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Teodoro Chiarelli per âLa Stampa'
Ancora venti giorni fa, il 10 febbraio, nel corso di un'audizione alla Commissione Attività produttive della Camera, aveva parlato di «effetto zavorra» da parte di Ansaldo Breda sui conti di Finmeccanica. Ora le cifre che stanno elaborando in piazza Montegrappa, sede romana della holding dell'elettronica per la difesa e sicurezza, aeronautica, elicotteri e spazio presieduta dall'ex capo della Polizia, Gianni De Gennaro, confermano che l'amministratore delegato Alessandro Pansa non ha peccato di pessimismo. Anzi.
Il consiglio di amministrazione della società produttrice di treni e metropolitane il prossimo 7 marzo dovrebbe approvare una perdita di bilancio «monstre» da circa 500 milioni di euro. Un disastro, considerando che l'azienda non supera i 450 milioni di fatturato occupando 2.300 addetti, divisi in ben quattro piccoli stabilimenti. Un disastro che nell'ultimo anno è addirittura aumentato, nonostante i tentativi di risanamento del management guidato da Maurizio Manfellotto.
In dieci anni Ansaldo Breda ha pesato sui conti della capogruppo per oltre 2 miliardi di euro. à triste e brutale dirlo: sarebbe costato meno mantenere i lavoratori a casa pagati. Il rosso cupo di Ansaldo Breda avrà come effetto di impiombare i conti di Finmeccanica che verranno approvati il prossimo 19 marzo. Secondo quanto risulta a La Stampa, confermato anche da alcuni analisti, la società di cui il Tesoro detiene la maggioranza relativa riuscirà a chiudere il bilancio in utile, ma non certo in maniera brillante. Utile che senza Ansaldo Breda salirebbe, invece, secondo le stesse fonti, ad alcune centinaia di milioni di euro, ossia vicino ai livelli pre-crisi (718 milioni nel 2009 e 621 nel 2008).
«Questa situazione rischia di mettere a repentaglio il futuro di Finmeccanica - aveva detto Pansa ai parlamentari -. Il lavoro di ristrutturazione e rilancio del gruppo, i sacrifici anche in termini occupazionali pagati in aziende come Selex e Alenia, rischiano di essere vanificati». L'unica strada, insomma, secondo il tandem De Gennaro-Pansa che, dopo gli scandali e le bufere giudiziarie che hanno travolto Pier Francesco Guarguaglini e Giuseppe Orsi, guida il gruppo, è l'uscita dal settore trasporti.
Del resto, si fa notare, il comparto ferroviario (oltre ad Ansaldo Breda c'è Ansaldo Sts, leader nel segnalamento, un gioiellino che al contrario realizza utili) pesa solo per il 9,1% sul fatturato di Finmeccanica: necessita di investimenti e non ha massa critica sufficiente a competere con Siemens, Bombardier, Hitachi o i nuovi competitor cinesi come Insigma e China Cnr. Si punta a vendere insieme le due realtà a un operatore in grado di renderle entrambe profittevoli. Considerando che Ansaldo Breda ha al proprio interno alcune competenze di eccellenza come il settore metropolitane o la capacità di coordinamento della filiera ad alta velocità .
Da questo punto di vista la strategia di De Gennaro e Pansa è chiara: riacquistare la capacità di produrre un «cash flow» adeguato e impegnarsi sulle attività «core» per crescere. Finmeccanica investe l'11% del fatturato, quasi 2 miliardi di euro, in ricerca e sviluppo. Ha bisogno di concentrare le risorse per investire e competere con gli altri colossi che stanno sul mercato. La strana coppia di piazza Montegrappa, il sessantaseienne super-poliziotto e il cinquantaduenne esperto di finanza, in questo anno scarso di convivenza ha trovato un'integrazione su cui non molti all'inizio avrebbero scommesso, soprattutto dopo anni di turbolenze interne che risalgono ai tempi del binomio Alberto Lina-Giuseppe Bono.
Presidente e amministratore delegato hanno ridisegnato la governance del gruppo, ridefinito i modelli di business, ristrutturato e accorpato aziende, rimescolato il management. Finmeccanica è uscita dal comparto termoelettromeccanico con la vendita di Ansaldo Energia e si appresta a farlo dal ferroviario.
Il mercato ha evidentemente apprezzato, ritenendo questo vertice credibile, se è vero che il titolo dal febbraio 2013 in un anno ha guadagnato l'85,5%, passando da 3,8 a 7 euro. Ora bisogna vedere se la strana coppia riscuoterà uguale apprezzamento dal nuovo premier Matteo Renzi e dal ministro all'Economia, Pier Carlo Padoan, impegnati nel risiko delle nomine che comprende anche Eni ed Enel.
Nel frattempo in Finmeccanica si lavora per i nuovi piani di crescita. Nel mirino c'è Avio Spazio, di cui Finmeccanica ha già il 15%: produce «lanciatori» per i missili e si integrerebbe perfettamente nel business della casa. Servono 200 milioni, meno della metà della perdita di Ansaldo Breda.
Ma anche AugustaWestland punta a crescere, sviluppando nuovi prodotti o con acquisizioni. E Alenia Aermacchi? La joint venture (al 50% con Airbus) che realizza l'Atr è un successo internazionale nato negli Anni Settanta. Oggi per sviluppare un nuovo turboelica regionale serve oltre 1 miliardo di investimento. E, allora, si ritorna alla casella iniziale. La questione Ansaldo Breda va affrontata come un problema industriale che necessita di scelte anche dolorose e non come un caso di welfare mascherato in nome della pace sociale.
ANSALDO BREDA jpegFINMECCANICA FinmeccanicaGianni De Gennaromanfellotto maurizio PIER FRANCESCO GUARGUAGLINIGiuseppe Orsi PIER CARLO PADOAN
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