Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia
Francesca Amè per www.vanityfair.it
sebastiao salgado oliviero toscani foto di bacco
Sebastião Salgado: basta solo il nome, vero, per dirci che, sì, bisogna proprio andare a vedere la sua incredibile Amazônia?
Vi anticipiamo nella gallery più di una dozzina degli scatti del grande fotografo brasiliano, una selezione di quelli esposti dal 1 ottobre al 13 febbraio al MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma, unica tappa italiana del progetto Amazônia che, in collaborazione con Contrasto, farà il giro del mondo (Londra, san Paolo, Avignone, Rio de Janeiro).
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La mostra presenta oltre 200 fotografie, è immensa dunque. E del resto è immenso, incredibile il lavoro che vi sta dietro. È lo stesso Salgado a raccontarlo: «È il frutto di sette anni di vissuto umano e di spedizioni fotografiche compiute via terra, acqua e aria. Sin dal momento della sua ideazione, con Amazônia volevo ricreare un ambiente in cui il visitatore si sentisse avvolto dalla foresta e potesse immergersi sia nella sua vegetazione rigogliosa sia nella quotidianità delle popolazioni native. Queste immagini vogliono essere la testimonianza di ciò che resta di questo patrimonio immenso, che rischia di scomparire. Affinché la vita e la natura possano sottrarsi a ulteriori episodi di distruzione e depredazione, spetta a ogni singolo essere umano del pianeta prendere parte alla sua tutela».
sebastiao salgado giovanna melandri giuseppe fantasia foto di bacco
Ci ha pensato Lélia Wanick Salgado, compagna di viaggio e di vita del grande fotografo (di più: musa ispiratrice, sodale, anima gemella e tanto tanto altro ancora, basta vederli l’uno accanto all’altra) a curare questo progetto-monstre: un inno alla bellezza della foresta amazzonica e dei suoi abitanti e un invito disperato a proteggerla.
«Salgado ci ha abituato a sentimenti forti: i suoi occhi hanno forgiato la nostra coscienza, le sue immagini ci fanno indignare, ammutolire ma anche riscoprire la meraviglia – commenta Giovanna Melandri, presidente della Fondazione MAXXI -. Con la mostra, vogliamo contribuire a diffondere il suo messaggio: questo tesoro umano, naturale e culturale va protetto a ogni costo».
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ATTIVISMO FOTOGRAFICO
Sebastião Salgado, oggi 77enne con la voglia ancora di fare, dopo una fortunata carriera da fotoreporter, è un vero attivista, come dimostra l’enorme lavoro di riforestazione (parliamo di 2 milioni di alberi) che, con la moglie, ha attuato in Brasile, nei possedimenti di famiglia. Da questo personale slancio vitale è nata nel 2003 Genesi, forse il suo progetto fotografico più noto e fortunato: è riuscito a immortalare, nei luoghi non ancora intaccati dall’uomo, la potente bellezza di una natura primordiale. Un progetto presentato negli anni in decine di musei e istituzioni, che ha incantato milioni di visitatori di ogni latitudine.
sebastiao salgado foto di bacco
La sua è fotografia epica, quasi messianica. Ma – non dimentichiamolo mai – con i piedi ben piantati a terra: in questa Amazônia Sebastião Salgado torna all’attualità, torna a scuotere le nostre coscienze. Fa del puro (e straordinario) attivismo fotografico.
LA MOSTRA
La mostra al MAXXI è divisa in due parti. Nella prima le fotografie sono organizzate per ambientazione paesaggistica: dalla Panoramica della foresta in cui si presenta al visitatore l’Amazzonia vista dall’alto (pazzesca!) a I fiumi volanti, una delle caratteristiche più straordinarie e allo stesso tempo meno conosciute della foresta pluviale, ovvero la grande quantità d’acqua che si innalza verso l’atmosfera.
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Tutta la forza, a volte devastante, delle piogge è raccontata in Tempeste tropicali, mentre Montagne presenta i rilievi montuosi che definiscono la vita del bacino amazzonico.
Infine, La foresta, un tempo definita «Inferno Verde», oggi da vedere come uno straordinario tesoro della natura, e per finire appaiono le Isole nel fiume, l’arcipelago che emerge dalle acque del Rio Negro.
Prima la natura, in tutta la sua purezza: verde, terra, acqua che Salgado rende nella magia perfetta del bianco e nero, con le infinite sfumature di luce che solo lui sa ricamare intorno. Poi arriva l’uomo: siamo nella seconda parte, in un percorso suggestivo che si sviluppa in spazi che ricordano le “ocas”, le tipiche abitazioni indigene.
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La chicca: siamo accompagnati da una traccia audio composta da Jean Michel Jarre, ispirata ai suoni dell’Amazzonia (ci sono i fruscii degli alberi, i canti degli uccelli, il fragore delle cascate). Qui gli occhi di Salgado di concentrano sulle diverse popolazioni indigene.
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A noi che siamo sempre abituati a generalizzare, a semplificare, questo straordinario fotografo dimostra la varietà e al complessità delle diverse tribù che abitano il territorio. Vediamo membri degli Awá-Guajá, la tribù più minacciata del pianeta (sono rimasti in meno di 500!) e persino gli Korubo, fra quelle con meno contatti con il mondo cosidetto civilizzato.
duilio giammaria foto di bacco
Altri ritratti di donne e uomini indigene sono presenti in una delle due sale di proiezioni, con le sonorità del brasiliano Rodolfo Stroeter ad accompagnarci nell’incontro con i loro sguardi, mentre un’altra sala video si concentra, con la musica del compositore novecentesco Heitor Villa-Lobos sul tema del bosco.
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Si esce – se si riesce a uscire, ché gli scatti di Salgado invitano a restare, a rivederli – con la sensazione di conoscere un po’ meglio questo nostro fragile meraviglioso Pianeta. E la voglia di dargli una mano a sopravvivere.
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