DAGOREPORT – IN POLITICA IL VUOTO NON ESISTE E QUANDO SI APPALESA, ZAC!, VIENE SUBITO OCCUPATO. E…
Mario Platero per ‘La Stampa’
Difficilmente Paul Singer, capo del fondo Elliott, perde una partita: duro, spregiudicato, tenace, si è trovato in situazioni ben più difficili, drammatiche e pericolose del confronto con Bolloré su Tim. Singer è un repubblicano anti Trump. Uomo imprevedibile, è il Presidente del Manhattan Institute, un centro studi conservatore, ma è favorevole ai matrimoni gay (dopo che il figlio gli ha rivelato a 21 anni di esserlo).
La misura della sua tenacia l' abbiamo da un braccio di ferro di 15 anni con il governo argentino in default sul debito. Singer chiedeva un rimborso del suo debito sovrano più elevato del 30% offerto ai creditori. Com' è riuscito a farsi ascoltare?
Un giudice ha accolto la richiesta di sequestro di tre navi da guerra argentine all' ormeggio in Ghana, con tanto di equipaggio a bordo, come garanzia delle obbligazioni governative! Le navi sono poi state rilasciate, ma la Presidente Cristina Fernandez Kirchner si è dimessa, è stata incriminata per corruzione e il nuovo governo ha accettato di ripagare circa 2,4 miliardi di dollari al fondo Elliott (il 70% del valore nominale).
C' è da dire che molte cose sono cambiate. L' attivismo di un fondo è oggi percepito come una delle tante incognite della vita aziendale con cui confrontarsi in modo costruttivo (un esempio recente in America riguarda il cambio della guardia a Tiffany). Ma è la partita Tim in Italia che segna una svolta: non è usuale che un fondo attivista come Elliott, si trovi allineato, anzi, alleato, con interlocutori istituzionali.
La convergenza è evidente. Assogestioni ha rinunciato a presentare consiglieri indipendenti e si dà per scontato che i suoi associati voteranno per la lista Elliott. Cassa Depositi e Prestiti, ispirata dal governo, ha acquistato un pacchetto del 5% per appoggiare Elliott. Il fondo ha organizzato una squadra legale che include Gianni Origoni e lo studio Erede e finanziaria che include soprattutto Vitale e Associati ma si appoggia anche ad altri consulenti inclusa banca Imi e ha proposto consiglieri indipendenti tutti italiani.
GORDON SINGER CON L ATTRICE MELISSA LEO AL PARTY WEINSTEIN
Anche se Elliott dovesse vincere, come è probabile, il confronto nell' assemblea di Tim, convocata per il 4 di maggio, ci sono tre partite strategiche da tenere sotto controllo. La prima riguarda appunto i movimenti di questi giorni, in preparazione dell' assemblea. Ieri Elliott ha già risposto all' annuncio di domenica dell' attuale ad Amos Genish: se Vivendi dovesse perdere si ritirerà. «Manterremo invariato il piano industriale e vogliamo lavorare con Genish» ha risposto in sostanza il fondo americano anche per rassicurare alcuni fondi preoccupati da una possibile uscita di Genish.
La seconda partita riguarda il dopo, visto che, anche in caso di vittoria, gli interessi di Elliott e degli altri protagonisti istituzionali italiani potrebbero divergere. La terza riguarda una prospettiva più lontana: gli assetti del mercato delle telecomunicazioni in Europa: è possibile un ingresso in campo di Deutsche Telekom? Anche dopo l' operazione di fusione fra T-Mobile (controllata da DT) e Sprint, annunciata a New York ieri mattina, l' azienda tedesca ha una forte liquidità. Ma questi sono scenari lontani. Nell' immediato, guardando al dopo voto, occorre considerare la storia e la natura del fondo Elliott. L' interesse immediato?
Realizzare un profitto per poter uscire. Non può sfuggire che dopo l' annuncio della scesa in campo di Elliott il titolo Tim è salito del 20%. Un aumento di un altro 20 o 30% da qui a prossimi 12 mesi in caso di vittoria è considerato possibile dagli analisti a New York. A quel punto, dicono, il pacchetto Elliott del 10% potrebbe essere ricollocato sul mercato o venduto ad azionisti singoli. Molto meglio dunque la strada della collaborazione perché dal conflitto non c' è molto da guadagnare.
Il fondo Elliott non ha avuto difficoltà a scendere in campo contro il Venezuela e il Perù, due governi notoriamente «difficili» e pericolosi; sul piano interno ha messo in difficoltà persino Warren Buffett e John Hess che guida l' omonima grande azienda petrolifera.
Singer, 74 anni, si forma come avvocato e lancia il suo fondo nel 1977 quando si accorge di poter sfruttare a suo vantaggio situazioni difficili o fallimentari di aziende, grazie all' aiuto dei tribunali o alla mobilitazione di azionisti delusi.
I suoi metodi sono spicci, il suo carattere determinato, aperto ai giovani ma ossessionato dalla privacy. Ha i suoi uffici a New York sulla 57esima strada, nello stesso palazzo dove la celebre Marlborough Gallery ha esposto nello spazio pubblico una serie di straordinarie sculture. Ma Singer, anzi Paul Elliott Singer, ha fatto costruire una copia identica dei cinque piani a New York in New Jersey perché, dice, non si sa mai.
Ha scelto il suo secondo nome per battezzare il fondo che oggi dà lavoro a 400 persone, ha uffici un po' dappertutto, con le attività europee gestite da Londra dal figlio Gordon. Vanta un rendimento record di poco superiore al 13% all' anno per gli ultimi 40 anni! Anche per questo la sua raccolta oggi supera i 40 miliardi di dollari. Soprattutto ha impostato una filosofia, quella di fare tutto il possibile per tutelare gli interessi degli azionisti. E tutto vuol dire davvero tutto.
In un caso, contro la Arconic, una grande azienda aerospaziale con cui si era aperta una battaglia, ha speso 3 milioni di dollari per inviare a decine di migliaia di piccoli azionisti un piccolo video di 4 minuti insieme alle carte per il voto in assemblea. Il video raccontava le inefficienze dell' azienda sotto al guida del suo amministratore delegato Klaus Kleinfeld «il peggiore in base ai dati di tutte le azienda dell' S&P 500». E' noto che Elliott usa agenzie di investigazione private e lancia i suoi attacchi solo dopo mesi di lavoro e di ricerca accurata, intervistando come nel caso dell' attacco alla Emc (poi assorbita da Dell) addirittura 700 persone!
Kleinfeld ha provato a contrattaccare in modo goffo inviando velati ricatti a Singer e ha così segnato la sua condanna: il suo stesso consiglio lo ha licenziato e ha invitato Elliott a collaborare per la ricerca del nuovo ad. Per alcuni la vicenda prova quanto sia difficile usare le maniere forti contro un attivista come Elliott. Il suo approccio ha fatto scuola, ha formato giovani che perseguono per conto dell' azienda decine di operazioni, solo l' anno scorso ne ha aperte 19.
Non sempre vince, una delle rare sconfitte è arrivata in Sud Corea, in un' operazione obiettivamente troppo rischiosa: si è messo direttamente contro la famiglia Lee che ha fondato e che controllava la Samsung. Il gruppo gli ha tagliato la strada usando anche manifestini che mostravano il volto di Singer con un becco da avvoltoio, paragonabile a una caratterizzazione antisemita. L' assemblea degli azionisti Samsung ha bocciato l' istanza di Singer. Ma anni dopo sono emerse prove di collusione di Lee con il governo di allora anche per bloccare quell' operazione. L' anno scorso il governo è caduto, Lee è stato incriminato per corruzione ed è finito in carcere!
Morale? In uno scontro con attivisti che spesso raccolgono le simpatie di associazioni di azionisti come la Institutional Shareholders Services o Glass Lewis è sconsigliabile scegliere la strada del confronto pubblico. Singer attaccherà sempre quel tipo di establishment imprenditoriale colpevole di sfruttare a proprio vantaggio e a danno degli azionisti di minoranza una posizione di controllo del consiglio. Secondo Elliott è il caso di Bolloré: basta leggere il documento di 37 pagine pubblicato nel sito (www.transformingtim.com) dedicato a questa partita italiana che resterà chiave per molti equilibri, istituzionali e di mercato.
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