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Francesco De Dominicis per "Libero"
Guai a toccare i ricavi delle banche. Non c'è crisi che tenga: quando si tratta di macinare quattrini, gli istituti sono veri e propri maestri. Tant'è che riescono a mantenere intatti i loro livelli di redditività in piena bufera finanziaria e pure se chiudono i rubinetti del credito. Il giochetto, svelato ieri dalla Banca d'Italia, è semplice: basta raddoppiare o triplicare i margini d'interesse sui (pochi) prestiti.
Insomma, il credit crunch (certificato da Bankitalia) esiste e tuttavia non preoccupa i vertici degli istituti bancari. Sta di fatto che nel quarto trimestre 2011 «i criteri per la concessione dei prestiti alle imprese e alle famiglie hanno subito un significativo irrigidimento passando da un valore di 0,25 a uno di 0,50». Questa stretta, stando al «sondaggio» degli esperti di palazzo Koch, è stata determinata soprattutto dalle difficoltà di accesso al finanziamento sui mercati all'ingrosso e dai problemi di liquidità incontrati dagli intermediari nel trimestre, nonché dal deterioramento delle prospettive economiche. Un passaggio che in qualche modo cerca di giustificare la chiusura dei rubinetti dei finanziamenti.
Poi la frustata. Bankitalia, infatti, svela il trucco sui guadagni facili. Secondo lo studio di via Nazionale, l'irrigidimento sul fronte dei prestiti si è tradotto in un aumento dei margini di interesse, che passa da un valore di 0,31 dalla rilevazione di ottobre 2011 all'attuale 0,69: più del doppio. Non solo. L'istituto guidato dal governatore Ignazio Visco segnala anche, per le imprese, una revisione delle linee di credito e stima anche per il trimestre in corso un'accentuazione delle tensioni sull'offerta, ma di minore intensità .
L'ultimo passaggio del documento Bankitalia smentisce alcuni big del settore. Come Giovanni Bazoli, convinto che la riduzione dei finanziamenti sia attribuibile a una minore richiesta da parte dei clienti: «à il cavallo che non beve» aveva detto lunedì il presidente di IntesaSanpaolo. Tesi smontata da Bankitalia. La crescita della domanda di finanziamenti nel quarto trimestre da parte delle famiglie viene vista in rallentamento, mentre sarebbe rimasta sostanzialmente invariata la domanda delle imprese.
In ogni caso di denaro, allo sportello, ne gira sempre di meno. Si studiano soluzioni alternative. Alcune associazioni di categoria cercano ossigeno attraverso accordi diretti con le banche. Partite nelle quali i player stranieri hanno la meglio. I tedeschi di Deutsche Bank ha siglato lunedì un patto con gli industriali di Treviso. Mentre i francesi di Bnp Paribas (attraverso il braccio italiano Bnl) ne hanno firmato uno martedì con Assolombarda: in ballo ci sono finanziamenti agevolati per le reti di impresa.
Idee originali che piacciono. Al punto che quelli di Como e Lecco hanno chiesto informazioni ai "colleghi" trevigiani per imitarli. C'è chi parla, forse esagerando, di secessione del credito. Di sicuro, le banche italiane stanno facendo sempre meno il loro mestiere. O, come osserva il segretario generale della Cgia di Mestre, sono selettive. «Non tutti - dice a Libero Giuseppe Bortolussi - hanno subito lo stesso trattamento e infatti nei primi 10 mesi del 2011 le aziende pubbliche hanno registrato un forte aumento dei prestiti bancari (+ 26,1%), mentre il settore dell'artigianato ha subito una contrazione dell'1,24%».
Il quadro è opaco. A imprese e famiglie non resta che sperare in una dura presa di posizione da parte della Vigilanza di Bankitalia. Ieri il vicedirettore generale, Salvatore Rossi, ha ammesso che allo sportello «c'è un problema di trasparenza nei rapporti tra banche e clientela». Un attacco a parole al quale dovrebbero seguire i fatti.
Giovanni Bazoli ignazio visco bankitalia big DEUTSCHE BANK BNP
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