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    “CR7? NON E’ PIU’ DEBORDANTE COME UNA VOLTA MA SARÀ ANCORA MOLTO UTILE ALLA JUVE” - CAPELLO TORNA A PARLARE DI RONALDO DOPO CHE AL CLUB DI 'SKY' AVEVA DETTO CHE IL PORTOGHESE NON SALTA PIU’L’AVVERSARIO DA 3 ANNI: "CON GLI ANNI QUALCOSA SI PERDE, E’ FATALE. NEL TOGLIERLO SARRI HA MOSTRATO CORAGGIO E HA AVUTO RAGIONE. IO PER VINCERE LO SCUDETTO TOLSI TOTTI CONTRO LA JUVE. NON FU LA FINE DEL MONDO MA QUASI…”


     
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    Maurizio Crosetti per “la Repubblica”

     

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    Fabio Capello, lei un giorno tolse Totti: e poi?

    «E poi si parla, tra persone intelligenti si chiarisce tutto. Francesco quella volta capì che lo avevo levato nell' interesse della squadra, l' unico che conti».

     

    Ma i fuoriclasse sono egocentrici. Ronaldo, più di chiunque.

    «Anche a lui passerà, anche lui capirà».

    Torniamo un momento a Totti: toglierlo dalla Roma, peggio che bestemmiare in chiesa.

    «Stavamo perdendo 0-2 in casa della Juve, finì 2-2 e vincemmo lo scudetto. Totti, mi creda, capì».

    Non fu la fine del mondo.

    «Non proprio la fine del mondo: quasi».

     

    Lei ha detto in tv che Ronaldo non salta l' uomo da tre anni: un po' pesante come giudizio, no?

    «Ma erano tre anni in senso metaforico, non serve Guglielmo Marconi per capirlo».

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    Contro il Milan non sembrava lui.

    «Non è in buone condizioni atletiche, questo l' ha detto Sarri, non io. Un campione dev' essere il primo a capirlo, quando succede. Fino al momento della sostituzione con Dybala, il portoghese era stato oggettivamente tra i peggiori».

     

    Dunque, Ronaldo non salta l' uomo da un po' meno di tre anni: perché?

    «C' entra l' agilità, c' entra il tempo che passa, con gli anni qualcosa si perde, è fatale. Ma altro si acquista: in area, Ronaldo è molto ma molto più forte di prima, un centravanti pazzesco. Il numero uno al mondo».

     

    E all' ala?

    «All' ala, adesso no. Per saltare l' uomo servivano Douglas Costa e Dybala.

    Infatti Sarri ha fatto questa scelta due volte in cinque giorni, e due volte ha vinto: ha avuto coraggio e ha avuto ragione».

    caressa capello sarri caressa capello sarri

    Visto che faccia, Ronaldo, quando è uscito? Se n' è andato subito dallo stadio, come un bambino capriccioso.

    «Quando un giocatore reagisce male a una sostituzione, per prima cosa manca di rispetto ai compagni in panchina, mica all' allenatore: anche loro hanno il diritto di giocare. E il muso bisogna farselo passare».

     

    Qual è la morale della favola?

    «Che il gruppo viene prima dei singoli, non importa chi siano i singoli».

     

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    Esistono gli intoccabili? O, almeno, qualcuno che sarebbe meglio non toccare?

    «Nella storia del calcio, da quando per regolamento esistono le sostituzioni sono stati sostituiti tutti».

    Anche Del Piero alla Juventus, tanto per fare dei nomi.

    «Appunto».

     

    Rivedremo quel Ronaldo là? Il Ronaldo di prima?

    «Guardi, io lo ricordavo debordante, e oggi debordante non è più. Ma sarà ancora molto utile alla Juventus. Soltanto, sarà un Ronaldo diverso, in fase evolutiva. Aveva già cominciato al Real Madrid, spostandosi più dentro l' area».

    Non per nulla, Sarri fin dal primo incontro gli ha proposto di giocare centravanti, ma Ronaldo ha detto che preferisce partire dall' esterno.

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    «Dove si sente più libero, si diverte di più e ha la sensazione di arrivare più facilmente al tiro. Diciamola tutta: in area ha sempre il marcatore incollato al sedere, insomma è più dura. Anche se nessuno al mondo, lo ripeto, dentro quell' area è migliore di Cristiano».

     

    La Juventus saprà gestire questa grana?

    «La grandissima fortuna di Sarri è la rosa incredibile: con un tipo come Douglas Costa in panchina, oppure Dybala, ogni sostituzione può diventare la soluzione».

     

    Lei ha mai conosciuto allenatori masochisti?

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    «Mai, neppure uno. Contro i russi e contro il Milan, Sarri voleva vincere e ha vinto cambiando».

    Dicono che Ronaldo in fondo sia un uomo fragile, l' anno scorso pianse dopo quell' espulsione ingiusta, l' altra sera non ha saputo mascherare la rabbia nemmeno un po'.

    «Non lo so, davvero. Io faccio l' allenatore, non lo psicologo».

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