Ivan Zazzaroni per il Corriere dello Sport
CHAMPIONS LEAGUE
Anatomia di un fallimento annunciato nel quale la vittima, il nostro calcio, è anche il colpevole. In Champions è stato - e s’è - fatto a pezzi: prima l’Inter nei gironi, poi la Juve, l’Atalanta e infine la Lazio agli ottavi. Ricollegando tutto a un quadro più ampio, ho inseguito le conclusioni più convincenti.
Non mi sono fatto bastare le opinioni di ex allenatori ed ex calciatori che adesso chiamano talent: in un momento in cui il tema della competenza e dell’autorevolezza viene affrontato con eccessiva disinvoltura, mi sono affidato a cinque straordinari testimoni, cinque grandi giornalisti sportivi che ne hanno viste e raccontate di tutti i colori. E per mezzo secolo. Cinque artigiani della notizia, tre li ho avuti come maestri.
bayern lazio
Roberto Beccantini è la perfezione stilistica, la conoscenza al livello più elevato, inimitabili le sue metafore: ha “aperto” tutti gli stadi del mondo e frequentato i campioni, è stato la prima firma dei giornali in cui ha lavorato, dalla Gazzetta dello Sport a la Stampa.
Adalberto Bortolotti è la penna più raffinata d’Italia, ha diretto Stadio e il Guerin Sportivo, avrebbe potuto guidare anche altre testate (le offerte non gli sono mancate) ma non ha mai voluto staccarsi dalla sua Bologna. Italo Cucci è il direttore per eccellenza: la penna sportiva più temuta e libera. Ha rilanciato tutti i giornali nei quali ha lavorato, a partire dal Guerin Sportivo dei record. Alberto Polverosi è il Corriere dello Sport-Stadio, fa parte della storia e del presente di questo quotidiano: è passione, preparazione, equilibrio, onestà. Sconcerti è Sconcerti: lo studio continuo, l’amore per lo sport, la ricerca, la capacità di creare un linguaggio tutto suo. Da anni è l’editorialista del Corriere della Sera.
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Su alcuni punti i cinque non la pensano allo stesso modo: l’offerta (di elementi, di spunti) è pertanto preziosa e completa. Sono sicuro che tra le tante risposte riconoscerete la vostra individuando, almeno voi, il percorso per uscire dalla crisi.
Quali sono le cause della nostra crisi di risultati in Europa?
Beccantini
L’origine è l’eccesso di propaganda, visto che molto, se non tutto, nasce da noi giornalisti. Bastano un paio di gol e scatta l’etichetta di “predestinato”. Prendete Dybala: ha colpi da fuoriclasse, ma non è un fuoriclasse. Ha ragione Gasperini: in giro c’è troppa presunzione, petardo che spesso esplode sulla mano del balilla e non sul bersaglio.
simone inzaghi foto mezzelani gmt003
Bortolotti
La crisi parte da lontano. Se ci fermiamo alla Champions sono tanti gli anni di magra, inframezzati da due saltuari lampi di luce, le due finali, pur perdenti, della Juve di Allegri. Visto il contesto, dovremmo parlare di autentiche imprese, puntualmente irrise da critici miopi. Saranno soddisfatti, che seguendo la strada maestra del fantomatico “bel gioco”, Sarri e Pirlo abbiano condotto la stessa Juve a precoci eliminazioni di fronte a corazzate del calibro di Lione e Porto.
In realtà il nostro calcio è povero, anche e soprattutto in senso tecnico. Ci sono solo due squadre che valgano (quasi) sempre il prezzo del biglietto: l’Atalanta e la Nazionale di Mancini. Nella quale, peraltro, i maestri del centrocampo sono un brasiliano che gioca in Inghilterra e Verratti che brilla in Francia nel Psg.
ADALBERTO BORTOLOTTI
Cucci
La ricerca della qualità del gioco non fa risultato. Un’Atalanta meno “bella” e più cinica avrebbe tenuto testa al Real che ha giocato con grande umiltà. L’Inter finalmente “italiana”, forte in difesa e attrezzata per colpire in contropiede con Lukaku come sa fare da dieci giornate in campionato, sarebbe andata avanti in Europa.
Polverosi
Lo sguardo corto e la mancanza di visione dei dirigenti italiani. Quando sono arrivati i primi miliardi di lire per i diritti tv, quasi nessuno ha pensato a investire sulle strutture, sui settori giovanili, tutti hanno puntato ad acquistare grandi campioni. Hanno pensato al presente, pochi si sono spinti al di là del proprio naso.
Sconcerti
GASPERINI ZIDANE REAL ATALANTA
Dieci anni di dominio Juventus, senza quasi possibilità di risposta, hanno abituato tutti gli eventuali avversari a ridurre al minimo i danni. Nessuno corre più per vincere, tutti corrono per arrivare quarti. Ci siamo convinti che una sconfitta che paga soldi valga quanto una vittoria. I media sono stati bravi a perpetuare l’inganno. Così nessuno costruisce più squadre per battere la Juve, ma per arrivare quarti. E alla fine ci siamo riusciti, siamo quarti davvero, ma dopo inglesi, tedeschi e spagnoli.
2. Dovremmo ripartire da zero o basterebbe apportare delle modifiche sostanziali al sistema?
Beccantini
gasperini ilicic
Non si può ripartire senza migliorare. La pandemia ha stravolto i riferimenti canonici e là dove, come da noi, ci sono pochi soldi, servono molte idee. Certo, i nove scudetti consecutivi eccitano i tifosi della Juventus ma le dittature sportive, in generale, non aiutano il livello competitivo del campionato. Livello che, se si fosse alzato, avrebbe spinto la stessa Juventus a crescere in Europa, da sempre l’anello debole della sua storia.
GASPERINI GOMEZ
Bortolotti
Ripartire migliorando, sembra facile. Con maggiore umiltà, sarebbe già tanto.
Cucci
È ridicolo sottoporsi all’esame di qualità quando si hanno rose di giocatori capaci di produrre alto rendimento. Non si programmano traguardi minimi, come il piazzamento in zona Champions “perché porta soldi”, senza una doverosa ricerca di successo nelle Coppe anche per vincerle: ogni rinuncia si riflette anche sul campionato.
Polverosi
ALBERTO POLVEROSI
È necessario risalire le posizioni perché da troppo tempo siamo dietro a Inghilterra, Germania e Spagna.
Sconcerti
Siamo già ripartiti, questo non è certo il calcio di cinque anni fa con Berlusconi e Moratti. Ma non siamo cambiati, siamo stati travolti. Finiti i mecenati, dentro gli imprenditori. Ma gli imprenditori fanno affari, vogliono che i soldi tornino. E a questo la gente non è preparata.
Noi siamo ancora ai giocatori bandiera, al dobbiamo sognare. Se vuoi sognare, pagati i tuoi sogni da solo, non chiedere che te li paghino imprenditori cinesi o americani. Abbiamo quattro miliardi di debiti, 700 milioni di plusvalenze l’anno, cioè valori arbitrari messi a bilancio. Direi che l’importante non è migliorare come movimento, ma sopravvivere.
cr7
3. Qual è la tua ricetta?
Beccantini
Copiare meno e “rubare” di più: ritmo, aggressività, velocità, coraggio nei giovani. Abbasso il tatticismo. Nazionale di Mancini a parte, apprezzo il timbro europeo dell’Atalanta, anche se poi gli errori dei singoli, il Papu che non c’è più e l’Ilicic che non c’è ancora hanno determinato il ko con il Real. Sentito Zizou? Era fiero di come aveva difeso. Ripeto: difeso. Noi, copioni e non ladri, ci ubriacammo di tiki-taka, di possesso palla trasformandoli da mezzi in fini e, così facendo, abbiamo segnato la nostra fine.
Bortolotti
cr7
Io penso che si parta sempre dalla testa. Non vedo, purtroppo, dirigenti in grado di affrontare una rifondazione. E la litigiosità continua e deleteria che distingue i padroni dei club, incapaci di mettersi d’accordo anche sui soldi da spartire, giustifica ogni pessimismo. Adesso è molto comodo attribuire tutto alla pandemia. Ma il nostro calcio, la sua pandemia, l’aveva in corpo anche prima del coronavirus.
Cucci
È antica come il gioco “all’italiana” che si aggiornò e diventò “il più bello del mondo” quando nell’Ottanta riaprimmo le frontiere. Dietro Falcao arrivarono i migliori giocatori del mondo e sapemmo come usarli. I Milan di Sacchi e Capello, due maestri, erano formalmente diversi, in sostanza votati alla vittoria. Oggi con i grandi campioni - Ronaldo in testa - perdiamo per sperimentare sterili formule di gioco offensivo.
ROBERTO BECCANTINI
Polverosi
Investire sulle strutture, creare le accademie, puntare sulla tecnica nei settori giovanili da affidare a veri maestri di calcio (e non solo di tattica). Ma un appunto va fatto anche a noi, alla categoria dei giornalisti sportivi: ci accontentiamo di due, tre partite ben fatte da un ragazzino e gridiamo al fenomeno. No, dovremmo essere più critici e più selettivi.
Sconcerti
La mia ricetta per il pronto-subito è per forza elementare. Mai mettere cinquanta-cento milioni da spendere nelle mani di una sola persona. Se è onesto, quelle mani gli tremeranno. Sbagli un giocatore e hai subito conseguenze gravissime. Devo dare risultati certi alle mie spese. Allora prendo solo giocatori che conosco da anni. Faccio un esempio virtuale. La Roma vuole Vlahovic? Io chiedo in cambio Villar e Ibanez, in più tratto Borja Mayoral. Solo qualità certa contro qualità certa. E riduco al minimo i contanti.
pirlo
4. Da sempre raccontiamo di avere i migliori tecnici del mondo: è ancora così o spagnoli e tedeschi ci hanno superato?
Beccantini
Nessun dubbio che l’allenatore sia importante, specie in regime di cinque cambi a partita, ma da noi lo è diventato troppo. A discapito dei giocatori, che ormai entrano in campo con l’alibi incorporato: tanto, si vinca o si perde, vince o perde “lui”. I nostri tecnici sono in gruppo, e comunque ci sarà pure un motivo se il Contismo, che spopola in Italia, il 9 dicembre era già fuori dall’Europa.
Bortolotti
ITALO CUCCI
Mi hanno sempre insegnato (sbagliando?) che il calcio è un gioco a vincere. Adesso è il momento dei tecnici esteti. Io, passatista, rimpiango Trapattoni, che ha vinto dovunque, fresco dall’aver compiuto 82 anni (auguri). Anche Capello ha smesso, Ancelotti naviga, dopo aver forse già dato il meglio di sé, Allegri è in perenne stallo sabbatico. Fenomeni nuovi non ne vedo.
Conte vincerà lo scudetto, ma sul piano internazionale non ha un gran pedigree. Sicuramente bravo è Gasperini che media passato e futuro (marcature a uomo senza il libero). Gli manca forse la gestione dei campioni (vedi caso Papu Gomez). Nel complesso è un altro primato che abbiamo perso.
Cucci
Il migliore, Allegri, è in ferie coatte. Conte è solo in ritardo. Pioli ci sta provando. Gasperini deve imparare a “sporcarsi”. Spero che crescano gli Italiano senza perdersi in labirinti tattici.
Polverosi
cristiano ronaldo andrea pirlo
Sì, è ancora così. Non ce lo raccontiamo, è vero. Poi però succede che allenatori come Allegri, Ancelotti, Sarri, Spalletti, lo stesso Mancini che fa il ct, siano fuori dal calcio o dal campionato italiano. Il prossimo scudetto con ogni probabilità sarà vinto da Conte che non è mai arrivato a un quarto di finale di Champions, pur avendo allenato Juve, Inter e Chelsea, lo stesso si dica per gli allenatori delle dirette rivali. Non è una critica, è un dato di fatto. Detto questo, è innegabile che serva un passo avanti anche da parte dei tecnici italiani.
antonio conte
Sconcerti
L’Italia ha ottimi tecnici, ma la nostra forza era soprattutto avere una cultura. Facevamo più o meno una cosa sola, in quel tipo di gioco eravamo i migliori. Oggi siamo sospesi, contaminati, forse anche aggiornati, ma siamo come gli altri, non abbiamo più specifiche. Ci siamo normalizzati. Coverciano non aiuta. Dura poco, è a esclusivo vantaggio degli ex calciatori, non premia le idee, premia il passato degli studenti, si autocelebra. I migliori spesso se ne vanno. Abbiamo fuori dalla serie A Mancini, Ancelotti, Allegri, Spalletti, Sarri, Mazzarri. In serie A solo Conte ha vinto uno scudetto. Dov’è la qualità? E’ scomparsa dieci anni fa con l’arrivo di Guardiola che ci ha costretti a pensare.
sconcerti
5. Si può parlare di problema arbitrale in Europa, in particolare per le nostre squadre?
Beccantini
Premesso che avere due italiani al vertice (Collina, Fifa; Rosetti, Uefa) può indurre qualche arbitro, per paura di sembrare prono, a decisioni penalizzanti, non credo che sia questo il nocciolo della questione. Non vinciamo la Champions dal 2010 (Inter) e la Coppa Uefa-Europa League dal 1999 (Parma). Piuttosto, sono ancora qui che aspetto di sapere dalle cosiddette “autorità preposte” se il rosso a Freuler, in Atalanta-Real, era corretto o no.
Bortolotti
LITE TRA ANTONIO CONTE E ANDREA AGNELLI
Esiste, come sempre a danno dei più deboli e vulnerabili. E’ stata un’illusione pensare che il VAR avrebbe annullato le ingiustizie. Lo sarà quando inventeranno una macchina che agisce da sola, senza l’intervento dell’uomo. Ma allora non sarà più calcio, sarà un videogame.
Cucci
No. Siamo talmente provincializzati che andiamo in Europa portandoci appresso un complesso d’inferiorità che si traduce in continua ricerca di alibi. Il Covid non è solo italiano. Gli stadi sono vuoti per tutti. La Var non è l’Ultima Thule. Eravamo leoni, siamo diventati agnelli sacrificali.
Polverosi
LITE TRA ANTONIO CONTE E ANDREA AGNELLI
Esiste, eccome. In Italia critichiamo i nostri arbitri, ma quando ci affacciamo in Europa succede di peggio.
Sconcerti
No. Il vero problema degli arbitri è che a volte ci fischiano contro. E questo non sappiamo ancora accettarlo. In Italia diamo la colpa alla Juve, all’estero alla scarsa forza politica delle società italiane. E perché dovrebbero avere forza politica? Contro chi? La realtà è che sull’argomento arbitrale, in Italia e all’estero, il vero problema siamo noi.
antonio conte foto mezzelani gmt28 ANTONIO CONTE