Giuseppe Scarpa per “la Repubbilca - Edizione Roma”
sergio virtu?
«L'ho fatto per soldi». Le parole sono di Sergio Virtù. Non uno qualsiasi nella mala romana. Autista e guardaspalle di Enrico De Pedis, boss della Banda della Magliana. È lui l'uomo indicato da tre diversi testimoni come uno dei protagonisti del rapimento di Emanuela Orlandi. A tutto ciò si aggiunge l'intercettazione tra Virtù e la sua fidanzata dell'epoca.
È il 20 dicembre del 2009. L'uomo di fiducia di De Pedis capisce di essere in quel momento indagato dai pm. La compagna è spaventata lo chiama al cellulare. Teme che lo possano arrestare. Ecco i principali passaggi della loro conversazione: «Di notte - le dice la donna - ti ho mandato un messaggio, visto che abbiamo parlato, io ancora stavo sveglia, non riuscivo a dormire. Ho guardato internet, questa cosa che mi hai detto tu. Questa Olanda, Olinda». «Orlandi, Orlandi», replica Virtù. «C'è qualcosa di concreto per... » , chiede la compagna. «.......(silenzio, sospira) Bè quando ci vediamo a voce te lo dico. Mo l'hai capito perché cambio sempre i numeri (del cellulare, ndr)?».
EMANUELA ORLANDI
La conversazione prosegue: «Ti assicuro una cosa - sottolinea la compagna - io ti voglio bene. A me non interessa quello che è successo nel tuo passato, nel tuo presente e che succederà nel tuo futuro, questa cosa non...». «Sì per carità purtroppo quando ero giovane - ammette Virtù - stavo in un ambiente un po’ particolare eravamo tutti scapestrati. Però mica che mi pento di quello che ho fatto. Non me pento, te dico la verità, l'ho fatto per soldi e non me ne frega niente de quello che ho fatto».
Poco dopo l'intercettazione Virtù viene interrogato dalla squadra mobile. Gli agenti gli chiedono conto di quelle parole. Di quel discorso sui soldi, sull'Orlandi, sul fatto che avrebbe raccontato alla sua compagna, in privato, e non al telefonino, tutto quello che sapeva sul caso della 15enne scomparsa il 22 giugno del 1983. Questo è ciò che risponde alla polizia e che gli investigatori sintetizzano così: «Nega di essere lui l'uomo che si sente nella telefonata, nonostante fosse a lui riconducibile l'utenza intercettata». Dopodiché non compare agli atti dell'inchiesta una comparazione della sua voce con quello dell'uomo che parla al cellulare con la donna.
emanuela orlandi mirella gregori
Caso chiuso. Come l'inchiesta nel complesso, di fatto poi archiviata nel 2015, nonostante all'interno della procura - tra procuratore capo e aggiunto - ci fossero opinioni differenti. Radicalmente diverse. Un'indagine che Pietro Orlandi e il suo avvocato Laura Sgrò vorrebbero, adesso, che venisse riaperta.
Ma ecco come Sergio Virtù entra nell'indagine. La prima a parlarne è Sabrina Minardi, amante di De Pedis tra il 1982 e il 1984. La Minardi, in una testimonianza resa il 4 giugno 2008 alla polizia, racconta l'episodio in cui lei, dopo il rapimento dell'Orlandi è incaricata di portare la ragazza in Vaticano. Questa la sintesi dell'interrogatorio: «Minardi si recò insieme a De Pedis al Gianicolo, nei pressi dell'omonimo bar, dove vennero raggiunti da tale Sergio (Virtù. Minardi lo riconoscerà in una foto che le verrà mostrata, ndr) a bordo di un'auto Bmw che recava con sé la ragazza (Orlandi, ndr)».
RENATO DE PEDIS
Dopo la Minardi è la volta di Salvatore Sarnataro, padre di Marco morto nel 2007. Sarnataro senior, il primo ottobre 2008, racconta agli investigatori che il figlio gli confessò il rapimento dell'Orlandi su ordine di De Pedis.
Secondo Sarnataro, il figlio con due complici sequestrò Emanuela, la caricò su un Bmw e poi la consegnò a Virtù ai laghetti dell'Eur. Infine il pedinamento. Un'amica di Emanuela, Gabriella, i primi di settembre del 2008, riconosce in un album fotografico che gli viene mostrato dalla polizia (18 foto) Sergio Virtù come l'uomo che toccò il braccio della 15enne dicendo " eccola", pochi giorni prima del rapimento.
EMANUELA ORLANDI emanuela orlandi EMANUELA ORLANDI renato de pedis agguato EMANUELA ORLANDI