DAGOREPORT BY CANDELA - BARBARA D’URSO E IL PROGETTO ARENATO CON URBANO CAIRO - NUOVO SHOW DI PIO E…
LA CORRISPONDENZA DI AMOROSI SENSI TRA CALENDA E MELONI VA A GONFIE VELE – IL LEADER DI AZIONE APPOGGIA LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA TARGATA NORDIO. E, ALLE ACCUSE DEL PD DI ESSERE DIVENTATO “UN’ALTRA GAMBA” DELLA MAGGIORANZA, REPLICA: “NON POTETE RACCONTARE CHE CHI SOSTIENE QUESTA RIFORMA È UN GOLPISTA, È INACCETTABILE” – IL MINISTRO FORZISTA, PAOLO ZANGRILLO, LO CORTEGGIA: “SE NELLA PROSSIMA LEGISLATURA DECIDERÀ DI PASSARE CON IL CENTRODESTRA DARÀ IL SUO APPORTO. E SE POI VOLESSE ENTRARE IN FORZA ITALIA...” – IL DAGOREPORT: LA “SUGGESTIONE” DI GIORGIA È SOSTITUIRE SALVINI CON CALENDA…
DAGOREPORT – LA ''SUGGESTIONE'' DI GIORGIA MELONI SI CHIAMA “SALVIN-EXIT”, ORMAI DIVENTATO IL SUO NEMICO PIU' INTIMO A TEMPO PIENO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027, SOGNA DI LIBERARSI DI CIO' CHE E' RIMASTO DI UNA LEGA ANTI-EU E VANNACCIZZATA PER IMBARCARE AL SUO POSTO AZIONE DI CARLO CALENDA, ORMAI STABILE E FEDELE “FIANCHEGGIATORE” DI PALAZZO CHIGI...
Estratto dell’articolo di Alessandra Arachi per il “Corriere della Sera”
giovanni donzelli giorgia meloni carlo calenda (4)
Anche per la sua posizione sulla riforma della giustizia l’accusa sottesa è stata la solita: Carlo Calenda è un’altra gamba della maggioranza. O anche: è uno di lotta e di governo.
Poco è importato questa volta il lungo intervento che il leader di Azione ha fatto martedì in Senato: dichiarando il suo parere favorevole alla riforma, ha ricordato al Pd che «questa riforma era non solo nelle tesi dell’Ulivo ma anche nella mozione Martina del 2019».
[...] «Si profila un Armageddon per il quale chi vuole attuare questa riforma vuole attuare un golpe antidemocratico», ha tuonato in Aula il leader di Azione. Aggiungendo: «Non potete venire a raccontarmi che chi sostiene questa riforma è un golpista perché questo è inaccettabile».
GIORGIA MELONI E CARLO CALENDA
Ieri più che le accuse di golpismo, a Calenda sono arrivati i complimenti del ministro Paolo Zangrillo: «Lo apprezzo molto, è uno che ragiona sulle cose, ha molte idee vicino alle mie e a quelle del mio partito. Se nella prossima legislatura deciderà di passare con il centrodestra darà il suo apporto. E se poi volesse entrare in Forza Italia...».
L’anno scorso il leader di Azione era stato accusato esplicitamente di essere dalla parte della premier Giorgia Meloni dopo la sua partecipazione ad Atreju, la festa dei giovani di Fratelli d’Italia. Lui si è difeso, allora come adesso.
GIORGIA MELONI E CARLO CALENDA - MEME BY 50 SFUMATURE DI CATTIVERIA
«Meloni l’ho criticata sull’appoggio a Trump, non condivido la sua contrarietà all’abolizione del diritto di veto in Consiglio europeo. Anche su Stellantis non sta facendo niente, idem sulle bollette», dice Calenda, rivendicando però il diritto di poter fare pure il contrario: «Quando condivido Giorgia Meloni glielo dico anche personalmente, ci sentiamo per messaggio anche se ha mille cose da fare, come ho sempre fatto con tutti, anche con i ministri, la stessa cosa facevo con Conte, perché non dovrei farlo?».
Ha fatto diverse cose in sintonia con le opposizioni Calenda, in testa la battaglia per il salario minimo per cui ha messo da parte pure la sua insofferenza per il leader dei Cinque Stelle Giuseppe Conte. Molto rumoroso anche il suo no al Ponte sullo Stretto di Messina, da lui definito una «stupidaggine» e «un’arma di distrazione di massa». [...]
Tanto spesso si è detto pure che voglia essere l’artefice del grande centro. Lui si schermisce, ma poi si lancia nella formazione della squadra: «Se facessi il grande centro chiamerei i partecipanti i “volenterosi” e lo farei con i riformisti come Gentiloni e Gori, con Emma Bonino, ma anche con personalità del centrodestra come Crosetto, Zaia e Giorgetti. Non so come uno come Giorgetti possa stare nella Lega di Salvini e Vannacci. Con Lupi no che è di Comunione e liberazione, con Tajani sì». [...]
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