Valentina Errante per il Messaggero
ACQUA ROMA
«Roma è la situazione che mi preoccupa di più». Il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti traccia un quadro drammatico sull'emergenza idrica. Ma il problema più grande, dice, è quello della Capitale, dove il razionamento dell'acqua sembra inevitabile già da lunedì. Il ministro assicura che Regione, Comune e Acea stanno lavorando per evitare una misura così drastica.
Ma una soluzione sembra lontana, proprio ieri, il Tribunale delle Acque ha bocciato il ricorso della società controllata dal Comune di Roma che, per evitare il razionamento, chiedeva l'annullamento dell'ordinanza con cui la Regione vieta i prelievi nel lago dalla mezzanotte di oggi.
Ma si procede anche sul fronte giudiziario: il sospetto della procura di Civitavecchia è che a Bracciano i prelievi di acqua siano andati avanti oltre i limiti, come previsto in caso di urgenze, a prescindere dallo stato di salute del lago, il cui livello non deve mai scendere sotto un metro e sessantadue centimetri. Quota già sforata.
ACQUA ROMA
I carabinieri del Noe si sono presentati negli uffici di Acea Ato2, titolare della concessione al prelievo, per acquisire la documentazione relativa alla captazione dell'acqua lacustre. Sul registro degli indagati è finita l'azienda e, di conseguenza, il nome del legale rappresentante Paolo Saccani. Le indagini, del procuratore Andrea Vardaro e del pm Delio Spagnolo, però, riguardano tutti i prelievi e, soprattutto, le captazioni abusive, anche da parte di alcuni enti.
LA DECISIONE L'ipotesi del razionamento da ieri è più concreta, dopo la decisione del Tribunale delle acque. Per i giudici, la Regione ha legittimamente bloccato con un'ordinanza il drenaggio ma non per questo, dicono, dovranno essere chiusi i rubinetti nella Capitale. Acea aveva impugnato il provvedimento prospettando «l'impossibilità di effettuare l'inevitabile turnazione nell'erogazione dell'acqua», ma il Tribunale replica che questa misura «appare una conseguenza non imposta in via esclusiva dall'ordinanza».
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Secondo il Tribunale, dovrà essere la società che gestisce il servizio a trovare soluzioni alternative. Si legge nel provvedimento: «Si evince che Acea Ato2 potrà adottare misure compensative per contrastare gli effetti dell'azzeramento del prelievo in contestazione, con ciò volendosi riferire alla possibilità di individuare, eventualmente con l'ausilio di altre autorità competenti in materia, anche altri rimedi purché compatibili con il veduto divieto di prelievo».
L'INCHIESTA Gli esposti dei sindaci e vicesindaci dei comuni che si affacciano sul bacino del lago di Bracciano sono arrivati in procura lo scorso 19 giugno. L'ipotesi da verificare è che il mancato rispetto dell'ecosistema sia imputabile ad Acea. Di fatto, il livello del lago è al minimo storico. Secondo la concessione, la società del Comune può prelevare mille e 100 litri al secondo che, in casi particolari, possono raggiungere i cinquemila litri.
La condizione è però quella di mantenere il livello idrometrico del lago che, secondo le verifiche, attualmente sarebbe sotto di 0,36 centimetri. Adesso, il gruppo tutela ambiente dei carabinieri, coordinato dal colonnello Andrea Mommo, dovrà esaminare i registri sulle captazioni di acqua portati via dagli uffici di via Ostiense, per stabilire se ci sia una responsabilità nella modifica dell'ecosistema.
LAGO DI BRACCIANO
Secondo la denuncia, già in primavera il livello dell'acqua era sceso e, in vista della siccità estiva, i tecnici avrebbero dovuto prevedere lo sforamento dei limiti. Gli accertamenti, però, riguardano tutti i prelievi di acqua e non è escluso che una perizia possa esplorare il fondo del lago per verificare se ci siano estrazioni nascoste.
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