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WEB-TAX SÌ O WEB-TAX NO? – ALDO CAZZULLO: “IL VERO SCANDALO DEGLI ACCORDI SCOZZESI È L’IMPUNITÀ FISCALE GARANTITA AI PADRONI DELLA RETE. I PAESI EUROPEI OGGI TASSANO PRESSOCHÉ AL 50% CAPIFAMIGLIA CHE PORTANO A CASA TREMILA EURO NETTI AL MESE, COME SE FOSSERO I VERI RICCHI, ED ELEVANO ELUSORI TOTALI A MECENATI DA FESTEGGIARE E A MODELLI DA IMITARE” – TITO BOERI: “LE WEBTAX POSSONO ESSERE DECISE SOLO DAI GOVERNI NAZIONALI, NON DALLA COMMISSIONE, E HANNO GETTITI IRRISORI; PER AUMENTARE LE ENTRATE BISOGNEREBBE TASSARE L’E-COMMERCE E NON SAREBBE UNA SCELTA MOLTO POPOLARE”
1. LO SPETTRO DEL DECLINO
Estratto dell'articolo di Aldo Cazzullo per il “Corriere della Sera”
DONALD TRUMP E URSULA VON DER LEYEN
[…] Il patto siglato nei possedimenti scozzesi di Donald Trump è un patto leonino. Da una parte l’arroganza di un presidente che comunque è stato eletto dal popolo. Dall’altra l’arrendevolezza di una signora che deve costruire ogni giorno nel Parlamento europeo una maggioranza variabile, che in teoria include socialisti e democratici ma a volte strizza l’occhio a sovranisti e populisti.
In mezzo c’è l’Italia. Che rivendica una speciale sintonia politica con Trump, ma non sa che farsene. E vede calare sul proprio export la mannaia dei dazi, senza avere nulla in cambio. Alla fine trovi sempre un sovranista più grosso di te.
[…] L’unico linguaggio che uno come Trump capisce, al tavolo degli affari che è quello a lui più consono, è il linguaggio della forza. Quindi il problema riguarda, prima ancora della Francia, il Paese economicamente e commercialmente più forte d’Europa: la Germania.
È tedesca e cristianodemocratica l’improvvida negoziatrice Ursula von der Leyen. È tedesco e cristianodemocratico il cancelliere Merz, l’unico — a parte Orbán — ad aver commentato con gioia la vittoria negoziale di Trump.
La Germania si illude forse di aver messo in sicurezza la sua traballante industria automobilistica. Ma consegnandosi a Trump ha rinunciato alla propria leadership europea e sancisce la propria debolezza politica, con metà Paese in cui la prima forza è il sovranismo anti-europeo.
friedrich merz ursula von der leyen
Che fare allora? Gettare la spugna? Al contrario. L’unico modo che l’Europa avrebbe per reagire, con Ursula o meglio con un leader che sia davvero tale, sarebbe un grande piano per reindustrializzare il continente — ricordate quando scoppiò la pandemia e non avevamo neppure le mascherine? — e rilanciare i consumi interni. In Europa, e in Italia in particolare, i salari salgono meno dei prezzi, e la pressione fiscale sui ceti medi è ormai insostenibile.
Ma per diminuire le tasse ai produttori, e in particolare al ceto medio impoverito, senza tagliare sanità scuola sicurezza, bisogna prendere i soldi là dove ci sono.
DONALD TRUMP CONTRO L EUROPA - VIGNETTA BY ELLEKAPPA
Il vero scandalo degli accordi scozzesi è l’impunità fiscale garantita ai padroni della Rete, ai coniatori di criptovalute, ai re della rivoluzione digitale e dell’intelligenza artificiale, che ci fregano in tutti i modi in cui possiamo essere fregati: distruggendo il piccolo commercio e in prospettiva i lavori del ceto medio, rastrellando risorse e pubblicità, vendendo i nostri dati personali, e non pagando le tasse.
I Paesi europei oggi tassano pressoché al 50% capifamiglia che portano a casa tremila euro netti al mese, come se fossero i veri ricchi, ed elevano elusori totali a mecenati da festeggiare e a modelli da imitare. Un simile sistema non è sostenibile. Lo spazio politico di qualsiasi partito europeo nei prossimi anni sarà la difesa del ceto medio: più salari, più investimenti, più consumi, e meno tasse.
L’alternativa è quella additata dall’impotente Bayrou: la sottomissione. Il declino definitivo dell’Europa. La fuga (già in corso) dei suoi capitali nei paradisi fiscali. E la sua trasformazione in un parco di divertimenti per l’élite americana e transnazionale che concentra nelle stesse, pochissime mani il potere politico, la ricchezza finanziaria e il controllo dei dati.
2. LA SCONFITTA DELL’UNIONE EUROPEA SUI DAZI
Estratto dell’articolo di Tito Boeri per “la Repubblica”
[…]
Che armi ha a disposizione l’Unione per contrastare i voltafaccia del suo alleato di un tempo? Una cosa che farebbe molto male al presidente americano è un aumento degli oneri del debito pubblico statunitense.
Il disavanzo federale viaggia sui 2000 miliardi di dollari all’anno e pagare interessi più alti sul debito toglie spazio ai programmi di Trump. Non a caso le autorità cinesi hanno fortemente ridotto gli acquisti di titoli di stato americani, il che fa aumentare gli oneri del debito pubblico Usa.
Ma per quanto la Banca centrale europea detenga 50 miliardi di riserve in dollari, di cui 48 in securities, cui si aggiungono i titoli di stato americani in pancia alle banche centrali europee, si tratta di autorità indipendenti.
I loro acquisti non sono controllati né dalla Commissione, né dai governi nazionali ed è giusto che sia così. Inoltre quello dei Treasury bond statunitensi è un mercato vastissimo ed è semmai la Federal Reserve, la banca centrale americana che Trump vorrebbe controllare, che può incidere sui loro rendimenti.
Si è parlato di webtax o di tasse sulle multinazionali americane come strumenti di pressione, ma sono tasse che possono essere decise solo dai governi nazionali, non dalla Commissione. Inoltre sono imposte ancora molto lontane dalla realtà. Quelle web tax che sono state introdotte hanno gettiti irrisori; per aumentare le entrate delle tasse digitali bisognerebbe tassare l’e-commerce e non sarebbe una scelta molto popolare.
Tassare le multinazionali Usa non è affatto semplice e rischieremmo di fare un favore a Trump che ha cercato invano nella sua presidenza precedente di farne rientrare i capitali negli Stati Uniti.
IL SIGNOR QUINDICIPERCENTO - DONALD TRUMP E URSULA VON DER LEYEN - MEME BY EMILIANO CARLI
La vera arma che l’Unione aveva a disposizione nella trattativa era quella dei dazi. Attivabile a maggioranza qualificata e già attivata, ad esempio nel caso delle auto elettriche importate dalla Cina.
Il mercato europeo è fondamentale per i prodotti tecnologici degli Stati Uniti che non possono indirizzarsi verso il mercato cinese per ragioni strategiche. Se la Commissione non ha attivato questo strumento è perché Italia e Germania, i due paesi maggiormente colpiti dai dazi americani, hanno scommesso su una trattativa ad armi impari. Ci siamo così arresi senza neanche combattere. Ci sta di perdere, ma non in questo modo.
Il vero problema è che oggi in Europa, a differenza che negli Stati Uniti, non esiste un’autorità in grado di negoziare su piani diversi dal commercio, alla tassazione, alla regolamentazione. Questo indebolisce fortemente chi si siede al tavolo della trattativa.
La Commissione europea ci ha comunque messo del suo. Riconoscere all’avvio del negoziato che c’era uno squilibrio di bilancia dei pagamenti cui porre rimedio è stato un grave errore. Quello “squilibrio” è legato al fatto che per anni i cittadini europei e di altri paesi hanno finanziato i consumi dei cittadini americani.
Trump potrà citare la nostra rappresentante quando si tratterà di spiegare ai suoi concittadini che la tassa che pagheranno sui beni importati dalla Ue è stata introdotta per ragioni di equità. I consumatori sono molto più sensibili di quanto si pensi a questi argomenti.
VIGNETTA ELLEKAPPA - TRUMP E L'ACCORDO SUI DAZI CON URSULA VON DER LEYEN
E, in ogni caso, la tassa sarà limitata perché le esportazioni europee verso gli Stati Uniti sono per lo più di beni la cui domanda si riduce fortemente quando aumentano i prezzi, mentre l’offerta è relativamente rigida trattandosi spesso di prodotti regolamentati (si pensi alla farmaceutica che conta per più di un quinto delle esportazioni verso gli Stati Uniti). A pagare i dazi di Trump saranno perciò in misura significativa i produttori italiani ed europei che, per vendere i loro beni, dovranno abbassare i prezzi.
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