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Maria Teresa Cometto per "Corriere.it"
Un'altra icona dell'high-tech, Intel, si è affidata alle cure di una donna, Renée James, dopo Hewlett-Packard con Meg Whitman e Ibm con Virginia «Ginni» Rometty. Mentre uno dei pionieri di Internet, Yahoo!, si è lanciato in una campagna di shopping - da Tumblr a Hulu - sotto la guida di Marissa Mayer.
E altre stelle del web - da Google a Facebook - hanno donne in posizioni chiave, come Susan Wojcicki responsabile del business pubblicitario del motore di ricerca e Sheryl Sandberg, responsabile operativa del social network. Una coincidenza o il segnale di una tendenza, la riscossa femminista in un settore tradizionalmente maschilista?
Metodo
La più giovane, 38 anni, è Mayer, esempio perfetto del nuovo femminismo predicato dalla sua amica Sandberg nel bestseller Lean In-Facciamoci avanti: le donne, il lavoro e la voglia di riuscire. «Anche oggi sembra assolutamente pazzo aver accettato di fare il ceo di Yahoo! nel luglio 2012, quanto ero alla 28° settimana di gravidanza - racconta Mayer sul sito Leanin.org del movimento lanciato dall'amica -.
Ho sempre creduto che non puoi avere tutto quello che vuoi, ma con il lavoro e la dedizione puoi avere le cose che davvero ti importano. Sapevo che se avessi accettato l'offerta di Yahoo! avrei dovuto trovare il modo di stare con mio figlio senza un lungo congedo di maternità e che non avrei avuto altro tempo oltre il lavoro e la famiglia. E ho deciso che mi stava bene, perché la mia famiglia e il mio lavoro sono le cose che mi stanno a cuore».
Mayer è stata a casa solo due settimane dopo la nascita del figlio Macallister, lo scorso 30 settembre, e ora dice di essere felice e di aver capito che essere madre la rende una «manager migliore, perché la maternità obbliga a decidere le priorità e dà chiarezza su che cosa è importante».
La sua priorità sul lavoro adesso è far tornare Yahoo! cool, di moda. Per questo sta comprando nuove società che aggiungono contenuti e traffico al portale, come la startup di micro-blogging Tumblr e il sito Hulu di programmi tv e film online, una strategia che piace alla Borsa dove le quotazioni di Yahoo! sono quasi raddoppiate con Mayer, risalendo verso i 33 dollari offerti cinque anni fa da Microsoft per comprarla (occasione rifiutata dal co-fondatore e allora ceo Jerry Yang).
Quasi tutte le regine dell'high-tech in effetti sono mamme, in linea con la tesi di Sandberg che per far carriera bisogna non tirarsi indietro. Lei di figli ne ha due, come James, Whitman e Ursula Burns, la ceo di Xerox, azienda con una consolidata politica a favore della diversità : prima di Burns infatti un'altra donna era al top, Anne Mulcahy. In quattro anni Burns ha trasformato un marchio di fotocopiatrici in una società di servizi al passo con l'era digitale.
Un compito ancor più arduo l'ha assunto Whitman, che deve salvare un simbolo della Silicon Valley dal declino di fatturato e profitti, dopo gli errori strategici dei suoi predecessori come l'acquisizione andata male di Palm nel 2010 e quella strapagata di Autonomy nel 2011. Forbes l'ha appena messa in copertina come una delle «100 donne più potenti al mondo», sostenendo che Whitman «può essere il miglior ceo mai avuto da Hp», da quando Bill Hewlett e David Packard la fondarono nel loro garage nel 1939.
Studi
Proprio le donne sono le più adatte a guidare aziende bisognose di reinventarsi, grazie alla loro capacità di ispirare i dipendenti e al loro stile più inclusivo, secondo la teoria della leadership trasformativa elaborata da Bernard Bass. Sono meno preoccupate dalla gerarchia e più aperte alla collaborazione, qualità particolarmente importanti nel settore tecnologico, dice Catherine Kaputa, fondatrice di SelfBrand.
E quelle - poche - che sopravvivono alla selezione naturale e a tutti i pregiudizi anti-femminili nel mondo high-tech, tendono ad essere in media più brave dei loro colleghi maschi, osserva Cameron Lester, un partner della società di investimenti Azure capital a San Francisco.
Una nuova ricerca realizzata da Vivek Wadhwa, vice presidente per Academics & innovation alla Singularity university e da Lesa Mitchell, vice presidente della Kauffman foundation, sembra confermare l'intuizione di Lester: le aziende tecnologiche guidate da donne rendono ai loro investitori il 35% più di quelle guidate da uomini.
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