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IL VERO SPADONE DI DAMOCLE SULL’ASSALTO DI CALTA-MELONI A MEDIOBANCA È LEGALE: L’INCHIESTA DELLA PROCURA DI MILANO SULLA VENDITA DEL 15% DI MPS A DELFIN-CALTAGIRONE-BPM-ANIMA PROCEDE SPEDITA – SONO STATI SENTITI ANDREA ORCEL, AD DI UNICREDIT, E STEFANO VINCENZI, GROUP LEGAL DI PIAZZETTA CUCCIA – LE IPOTESI DI REATO OSCILLANO DALL’AGGIOTAGGIO ALL’OSTACOLO ALLA VIGILANZA, FINO ALLA POSSIBILE MANIPOLAZIONE DEL MERCATO – L’ASTA DI NOVEMBRE, AFFIDATA A BANCA AKROS (CONTROLLATA DA BPM) NON SAREBBE STATA DAVVERO APERTA AL MERCATO, MA “RISERVATA” AI QUATTRO SOGGETTI…

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Estratto dell’articolo di Rosario di Raimondo per www.repubblica.it

https://www.repubblica.it/economia/2025/06/19/news/inchiesta_mps_mediobanca-424678115/?ref=RHLM-BG-P4-S1-T1-fattidelgiorno2

 

banca akros

La sfilata dei manager in procura è iniziata in sordina ben prima che l’inchiesta Mps diventasse pubblica. Continuerà nei prossimi giorni e settimane, nei tempi rapidi che i pm di Milano si sono dati. È destinata ad arricchirsi di nuovi verbali e carte, come quelle che la Guardia di finanza ha acquisito in Banca Akros. E non si esclude che a fornire informazioni venga chiamato anche chi, al Tesoro, conosce la vicenda.

 

ANDREA ORCEL

Tutto per ricostruire i passaggi della vendita del 15% di titoli del Monte dei Paschi di Siena da parte del ministero dell’Economia a soli quattro soggetti – Delfin della famiglia Del Vecchio, gruppo Caltagirone, Banco Bpm e la sua controllata Anima –, al centro di un’inchiesta che vede i primi indagati.  Persone fisiche e società.

 

Secondo indiscrezioni, le ipotesi al vaglio oscillano dall’aggiotaggio all’ostacolo alla vigilanza. Fuori dal Palazzo di Giustizia, i più critici verso l’operazione che agita il mondo della finanza sussurrano la manipolazione del mercato.

 

ALBERTO NAGEL

L’ad di Unicredit Andrea Orcel è già stato ascoltato dai pm. Come emerso da articoli e ricostruzioni del Financial Times, aveva espresso critiche per gli ostacoli in alcune operazioni di fusioni bancarie, precisate anche in un esposto alla Consob. Parole che non sono passate inosservate.

 

Da quanto filtrato in questi giorni, l’istituto di Piazza Gae Aulenti si era fatta avanti – invano – per acquisire quote di Mps. Una parte dell’esposto sarebbe dedicata alle modalità dell’accelerated bookbuilding (Abb) con cui il Tesoro ha ceduto i titoli della discordia attraverso Banca Akros, che fa parte dello stesso gruppo di due acquirenti: Bpm e Anima.

 

MPS MEDIOBANCA

In procura è stato sentito anche Stefano Vincenzi, group legal e general counsel di Mediobanca. È lui che firma la querela per diffamazione che diventa poi un fascicolo contenitore per gli accertamenti. Nella denuncia si fa riferimento alla contestata vendita di azioni di novembre, collocate con un premio del 5% da Akros e in pochi minuti acquisite dalle quattro realtà.

 

Con modalità diverse da quelle utilizzate dal Mef per le due precedenti vendite. Non una vera asta aperta al mercato, osservano alcuni investitori. Ma così è stata fatta passare, aggiungono, ricordando due comunicati del Tesoro (il 130 e il 131) di sette mesi fa. Il nuovo cda emerso da quella vendita ha poi lanciato la scalata a Mediobanca.

FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE MILLERI

 

[…]  Oltre ad altre testimonianze, sul tavolo dei pm Luca Gaglio e Giovanni Polizzi, con l’aggiunto Roberto Pellicano e il procuratore Marcello Viola, che coordinano il nucleo speciale di polizia valutaria della Gdf, ci sarebbero gli esposti presentati a Consob e Bce. L’obiettivo principale resta quello di capire se ci sono state anomalie nella vendita di quel pacchetto di azioni da un miliardo e cento milioni

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