Federico Novella per ''la Verità''
«Quarantena? Non mi piace neanche la parola. E la mia è cominciata prima del virus, ma per altri motivi». Carlo «Carlito» Rossella risponde al telefono dal suo buen retiro di Pavia: il direttore di lungo corso, oggi presidente di Medusa Film, ha una gamba ingessata per via d'una brutta caduta. Ma non ha perso il suo spirito pungente pur avvolto nel garbo. E comunque niente di grave, rispetto a quel che vede accadere sul proscenio politico.
carlo rossella foto di bacco
Da casa si è appassionato alle conferenze stampa da Palazzo Chigi?
«No, il premier non mi piace. Perché fa il Conte senza l'oste. E chi fa il Conte senza l'oste alla fine paga due volte».
E chi sarebbe l'oste?
«Un oste che lo tiene sott' occhio è Mattarella».
E quando arriverà questo conto da pagare?
«Il governo ha già stampata la data di scadenza, come lo yogurt. E francamente non so se mangerà il panettone».
Si augura che non lo mangi?
«Preferirei altre personalità al governo di questo Paese».
Si arruola anche lei tra i fan di Mario Draghi?
«Lui mi andrebbe benissimo, così come tanti altri. Berlusconi e Prodi sono stati dei grattacieli. Conte al massimo è una villetta».
conte casalino
In realtà si legge in giro di un nuovo partito di Conte in fase di gestazione. Diversi ex dc starebbero allestendo persino dei circoli in suo sostegno
«I giornali hanno sempre preso in giro i propri lettori, e lo fanno ancora. Stavolta non sapevano chi pompare, e hanno pompato lui. È successo anche con i suoi predecessori».
Quindi questa ultima trovata degli «Stati generali», questo «Piano di Rinascita» annunciato l'altra sera, non la convince?
«Quanti annunci di "piani di rinascita" ho dovuto ascoltare. Mi ricordo che in America latina, ogni tanto, quando un paese andava a puttane, si alzava uno e annunciava il suo piano di rinascita. Poi non rinasceva niente e nessuno. Ora è così anche in Italia».
È un pretesto per prendere tempo?
«È un modo per trarsi di impaccio in qualche conferenza stampa fastidiosa».
Quindi Conte le ricorda il Sudamerica?
«Altroché. Per la precisione direi il centroamerica. In Sudamerica ci sono i colonnelli, nel Nordamerica i cialtroni, noi ci avviamo a una deriva panamense: un autoritarismo controllato».
carlo rossella
Come fa a dirlo?
«Penso alle parole che ha utilizzato il premier durante questa emergenza sanitaria: "autorizzo", "consento" ma cosa autorizza? Il premier non dovrebbe autorizzare o consentire nulla, ma tener conto che esiste un Parlamento. Le Camere sono state sbarrate per troppo tempo: doveva essere lui a chiederne la riapertura».
Perlomeno ammetterà, da maestro di eleganza, che il premier si fa portatore di un certo stile.
«No, si presenta azzimato da prima comunione, nel vestito carta da zucchero. E quel fazzoletto nel taschino non è charmant».
Che effetto le fa vedere Rocco Casalino a fianco del capo del governo?
«Mi fa sorridere. E sono sorpreso delle sue capacità di salire i gradini del potere. Uno che parte dalla casa del Grande Fratello e arriva a fare il braccio destro del primo ministro: chapeau. È un sintomo dell'Italia di oggi».
Ma lei che è ancora un uomo di potere
«Io non ho poteri. Sono impotente. Non sessualmente, intendo».
Diciamo ex uomo di potere?
«Ho avuto del potere, ma adesso non esercito più».
Insomma, lei che non esercita ma ha esercitato: quali sono i poteri che si celano dietro questo esecutivo?
«Ci sono: italianissimi, ma ben occultati. Conte gode di una grande protezione che è quella del professor Guido Alpa. Lui sì è che potentissimo. Il premier non sarebbe tale senza la sua opera».
prodi berlusconi confronto tv
Si ventila il ritorno dello stato imprenditore, quello che mette i piedi nel capitale delle aziende. Lei che ostenta origini comuniste
«Comunista lo sono ancora nel cuore, anche se poi ho le mie simpatie. Ma attenzione, sono un comunista col rosario. Un vero cattocomunista».
Ma quindi se qualcuno volesse resuscitare l'Iri, lei cosa direbbe?
«Va benissimo: ma bisogna fare un'operazione scientifica, in base a rigorose regole meritocratiche. Mica dobbiamo mettere dentro cani e porci».
Regole meritocratiche? Con quale classe politica?
«Bisogna cercarla con lanternino, ma la gente in gamba in questo Paese c'è ancora. Prima però occorre mandare a casa questo governo il prima possibile. Speriamo che la provvidenza ci faccia questo regalo prima di Natale».
Quale regalo?
«Quello di avere nei posti di responsabilità qualcuno che conosca il territorio, e che abbia presente davvero la miseria che sta montando in questo paese. Vedo un'Italia in clamoroso declino».
E l'Europa con il suo Recovery Fund ci salverà dal declino o ci darà lo spintone finale?
«Ci manderà la troika. Nei confronti dell'Europa non abbiamo avuto vie di mezzo: o siamo stati sprezzanti, o siamo andati col piattino in mano. Lassù non ci amano. Soprattutto adesso».
BERLUSCONI PRODI
E Di Maio agli Esteri?
«Di Maio? Una sola parola: mah Lo scriva così, con tre puntini di sospensione. La Farnesina la conosco bene, e ne stimo profondamente i funzionari. Spero che resti un luogo d'eccellenza nonostante chi la guida».
Quando l'emergenza sarà finita, al bivio tra Usa e Cina da che parte andremo?
«Abbiamo ministri filocinesi come Di Maio, che qualcuno chiama "Di Mao". Altri ministri sono filoamericani. Poi abbiamo la "Russian Lobby". Alla fine rimarremo, come sempre, vaso di coccio tra vasi di ferro».
E lei a quale lobby è affiliato?
«Se potessi, entrerei nella "Merkel Lobby". Una donna straordinariamente intelligente».
Andiamo. Non può dirsi comunista e merkeliano allo stesso tempo.
«La Merkel arriva dalla Repubblica democratica tedesca, e qualcosa sui comunisti l'avrà imparato. Diciamo che abbiamo origini comuni. Anche se i comunisti italiani erano i migliori di tutti».
Da Togliatti a Zingaretti. Cosa resta a sinistra?
«Zingaretti è un tipo onesto, ma è troppo buono. Oggi per fare tremare Conte ci vorrebbe un vecchio comunista con gli artigli, tipo Massimo d'Alema».
MERKEL BERLUSCONI BACIO
A proposito di artigli, Donald Trump si è scontrato con l'esercito per sedare i tumulti.
«Se devo dare una definizione di Trump, direi che è un cazzone».
Anche questo lo scrivo così?
«Un presidente che litiga col Pentagono e che promette l'esercito nelle strade, non sa cos' è l'America e il suo balance of power. Non conosce i fondamentali, perché altrimenti non si comporterebbe così. Spero che a novembre se torni a casa sua».
Ma lei non era filorepubblicano?
«Sì, ma con Bush padre e Bush figlio».
Reagan non avrebbe spedito l'esercito in strada?
«Sì, ma erano altri tempi. E poi lui era un padre della patria, me lo ricordo con l'abito marrone e la camicia gialla: un gran carisma, parlava ai militari con una retorica fantastica».
Comunque se Trump è alla Casa Bianca qualcuno ce l'avrà mandato.
«È stato un voto della pancia dell'America, non della testa. Ma non credo che quel paese abbia intenzione di rieleggerlo. Almeno a sentire i miei amici repubblicani».
Qualcuno sogna il ritorno di Barack Obama, anche se le regole lo vieterebbero.
«Ma tra qualche anno scenderà in campo la moglie Michelle. È una che lavora bene, un'intellettuale. È laureata a Princeton, mica a Camerino».
È lei l'anti-Trump?
«Sarebbe perfetta. Ma Joe Biden darà comunque filo da torcere a Trump, e forse vincerà. Lo chiamano "Sleepy Joe" ma non è poi così sleepy. Non sono molto bravo con le previsioni, non ho mai vinto al totocalcio: ma è una persona perbene».
NICOLA ZINGARETTI E MASSIMO DALEMA
Ha seguito gli intrighi delle intercettazioni di Palamara?
«Sembra di vedere un film di Totò. Comunque non è il primo che cercano tutti al telefono. Detto questo, sicuramente Palamara non è il mio genere, il mio normotipo, diciamo. Insomma non è un personaggio cui darei il portafoglio».
Non la spaventa la cupola correntizia delle toghe?
«Se dovessi spaventarmi per ogni stortura italiana, sarei già stecchito. Però aveva ragione Berlusconi quando denunciava lo strapotere di certa magistratura».
Il Cavaliere sembra il più dialogante con il governo, pur con i suoi distinguo. «
Per me lui rimane sempre un uomo che ha fatto e farà onore a questo Paese. Anzi, lo vedrei ancora bene a Palazzo Chigi».
A 83 anni?
«Ma si sente sempre cinquant' anni in meno di quelli che ha».
Comunque i tempi cambiano, anche sulla stampa. Dicono che persino Repubblica adesso è al servizio dei padroni.
«Non mi faccia parlare di giornali. Non me ne importa niente».
Come: non si sente ancora un po' direttore?
«Ma figuriamoci. Certa gente legge i giornali da ex direttore, io semplicemente da lettore. Altrimenti sarei patetico».