DAGLI ‘OPPOSTI ESTREMISMI’ AGLI ‘ESTREMISMI TRASVERSALI’ - GLI 007: ‘IL FIUME CARSICO EVERSIVO PUÒ ENTRARE NELLE CREPE SOCIALI’ – MA I FORCONI SI SPACCANO TRA ‘DURI E PURI’ E ‘TRATTATIVISTI’

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

Guido Ruotolo per "La Stampa"

La situazione sembra fuori controllo. Lancia un appello alla «piazza», prima che sia troppo tardi il ministro dell'Interno, Angelino Alfano: «Non avremo nessuna remora a reprimere intimidazioni o minacce alla libertà degli altri». Parla degli (opposti) estremisti che alimentano il fuoco della ribellione, il ministro, che stamani riferirà al Parlamento: «Abbiamo segnali chiari da parte dell'intelligence, sappiamo cosa fare se esagereranno ».

Non si esaurisce ancora il magma incandescente di una protesta dove si sposano ribellismo e rivendicazioni, atteggiamenti minatori - l'imposizione ai commercianti di abbassare le saracinesche o agli autisti di spegnere i motori - con radicalismi di un estremismo politico che sembra aver rialzato la testa e che potrebbe connettersi a quella violenza fine a se stessa degli ultrà.

Gli analisti della nostra intelligence esplicitano la preoccupazione che la situazione precipiti: «Si ha a che fare con un movimento che ha caratteri non ordinari, dove convergono anche ali estremiste trasversali». Il rischio che paventano gli 007 è che sulla base di proteste che trovano un fondamento nella crisi e nel disagio, «si innesti poi, sotto traccia, una spinta eversiva che punta a entrare in tutte le piccole crepe di crisi sociale»,

«Un fiume carsico al quale non va lasciato campo». Non c'è più molto tempo per discutere se quel fiume carsico poteva essere raffreddato, bloccato prima che facesse danni. Oggi c'è da intervenire per deviarlo per separare «le ragioni, anche radicali - per dirla con gli analisti della intelligence - di un movimento di protesta dalla violenza in cui le rivendicazioni potrebbero sfociare».

Una analisi che fotografa la realtà. E che porta diversi portavoce del movimento a prendere le distanze dagli episodi di violenza (consapevoli anche della loro impotenza nell'impedire che si ripetano).

All'interno del Coordinamento nazionale del 9 dicembre, sin dalle prime battute si sono contrapposte due anime. Quella siciliana e veneta da una parte, che in qualche modo oggi avverte la necessità di tentare di aprire un tavolo negoziale con il governo (e oggi si dovrebbe tenere un incontro nazionale delle diverse anime del movimento), e un'altra parte, il cui rappresentante è Danilo Calvani di Latina che non riconoscendo l'autorità del governo, anzi chiedendo la sua cacciata, non vuole poi legittimarlo invocando un tavolo negoziale.

Danilo Calvani viaggia in Jaguar, è un ultrà della Lazio e urla a Genova: «Fino a quando questi politici non se andranno, sarà lotta a oltranza». Mariano Ferro, di Avola, il leader dei Forconi, gira la Sicilia e l'Italia con una vecchia Croma diesel e ha una posizione molto netta: «Dobbiamo fare delle richieste ben precise, e provare a sederci a un tavolo di trattativa con il governo per portare a casa dei risultati. Altrimenti chiamiamo alla mobilitazione generale e ci diamo appuntamento a Roma».

Ma la Babele del movimento contempla anche altro. Non si riferiva a queste sensibilità diverse dentro il Coordinamento (gli opposti sono rappresentanti da Calvani-Ferro) l'analisi della intelligence, quando parlava di «spinta eversiva» e di «fiume carsico».

E' questa area grigia e nera, tra ribellismo e violenza, che preoccupa. E lascia sbigottiti l'adesione strumentale al movimento di Lega e Berlusconi (che per fortuna ha disdetto l'incontro con i rappresentanti dell'autotrasporto). Che legittimano non le ragioni del disagio sociale, ma le forme di lotta scelte. Il sottosegretario Marco Minniti, autorità delegata per la sicurezza della repubblica, da tempo aveva sul suo tavolo il dossier dell'intelligence, consapevole dunque dei possibili rischi di una protesta che poteva degenerare sul terreno dell'ordine pubblico. Oggi Palazzo Chigi segue l'evolversi della situazione.

La sensazione è che se la situazione non si sblocca, se la protesta non rientra nell'alveo delle manifestazioni pacifiche, le forze di polizia interverranno per ripristinare la viabilità, per impedire le serrate dei negozi imposte. Già ieri, a Torino e in Puglia sono scattati i primi arresti e i primi fermi. A Trani è stata invece aperta una inchiesta per verificare le infiltrazioni della criminalità organizzata nelle proteste violente di questi giorni. Altre Procure hanno aperto i primi fascicoli contro le devastazioni e i blocchi stradali.

 

FORCONI STAZIONE BRIGNOLE BLOCCATA FORCONI DISORDINI A PIAZZA CASTELLO A TORINO FORCONI AL CONSIGLIO REGIONALE DI TORINO FORCONI AL CONSIGLIO REGIONALE DI TORINO FORCONI BLOCCHI STRADALI FORCONI AL CONSIGLIO REGIONALE DI TORINO