DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Paolo Baroni per la Stampa
«Non c' è nessuna grande coalizione dietro il via libera all' operazione Cdp-Tim» fanno sapere i 5 Stelle. «Non diciamo bravo governo, che per quanto ci riguarda più che altro ha colto un sentiment». I grillini, nel giorno clou delle consultazioni al Quirinale tengono il profilo basso sul dossier Telecom, non si vogliono esporre. Fanno sapere che dopo essere stati consultati nelle settimane passate condividono la linea del governo, ma non sono assolutamente d' accordo con la fretta con cui si è proceduto.
Il primo a gettare il sasso nello stagno era stato mercoledì uno dei deputati più vicini a Luigi di Maio, il milanese Stefano Buffagni, evocando «uno scatto di orgoglio da parte del governo» in un post scritto su Facebook era stato netto: «Il nostro Stato deve tornare a farsi rispettare dai "cugini d' Oltralpe", non siamo terra di conquista di nessuno; per questo è fondamentale riprendere, da mano straniera, la nostra infrastruttura tecnologica e di telecomunicazioni perché l' interesse pubblico è sovrano in un Italia a 5 stelle. È da qui che riparte una sovranità italiana all' interno di un quadro europeo - aggiungeva -. I vostri cantieri navali sono strategici per voi? Per noi lo è l' infrastruttura di telecomunicazione a tutti i livelli dove uno Stato innovatore non ha paura ad indirizzare le politiche industriali».
IL RUOLO DELLA RETE
Quello arrivato ieri da Cdp però «solo un segnale: di certo la questione si risolve così» spiegano ricordando che stando al loro programma «infrastruttura di rete e relativa gestione» devono essere «a maggioranza pubblica», e compito del nuovo governo è creare «le condizioni per unire le porzioni di rete attualmente detenute dai principali soggetti operanti nella realizzazione, gestione e manutenzione della rete in fibra ottica in un' unica infrastruttura». Di fatto secondo i grillini va rilanciata la possibilità di unire Open Fiber (società partecipata da Enel e dalla stessa Cdp) con la rete di Telecom.
Ai 5 Stelle però non sta bene la fretta mostra fa Gentiloni e Cdp. «Non siamo interventisti - spiegano dall' M5s -. Non ci schieriamo coi buoni o coi cattivi, ma vogliamo capire come si può evolvere questa partita che oggi vede contrapposti due soggetti privati come Bolloré ed Singer e quale può essere l' interesse del Paese».
A loro giudizio sul tavolo oggi ci sono ancora troppe domande che attendono una risposta: cosa accadrà ora tra i fondi, le cui divisioni tra l' altro rischiano di fare il gioco di Bolloré? Il fondo americano Elliot a cosa punta, quali strategie ha? E ancora: in che rapporti è Berlusconi con questi nuovi investitori americani che si sono esplicitamente schierati contro Vivendi?
IL CASO SAIPEM
Di certo non è invece piaciuta al partito di Di Maio la nomina di Francesco Caio, ex ad delle Poste, alla presidenza della Saipem, concordata sempre ieri dalla Cdp con l' Eni. «Una forzatura da parte del governo, una nomina in solitaria» di un manager «troppo ingombrante» in una società in cui dopo i rilevi della Consob e della Corte dei Conti «sarebbe bene fare chiarezza». Il loro appello è caduto nel vuoto, ma dovrebbe essere servito a d evitare altri strappi in tema di nomine.
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