Fabio Savelli per il “Corriere della Sera”
CARLO BONOMI
L'obbligo vaccinale per alcune categorie maggiormente esposte al virus, «come gli insegnanti, i dipendenti della pubblica amministrazione e le forze dell'ordine, pur essendo categorie connotate da un'alta percentuale di vaccinazione», dice Franco Locatelli, coordinatore del Comitato tecnico-scientifico. E «l'ipotesi di una riduzione a 5 mesi dell'intervallo tra la fine del ciclo primario di vaccinazione e la dose booster». C'è un'inevitabile escalation dettata da «un quadro epidemiologico in fase di lieve peggioramento», ha spiegato ieri Silvio Brusaferro, numero uno dell'Istituto superiore di sanità. E lo scenario sfavorevole mette in apprensione le imprese per il rischio di nuove chiusure delle attività economiche.
Vaccino
Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ieri a Firenze ha spinto sull'obbligo di vaccinarsi, scelta appena intrapresa dall'Austria, che diventa un precedente nell'Ue: «È l'unica cosa che ci può mettere al sicuro - ha detto Bonomi -. Dobbiamo avere il coraggio di una riflessione».
La dichiarazione arriva dopo giorni di fibrillazione in cui i rappresentanti delle aziende hanno fatto sentire la loro voce sul territorio, impegnate nella moral suasion sui vertici politici delle regioni del Nord-est dove il numero delle piccole imprese è nutrito e la trasmissibilità del virus più evidente. La strada per l'obbligo per tutti però è lastricata di ostacoli. Avrebbe bisogno di una legge del Parlamento che farebbe leva sulla preminenza dell'interesse collettivo rispetto a quello dell'autodeterminazione individuale.
IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA CARLO BONOMI
Ma andrebbe incontro a difficoltà di applicazione per il sistema di sanzioni: teoricamente potrebbe innescare la risoluzione del rapporto di lavoro. La politica è divisa. Massimiliano Fedriga, presidente della Conferenza delle Regioni, è contrario: «Dovremmo licenziarli tutti?». Come Giovanni Toti, presidente della Liguria: «È inimmaginabile un trattamento sanitario obbligatorio per milioni di persone». Ma Licia Ronzulli, Forza Italia, ne è una sostenitrice: «Serve una più incisiva centralità del vaccino». Idea condivisa da Francesco Boccia (Pd): «Non vedo altra strada. È una disperata rincorsa».
vaccino
La certificazione vaccinale porterebbe al superamento del green pass. Ma ci sono due nodi. Si attende entro novembre il parere dell'Ema sul rilascio definitivo (o meno) dei preparati a Rna messaggero. Ora per i vaccini come Pfizer e Moderna c'è un rilascio condizionato, che potrebbe essere prorogato per un altro anno. Non significa che non siano sicuri. È una procedura standard per tutti i farmaci, soggetti a revisione costante: in questo caso, poiché la tecnologia è innovativa, è stata prevista dopo 12 mesi e non dopo 5 anni.
massimiliano fedriga
E poi c'è un nodo logistico: «Per limitare le libertà individuali che le sanzioni per i no vax determinerebbero occorre che la vaccinazione possa avvenire in un tempo ristretto», spiega Vincenzo Salvatore, of Counsel dello studio BonelliErede. I vaccini disponibili sono 7 milioni. Che servono per le terze dosi. «Se dovessimo decidere subito per l'obbligo le forniture dovrebbero essere superiori. O la compressione di quelle libertà non diventerebbe costituzionalmente accettabile», spiega Salvatore.
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