa”
Per il roaming che scende, un servizio che sale: a partire dal 21 luglio, infatti, anche spegnere il cellulare può diventare un costo. Per scoprire chi li ha cercati mentre il telefonino era offline oppure occupato, i clienti di Tim e Vodafone, le compagnie che insieme rappresentano oltre il 65% del mercato italiano, dovranno pagare: poco, ma quanto basta per far sobbalzare le associazioni dei consumatori.
Con una doppia mossa i gruppi hanno deciso, contemporaneamente, di rendere a pagamento i servizi “LoSai”, “ChiamaOra”, “Recall” e “Chiamami”, opzioni che tramite un sms segnalano non solo chi ci ha contattato ma anche quando è nuovamente raggiungibile chi avevamo precedentemente tentato di chiamare, senza successo.
La scelta è perfettamente legittima, soprattutto in un momento in cui la telefonia mobile ha smesso di crescere: traffico dati e chat sono in aumento, ma dal punto di vista dei nuovi clienti, spiegano gli ultimi dati dell’Agcom, gli operatori sono al palo.
Eppure le organizzazioni protestano. Soprattutto per il tempismo e le modalità dell’operazione: per evitare di pagare tocca disdire un servizio che, fino ad oggi, è stato gratuito.
«I due gestori se la stanno prendendo molto comoda nell’informare i propri clienti della prossima novità - attaccano da Federconsumatori - E coloro che hanno attivato questi servizi sulla propria linea corrono il rischio di ritrovarsi addebitati dei costi che non sospettavano di dover sostenere». In realtà le compagnie hanno iniziato già da un po’ ad avvisare gli utenti, naturalmente via sms, fornendo anche le informazioni su come disdire il servizio, senza alcun aggravio. Per Tim ci si può rivolgere al numero 40920, Vodafone ha messo a disposizione il numero 42070 (nonché 42592 per chi chiede informazioni).
Chi non vuole rinunciare alla comodità, invece, si prepari a sborsare. Nel dettaglio, gli avventori (privati) di Vodafone pagheranno 6 centesimi per ogni giorno in cui utilizzeranno il servizio: chi lo sfrutta quotidianamente dunque, in un anno potrebbe andare a spendere al massimo 21,90 euro. Dalla compagnia, invece, stimano un aggravio di 30 centesimi al mese per ciascun cliente.
Gli utenti Tim invece dovranno pagare un importo fisso di 1,90 euro ogni 4 mesi, quindi in totale 7,60 euro all’anno. Per i clienti in abbonamento, invece, il servizio resta gratuito fino al 6 settembre, mentre successivamente saranno addebitati 0,48 euro al mese o 0,96 euro al bimestre, a seconda del piano tariffario. Dalla «micro-stangata», per ora, resteranno al riparo i fruitori di Tre e Wind.
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