GIULIANO CAIROLI,
Rossella Burattino per www.corriere.it
Ha scritto la storia delle notti milanesi. Il Plastic è il club più trasgressivo e attrattivo d’Italia. E lui è l’uomo che decideva chi poteva entrare in quel mondo bizzarro in viale Umbria 120. Giuliano Cairoli («l’età è un segreto») è la leggenda del privé, un «buco ambitissimo» all’interno del locale dove si incontravano Karl Lagerfeld, Donatella Versace, Miuccia Prada, Elio Fiorucci che arrivava sempre in compagnia di Vivienne Westwood, Riccardo Tisci e Stefano Gabbana che metteva su i dischi.
«C’era tutto il parterre della moda — racconta —. Mi ricordo le sorelle Franca e Carla Sozzani divertirsi sulle note di “Ma che bontà” di Mina, i designer di ogni nazionalità e i cantanti che arrivavano da tutto il mondo, come Skin degli Skunk Anansie che si improvvisava dj o Keith Haring e Grace Jones che prendevano l’aereo apposta per venire a ballare a Milano».
karl lagerfeld 1
Descrivere tutto quello che succede ed è successo lì dentro è impossibile. Code interminabili e selezione creativa all’ingresso. «Il Plastic è un luogo unico — rivela Cairoli —. Gli ospiti sono colpiti dal forte senso di comunità e di appartenenza. Per me era la seconda casa e i proprietari Lucio Nisi, Nicola Guiducci, Rosangela Rossi (la Pinky) e Sergio Tavelli erano come una famiglia. Ci sono stato la prima volta a 18 anni, a 22 ho iniziato a lavorarci il venerdì sera per le pubbliche relazioni e come uomo immagine, poi, mi hanno spostato al sabato al privé per la serata più importante e ci sono rimasto 15 anni. Ancora oggi le persone mi fermano per strada e mi riconoscono, alcuni mi ringraziano per averli fatti accedere al mondo fatato, altri, mi rimproverano con simpatia».
GIULIANO CAIROLI
Qual era il criterio per far entrare le persone? «Mi dovevano stupire, farsi notare con un capo, un accessorio, con lo sguardo o la determinazione. Io scrutavo e selezionavo da uno spioncino della porta chiusa, ero sempre vestito in maniera particolare (per esempio, una pelliccia e un paio di mutande). Dire di no era la mansione più dura. Qualcuno passava sotto le mie gambe, ma in tanti mi odiavano», sorride.
franca and carla sozzani
Giuliano ha lavorato per i locali più in voga di Milano. Il martedì è la soirée al Millemisture, in via Ugo Bassi 26 nel quartiere Isola. La sua figura si riconosce tra la folla per la spiccata personalità, anche nella scelta degli abiti. Uno dei suoi look? Turbante, giacca doppiopetto di Versace a onde bianche e nere con bottoni dorati, camicia e jeans bianchi Armani portati con gli stivali in vernice blu elettrico di Prada e le mani ricoperte di anelli di tutte le forme, la sua passione intoccabile. «Sono eccentrico. Mi piace essere osservato e adoro chi riesce a lasciarmi di stucco. Essere tra la gente mi dà forza e libertà. Mi sento come il Bianconiglio che invita Alice a scappare perché sono tutti normali».
GIULIANO CAIROLI
Eppure sono stato un adolescente molto timido, arrossivo in un attimo e non riuscivo a superare questa insicurezza. Il Plastic e la voglia di uscire dalla massa mi hanno aiutato a superare un limite del mio carattere. Tornerei a lavorarci oggi stesso. Mia madre, scomparsa due anni fa, prima di uscire di casa mi domandava sempre “ma dove vai conciato così?”. Mio padre, invece, ancora oggi si preoccupa che mi possano rubare i bijoux che indosso».
La seconda vita dell’uomo della notte è realizzare allestimenti per eventi. È un flower designer. Tra i suoi sogni, un negozio di fiori con il suo nome nel Quadrilatero della moda. Nella casa di Como dà sfogo all’estro. Ha un giardino delle meraviglie con piante, alberi da frutto e complementi d’arredo ricercati. Lì, Giuliano Cairoli è (anche) uomo di casa: «Curo l’orto, preparo le salse, le marmellate e cucino per amici e partenti (il cappone ripieno è uno dei miei piatti forti)». Cosa voleva fare da grande? «Diventare famoso».
CARLA FENDI FRANCA SOZZANI
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