DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Francesco De Dominicis per "Libero Quotidiano"
Una maxi fusione per salvare tre banche sull'orlo del crac. Un' operazione complessa, che in prima battuta vedrebbe il coinvolgimento del Fondo interbancario di tutela dei depositi. Dell' inedito matrimonio multiplo sono protagoniste Banca Marche, Popolare dell'Etruria e Cassa di risparmio di Ferrara, tutte e tre commissariate.
Il piano sarà definito, come riferiscono a Libero fonti vicine al dossier, entro il prossimo ?20 ottobre. A quel punto sarà più chiaro, in particolare, il quadro di banca Etruria che dei tre sorvegliati speciali di Banca d' Italia è l' ultimo arrivato.
Da mercoledì, due ispettori del Fondo sono ventre a terra nell'istituto di cui era vicepresidente Pierluigi Boschi, padre di Maria Elena Boschi, attuale ministro per le Riforme. La due diligence corre parallelamente a quella già in corso a Banca Marche. Per consegnare i risultati finali della verifica sui conti, gli esperti hanno chiesto 4-6 settimane di tempo, ma è probabile che già fra una quindicina di giorni saranno consegnati rapporti intermedi.
Dati e valutazioni che serviranno per mettere a punto il piano di salvataggio che, come accennato, prevede una concentrazione. L' idea è fare massa critica, ridurre i costi operativi e cercare, così, di consegnare al mercato un player un po' più robusto.
I nodi da sciogliere non sono pochi. L' ipotesi della fusione passa per la trasformazione in società per azioni delle due popolari (Etruria e Marche) e per le necessarie modifiche a Ferrara, che è una cassa di risparmio. Di qui l' idea di partire per gradi, magari con una holding spa a cui verrebbe attribuito il controllo dei tre istituti. Alla presidenza «unica» dovrebbe essere chiamato un banchiere di lungo corso.
L' identikit è tracciato e servirà, in ogni caso, il semaforo verde di via Nazionale. La ricerca durerà pochissimi giorni e qualcuno sostiene che la decisione è già stata presa. A mettere i bastoni fra le ruote, c' è però l' Europa. La Commissione Ue ieri ha notificato al governo italiano una procedura di infrazione per il mancato recepimento della direttiva relativa proprio ai sistemi di garanzia dei depositi (Dgs). Sotto tiro, dunque, proprio il Fondo di tutela, rimasto dormiente per anni, e ora al centro del risiko bancario.
Gli effetti dell' iniziativa di Bruxelles non dovrebbero far saltare il matrimonio. Sull' operazione si concentra l' attenzione di tutti i grandi gruppi bancari del Paese. Un eventuale fallimento cagionerebbe un terremoto «sistemico» con effetti pericolosi e non prevedibili. Per questo, i big del settore hanno dato la disponibilità a investire, attraverso il Fondo, circa 1,5 miliardi di euro e creare un paracadute alle tre banche in difficoltà.
Senza dimenticare che dietro l' angolo c' è il bail in, vale a dire la nuova regola che impone ad azionisti, obbligazionisti e correntisti con depositi oltre 100.000 euro un contributo per ripianare i buchi delle banche che alzano bandiera bianca. È una strada inesplorata in cui nessuno, tra i banchieri, si vuole avventurare.
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