OLTRE LO SPORT, C’È ESPN - LA TV SPORTIVA DEL GRUPPO DISNEY SI REINVENTA PER CONQUISTARE NUOVE FETTE DI MERCATO

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Stefano Pistolini per "il Foglio"

La tv sportiva americana - oggi quella con maggiori possibilità commerciali e un futuro roseo davanti - non dorme sugli allori e cerca nuovi linguaggi, nuove aree d'interesse e nuovi bacini di pubblico. Lo suggeriscono le recenti, aggressive mosse di mercato di Espn, il canale di proprietà del gruppo Disney (o meglio, il bouquet di canali: a oggi sono 13).

E' stato infatti ufficializzato che entrano a far parte delle grandi firme di Espn due nomi di primo piano dell'informazione americana. Il primo è un cavallo di ritorno, che con lo sport s'è fatto le ossa: Keith Olbermann, ex titolare di "Countdown" su Msnbc, lo spregiudicato talk show al vetriolo che gli ha garantito popolarità negli ambienti liberal e un esercito di nemici.

Il secondo è un personaggio d'altra pasta: Nate Silver, titolare di FiveThirtyEight, il blog del New York Times dove tutto prende forma di numeri, percentuali e statistiche - dagli andamenti elettorali (Silver pronosticò la vittoria a valanga di Obama del 2012) al costo medio d'una bustarella, generando un notevole seguito di fan e un cospicuo traffico web sulla home page del giornale.

Silver viene anch'egli dallo sport e come numerologo nasce tra le sterminate e maniacali statistiche del baseball. Il braccio di ferro tra Espn e il Nyt per lui è durato mesi, con Jill Abramson, la direttrice del giornale, pronta ad assicurargli uno staff di dodici persone e una vasta piattaforma digitale su cui esercitare la sua capacità di drammatizzare le cifre. Ma il richiamo di Espn è stato irresistibile, non soltanto per il potere economico del marchio, quanto per l'offerta a Silver di espandere i campi d'interesse delle sue ricerche oracolari, fino a parlare di meteo, educazione e perfino di statuette degli Oscar.

Un "Chiedetelo a Nate", basato su conteggi, probabilità e intuizioni che ha ottime prospettive d'ascolto. Se però si guarda la questione più dall'alto, sono gli stessi lineamenti stilistici e di programmazione di Espn a essere oggi sottoposti a una modifica profonda e per certi versi sorprendente.

L'ispirazione sembra quella di allargare notevolmente il cono d'interessi delle reti, passando dall'assoluta predominanza delle notizie, delle telecronache dei grandi eventi e dei campionati, a una specie di commentario 24/7 della "sporting life", fatto anche di discussioni (i talk-show), di riflessioni (i grandi editorialisti), d'interattività (le tavole rotonde in cui il pubblico si schiera con un giornalista o un altro sui temi del giorno), arrivando fino agli approfondimenti che hanno la funzione di connettere lo sport con la vita attorno, i campioni con le loro storie e i loro luoghi, le grandi imprese con il contesto che le ha generate.

Cresce la presenza, ormai quotidiana, di una documentaristica di qualità sempre più elevata e di un giornalismo ai confini con la migliore tradizione saggistica del New Yorker o del magazine del New York Times. Un modello per questo nuovo design tv?

Il successo, inatteso di Grantland, il sito online fondato da Bill Simmons, gran firma del basket, che ha riportato in auge il "lungo formato": interviste approfondite, reportage gambe in spalla, storie ben scritte in cui lo sport sfugge dal parossismo del vincere/perdere e ridiventa specchio narrativo nazionale, fatto di vicende umane, di formidabili ascese e fragorose cadute.

Ovvero lo sport rimesso al centro di quella "good life" americana che un po' alla volta prova a riaffiorare. E un canale tv che ne diventa il punto di aggregazione, la piazza digitale. Filosofia, a ben pensarci, che ha molto a che vedere con quanto casa Disney si sente da sempre intitolata a fare per la sua gente.

 

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