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A pagina 41 del «Corriere della Sera» di ieri spunta la «ferma protesta» - espressa tramite i suoi legali - dell' ex presidente della Pop Vicenza, Gianni Zonin.
Nel mirino, un articolo del 10 luglio firmato dall' ex direttore del quotidiano milanese, Ferruccio De Bortoli, dal titolo: «Perchè le banche ci fanno soffrire». Zonin, citato nell' elenco dei banchieri legati a «scandali e cattive gestioni», replica indignato puntando il dito sul «linciaggio mediatico».
De Bortoli, che raramente si scompone, ribatte con una domanda: «Un esame di coscienza, quando?».
Lettera al Corriere della Sera
Il dott. Zonin desidera esprimere una ferma protesta per le modalità con le quali, nell’articolo «Perché le banche ci fanno soffrire» di Ferruccio de Bortoli (Corriere, 10 luglio), il suo nome è stato introdotto nella «folta» schiera di banchieri legati, «in questi anni» a «scandali e cattive gestioni» degli istituti bancari italiani.
Finora il dott. Zonin ha ritenuto, nonostante le numerose richieste della stampa e della televisione, di non rilasciare alcuna dichiarazione o intervista per rispetto delle indagini dell’autorità giudiziaria e degli organismi di vigilanza. Purtroppo, deve prendere atto che, per la stragrande maggioranza dell’opinione pubblica il processo nei suoi confronti si è già concluso con una sentenza di condanna con il metodo del «linciaggio mediatico».
Il dott. Zonin, peraltro, confidava che, almeno un giornalista della esperienza e del valore di de Bortoli, non potesse ignorare, diversamente da quanti vengono manipolati e disinformati da parte di persone interessate a promuovere solo se stesse, che la storia della Banca popolare di Vicenza è ancora tutta da scrivere e che, soprattutto, la responsabilità prima di tutto professionale e poi penale dei singoli deve, in un Paese civile, essere accertata con criteri di serietà e di completezza e non può essere decisa ,a priori, da nessuno.
Infine, il dott. Zonin si permette di rilevare che nell’articolo sono state citate persone con storie completamente diverse fra loro e, soprattutto, sono state accostati al suo nome soggetti (non tutti) già giudicati e condannati nelle varie sedi civili, amministrative e penali. A nostra volta, auspichiamo che la prima «riflessione comune, aperta e sincera» suggerita da de Bortoli, che certamente tutti dovremmo fare, sia quella per la quale prima si devono accertare i fatti, poi si devono attribuire le responsabilità e, infine, deve essere punito chi è stato riconosciuto responsabile.
Prof. avv. Enrico Mario Ambrosetti, avv. Nerio Diodà
LA REPLICA DI DE BORTOLI
Un esame di coscienza quando? (fdb)
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