DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Sara Bennewitz per “la Repubblica”
Un lungo cda, dove si è rivisto il piano industriale con i nuovi 12 consiglieri che si sono insediati lo scorso 7 maggio e in cui si è già consumato il primo scontro tra l' amministratore delegato Amos Genish, e gli indipendenti nominati da Elliott, in - merito al ruolo di Michel Sibony, responsabile degli acquisti della passata gestione e che a breve dovrebbe rescindere il suo contratto con Tim.
Da ieri Vivendi - che è padrona del 23,9% del gruppo italiano - ha infatti ufficialmente perso la direzione e il coordinamento su Tim, e quindi non ha diritto di "centralizzare" gli acquisti. Ma la scelta di chi debba ricoprire questa funzione è una prerogativa di Genish, che avrebbe provato a difendere un manager molto stimato dal patron di Vivendi Vincent Bolloré, almeno nell' interregno finché non sarà selezionato il suo sostituto. A quel punto però il cda, che aveva appena ricostituito il comitato parti correlate, ha chiesto e ottenuto le immediate dimissioni di Sibony, e così Genish ha assunto ad interim le deleghe agli acquisti e all' immobiliare.
Ieri il cda ha poi eletto 4 nuovi comitati, un nuovo dedicato alle parti correlate, presieduto da Lucia Morselli, uno controllo e rischi presieduto da Paola Giannotti e uno nomine e remunerazione presieduto da Alfredo Altavilla e tutti composti da 4 consiglieri con i requisiti di indipendenza. Il comitato strategico consta invece di 7 membri: 3 eletti dalla lista Vivendi ovvero l' ad Genish, l' ad di Vivendi Arnaud de Puyfontaine e Marella Moretti, e 4 dalla lista di Elliott, ovvero il presidente di Tim Fulvio Conti, Luigi Gubitosi, Massimo Ferrari e Rocco Sabelli.
Dato che 12 su 15 dei consiglieri hanno i requisiti di indipendenza, non è stato eletto il leader degli indipendenti, ruolo che in pectore spetterà a presidente indipendente, inoltre il nuovo cda si è tagliato i compensi rispetto a quello precedente.
Quanto ai risultati trimestrali, nonostante ricavi in crescita (+2,7% a 4,7 miliardi) e investimenti in calo ( 660 milioni contro gli 831 del 2017), il margine lordo è sceso di 97 milioni a 1,89 miliardi (-4,7%) anche per colpa di componenti straordinarie, come l' accantonamento della multa da 74 milioni per la mancata notifica della golden power.
Infine i debiti a marzo sono saliti a 25,5 miliardi (25,3 miliardi di fine anno), per colpa del versamento dell' Iva di Tim che ha prosciugato i flussi di cassa ( negativi per 17 milioni). Peraltro questi risultati " non brillanti" secondo gli analisti non miglioreranno nel trimestre in corso. Anche per questo motivo ieri Tim è crollata del 4% a 0,77 euro, avvicinandosi al prezzo di carico della quota di Elliott (che avrebbe pagato il suo 8,8% circa 0,75 euro) e sotto i valori della copertura delle opzioni comprate da Jp Morgan. Per proteggere il valore della sua partecipazioni il fondo di Paul Singer ha acquistato opzioni che le danno diritto a vendere buona parte delle sue azioni se crollano sotto 0,81 euro o se salgono sopra 0,89 euro.
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