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1-LA BOLLA DEL LUSSO E LA POSSIBILE SOPRAVVALUTAZIONE DI MONCLER
Carlotta Scozzari per Dagospia
Tutti pazzi per Moncler, è proprio il caso di dirlo. La nuova matricola di Piazza Affari, famosa per i piumini griffati, approderà in Borsa lunedì al prezzo più alto della forchetta individuata (10,2 euro) dopo che la domanda di azioni ha già superato di oltre 30 volte l'offerta. Un'euforia che da un po' di tempo a questa parte ha contagiato l'intero comparto del lusso italiano.
E per rendersene conto basta guardare all'andamento delle azioni Ferragamo, che negli ultimi 12 mesi sono praticamente raddoppiate raggiungendo quasi i 30 euro. "Il settore sta uscendo pazzo - osserva un trader che lavora a Londra - si ipotizzano tassi di crescita come quelli a cui abbiamo assistito negli ultimi due anni perché come in ogni bolla che si rispetti si estrapola il futuro dal passato, ma non è affatto detto che quei livelli siano sostenibili".
Se c'è chi parla con sempre più insistenza di una bolla, c'è anche chi, d'altra parte, segnala che l'industria del lusso è tra i pochi comparti del made in Italy a suscitare davvero l'interesse degli investitori esteri (basti pensare al blitz di Lvmh su Loro Piana della scorsa estate). Un atteggiamento che è senza dubbio rispecchiato dall'Ipo di Moncler, se si considera che la domanda delle azioni offerte è arrivata per un terzo dagli Stati Uniti, un terzo dall'Europa e un terzo dal resto del mondo.
Proprio a proposito dei titoli che sbarcheranno in Borsa, però, val la pena notare che l'Ipo consiste interamente in una Opv, ossia in una offerta pubblica di vendita. In altri termini, saranno quotate soltanto le azioni vendute dai soci in uscita, vale a dire i fondi di private equity Carlyle, Eurazeo e Brand Partners (fondo quest'ultimo partecipato dalla Mittel di Giovanni Bazoli), che comunque resteranno nell'azionariato con piccole partecipazioni anche dopo l'Ipo. Questo significa che le risorse in arrivo con la quotazione in Borsa, pari complessivamente a 681 milioni, non finiranno nelle casse della società (come accade nelle offerte pubbliche di sottoscrizione, accompagnate da un aumento di capitale) ma nelle tasche degli azionisti venditori.
Tra questi anche il fondo Carlyle guidato in Europa da Marco De Benedetti (che su Twitter ha messo la pubblicità di Moncler dove c'è la sua foto e dove si legge che i proventi della campagna di Borsa saranno devoluti a Save the Children, anche se non è chiaro per quale ammontare). Il private equity, come il figlio dell'ingegnere Carlo ha dichiarato lunedì al Corriere Economia, nel 2008 aveva pagato 150 milioni per il 48% di Moncler mentre adesso ne incasserà la bellezza di 230 soltanto vendendone il 9% (dall'attuale quota di quasi il 18 per cento).
"Riteniamo che Moncler sia confrontabile con Prada, Ferragamo, Cucinelli", ha replicato Marco De Benedetti alla giornalista che gli domandava se il prezzo d'Ipo della società di piumini presieduta da Remo Ruffini (che invece manterrà invariata la propria partecipazione del 32% anche dopo la quotazione) non fosse troppo alto.
Per confrontare Moncler con gli altri gruppi concorrenti si possono osservare i multipli, come ad esempio il rapporto tra prezzo e utili, tanto più alto quanto più è verosimile che un'azienda in Borsa sia sopravvalutata. Come riporta il prospetto informativo, il rapporto tra prezzo e utili del 2012 della società dei piumini è pari a 30,9 volte, allineato a quello di Prada (30,4), molto più basso di quello di Brunello Cucinelli (68,7) e anche di Ferragamo (40,2) ma decisamente maggiore del gruppo del lusso britannico Burberry (22,6) e anche della Tod's di Diego Della Valle (24,8 volte). In ogni caso, manca poco ormai: da lunedì (verosimilmente non subito ma con qualche giorno di ritardo) arriverà anche il verdetto della Borsa sul prezzo di Moncler.
2. MONCLER, IL PIUMINO TUTTO D'ORO - RICHIESTE RECORD PER 21 MILIARDI
Giuliana Ferraino per âIl Corriere della Sera'
Moncler, che debutterà sul listino di Piazza Affari lunedì 16 dicembre, è già l'Ipo dei record, con una domanda 31 volte superiore all'offerta, pari a oltre 20 miliardi di euro, da parte degli investitori istituzionali, ai quali era rivolto il 90% delle azioni da sottoscrivere. Soltanto ai tempi d'oro delle dotcom c'era stata tanta euforia per una lo sbarco di un'azienda in Borsa. Forti di questi numeri le banche d'affari ieri hanno fissato un prezzo di 10,20 euro ad azione, il massimo della forchetta (il minimo era a 8,70 euro), che permette ai soci di raccogliere 681 milioni (non c'è stato aumento di capitale ma solo vendita di azioni esistenti) e attribuisce un valore complessivo alla società di 2,55 miliardi.
A dimostrazione che la domanda per il lusso made in Italy non conosce confini, la domanda istituzionale per Moncler è venuta per un terzo dagli Stati Uniti, un terzo dall'Europa e un terzo dal resto del mondo. Nessun socio ha toccato la soglia rilevante del 2%, sebbene le richieste avessero di gran lunga superato quel tetto. Il libro soci appena chiuso include, tra i fondi sovrani, il governo di Singapore (Gic), Qatar Holding 8che già controlla Valentino ed è in corsa con Fsi per il 20% di Versace) e il governo di Pechino, attraverso il fondo Safe.
Tra i grandi investitori americani figurano BlackRock, Capital Group, tramite le controllate Capital World e Capital Research, e Fidelity. Tra gli azionisti italiani compaiono invece le Assicurazioni Generali e la società di gestione Kairos.
Boom di richieste anche tra i piccoli risparmiatori, con una domanda pari a circa 14 volte l'offerta, per 97 milioni: come dire l'offerta retail sarebbe bastata a coprire l'intera sottoscrizione, perciò si andrà al sorteggio. In questo momento insomma il mercato ha voglia di lusso, il mondo dal quale provengono per altro le uniche matricole sbarcate con successo negli ultimi anni in Piazza Affari: Cucinelli che nell'aprile 2012 in fase Ipo aveva raccolto richieste 17 volte superiori all'offerta; e Ferragamo, che nel giugno 2011 aveva raccolto 344 milioni per una valorizzazione complessiva della società di 1,5 miliardi.
A operazione conclusa Moncler avrà un flottante di 26,7%, che potrebbe salire verosimilmente fino al 30,7%, se verrà esercitata per intero la green shoe. Il presidente Remo Ruffini, che comprò l'azienda dei piumini in crisi nel 2003, resta fermo alla sua partecipazione attuale (31,9%), a vendere in parte sono i fondi Carlyle, Eurazeo e Brand Partners (Mittel). Per valutare i risultati dell'offerta, alla chiusura dell'Ipo ieri tutti gli azionisti si sono dati appuntamento davanti a un (parco) buffet (senza brindisi) nella sede di Mediobanca, uno dei Joint global coordinators dell'Offerta globale insieme a Goldman Sachs e BofA Merrill Lynch. Banca Imi agisce in qualità di responsabile del collocamento per l'Offerta pubblica, mentre Piazzetta Cuccia è Joint lead manager per l'Offerta pubblica e Sponsor.
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