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Carlotta Scozzari per https://it.businessinsider.com/
In finanza, e forse non solo, tutto ha un prezzo, si sa. E nell’offerta pubblica di scambio (Ops) su tutte le azioni di Ubi Banca appena lanciata da Intesa Sanpaolo, lo scotto più salato e forse anche più bruciante si trova probabilmente a pagarlo l’amministratore delegato dell’istituto nato sull’asse Bergamo-Brescia, Victor Massiah.
Sono diversi gli indizi che portano a ritenerlo. Tanto per incominciare, Massiah, il 17 febbraio, presenta al mercato il nuovo piano industriale di Ubi al 2022 e poi vola a Londra per incontrare analisti e investitori. E la sera stessa del 17 febbraio Intesa annuncia l’Ops che, se dovesse andare a buon fine, renderà completamente inutile la presentazione del piano di Ubi messo a punto da Massiah, che sarebbe pure volato a Londra per niente. Non a caso, è già stata annullata la convention in cui il 19 febbraio l’ad di Ubi avrebbe dovuto presentare ai dipendenti del gruppo il piano industriale al 2022.
victor massiah, letizia moratti e andrea moltrasio
Non solo. Lo stesso Massiah, nel corso della presentazione del piano, ha aperto a un possibile matrimonio con Monte dei Paschi di Siena. Addirittura, alcuni quotidiani, la mattina del 18 febbraio, ci hanno titolato. Su Mps, ha detto l’ad di Ubi, “ci tirano per la giacca dal 2014. Il che non esclude che si possa fare alla fine un matrimonio con loro, piuttosto che con altri, il che non esclude assolutamente una strategia di crescita ma non posso che ripetere come un disco rotto entrambe le componenti: creazione di valore e chiarezza della governance. Fino a quando queste non ci saranno non si potrà fare”.
Solo che adesso a impedire questa operazione non sono tanto le condizioni poste da Massiah quanto piuttosto l’Ops lanciata da Intesa la sera del 17 febbraio. Operazione che vede Ubi nel ruolo di preda, mentre con Mps sarebbe stata predatrice.
Ora, a volere fare i complottisti a tutti i costi, si potrebbe anche ipotizzare che Massiah fosse a conoscenza delle intenzioni di Intesa ma che, per tenere segreta l’operazione, abbia deciso di andare avanti per la sua strada con la presentazione del piano come se nulla fosse. Riesce però davvero difficile pensare che un manager del suo rango si sia prestato a fare una simile figura pur di non rovinare i piani di Intesa, che resta pur sempre una concorrente.
Certo, è vero che i rapporti tra Intesa e Ubi sono sempre stati buoni. Ma questo accadeva soprattutto ai tempi in cui Giovanni Bazoli, storico trait d’union tra i due gruppi e oggi presidente emerito dell’istituto di Ca’ de Sass, aveva ruoli operativi in Intesa. Oggi la sua è una poltrona più che altro rappresentativa di un potere una volta enorme ma nel tempo per ovvie ragioni destinato ad attenuarsi.
Non è un caso che Bazoli, il 18 febbraio, dopo il lancio dell’Ops di Intesa su Ubi, si sia limitato a dichiarare: “Non intendo commentare se non per precisare che io ho conosciuto la decisione di Intesa Sanpaolo ieri sera, al momento della comunicazione ai mercati, perché i responsabili della banca hanno ritenuto, credo correttamente, data la mia posizione e la mia storia, di non coinvolgermi in alcun modo nella decisione”.
E al di là delle consuete dichiarazioni di rito che si sentono in analoghe situazioni, viene da credergli proprio per come sono stati trattati Ubi e il suo ad Massiah in questo frangente. E viene da pensare quindi che l’operazione sia stata architettata dall’ad di Intesa, Carlo Messina, senza consultarsi con Bazoli.
Ma perché Messina è stato costretto a fare uno sgarbo simile al collega Massiah? Il fattore tempo deve avere giocato un ruolo di primo piano. “L’offerta non è amichevole dal punto di vista tecnico ma non avevamo altro modo per farla”, si è giustificato Messina auspicando anche che il vertice di Ubi possa considerarla tale. Riuscirà Massiah a ingoiare l’amaro boccone e a bollare come “amichevole” un’offerta che per il momento quindi, non essendo amichevole, sembra potere essere inquadrata come “ostile”?
Probabilmente Intesa si è dovuta muovere velocemente, per evitare, in questa nuova smania di Risiko che sembra essersi diffusa tra le banche italiane, di essere “bruciata” da qualcun altro, per esempio dal Banco Bpm che ancora in un recente studio gli analisti di Goldman Sachs davano come promesso sposo di Ubi, o che quest’ultima effettivamente muovesse su Mps. O forse semplicemente perché fa ancora male lo smacco subito tre anni fa quando per una fuga di notizie Intesa non riuscì a mettere le mani sulle Generali.
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